Tramite Sky si prospetta una seconda vita sul piccolo schermo per The Suicide Squad - Missione Suicida, che nel 2021 ha fatto parlare di sé principalmente per il suo essere parte del controverso piano distributivo della Warner Bros. che negli Stati Uniti ha fatto uscire tutti i suoi film in quell'anno solare in modalità ibrida, al cinema e contemporaneamente in streaming su HBO Max. Questo sistema ha un po' oscurato tutti i lungometraggi coinvolti, incluso il quinto film di James Gunn che mette in mostra il lato più eccessivo e sgangherato del DC Extended Universe tramite le vicende del team messo in piedi per le missioni suicide. Un team che, proprio per questa sua caratteristica, contribuisce al rendere quello di Gunn il film più riuscito del franchise a oggi, da (ri)scoprire in tutta la sua folle gloria pop e dissacrante. In occasione dell'arrivo on demand su Sky Cinema, ecco i motivi per cui secondo noi è l'apice dell'universo cinematografico DC introdotto nel 2013.
Veri cattivi
La squadra era già stata al centro di Suicide Squad, uscito nel 2016, solo che in quel caso il film stesso, oggetto di dispute creative fra il regista David Ayer e lo studio, edulcorava i personaggi, contraddicendo la battuta di Deadshot quando questi dice "Ricordatevi, noi siamo i cattivi." Un fattore simile non è presente in The Suicide Squad - Missione Suicida, dove ognuno è una vera e propria carogna, in un modo o nell'altro, e la cosa non si limita ai membri del team: non si salva praticamente nessuno in questo folle, spudorato sberleffo nei confronti dei classici film d'azione americani, il cui machismo patriottico viene demolito senza pietà in più punti, principalmente la brillante e disturbante sequenza in cui Bloodsport e Peacemaker fanno a gara a chi ammazza più persone, salvo poi scoprire che hanno sterminato un intero villaggio di innocenti. E la loro mandante, Amanda Waller, è ancora peggio.
The Suicide Squad - Missione Suicida è un fiero dito medio ai blockbuster di serie A
James Gunn
Parte della fama, non interamente buona, del DC Extended Universe, è legata alle numerose divergenze creative fra la Warner e i registi coinvolti: nel caso di Zack Snyder la vicenda si è fatta talmente drammatica che il cineasta molto probabilmente - e a ragione - non lavorerà più con la major, e persino Patty Jenkins, il cui Wonder Woman è tra i film più acclamati del franchise, ha avuto da ridire su alcune decisioni con cui non concordava in toto. E poi è arrivato James Gunn che, forte del successo con la rivale Marvel, è riuscito a ottenere la massima libertà creativa, con due clausole in particolare: carta bianca per uccidere chiunque, e un divieto ai minori per il mercato statunitense. Libero da ogni vincolo, Gunn ha creato un lungometraggio che trasuda il DNA del proprio regista, praticamente una versione ad alto budget delle stramberie che egli era solito inventare per l'indipendente Troma Entertainment. Spudorato, sboccato, esilarante, terrificante, commovente. Una miscela perfettamente letale e irresistibile.
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Un vero lavoro corale
Laddove il film precedente si concentrava su alcuni individui in particolare, il sequel dà il giusto spazio a tutti, anche a chi funge da agnello sacrificale in una sequenza d'apertura che sottolinea fino a che punto ognuno dei membri della squadra sia papabile per una morte orrenda e/o spassosissima. Dall'iconica Harley Quinn ai nuovi arrivati Ratcatcher e Peacemaker, ciascun criminale, anche il più teoricamente ridicolo e inutile, è protagonista di almeno un momento epocale (aumentati esponenzialmente nel caso di Peacemaker, che ora ha la propria serie televisiva), e ognuno di loro è già figura di culto. Basti pensare ai meme che sono nati già con l'uscita del trailer, alla vista del simpaticissimo King Shark, gigantesco squalo antropomorfo che si esprime in modo limitato e ha in originale la voce apparentemente monocorde di Sylvester Stallone.
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Una storia a sé
Dopo la pessima gestione della storyline che Snyder aveva in mente, la Warner ha fatto marcia indietro su come lavorare con i registi del DC Extended Universe, lasciando che ognuno sia libero di muoversi in quel mondo senza per forza collegare tutto a una macrostoria come fa la Marvel. Ne avevamo già avuto i primi suggerimenti in Aquaman e Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn), dove il tessuto connettivo, e qui raggiungiamo l'apice con un racconto che non richiede neanche la visione del film precedente sulla squadra, di cui ricicla solo quattro personaggi e lo fa in modo fresco e divertente, situando il tutto nel suo proprio, deliziosamente sgangherato microcosmo che traduce in immagini ciò che John Ostrander ha fatto nei fumetti.