Altri dieci episodi pieni di intrighi, tradimenti e menzogne. Il dramma si intensifica, come rivela la recensione della seconda e ultima stagione di The Son - Il figlio, di ritorno su Sky Atlantic e in streaming su NOW a partire dal 10 maggio. La serie western con Pierce Brosnan riparte là da dove si era interrotta la prima stagione, con Pete McCullough (Henry Garrett) in catene in una prigione del Messico, dove è stato arrestato mentre cercava di aiutare Maria Garcia (Paola Nuñez). Pete ha favorito la fuga di Maria, unica superstite del ricco clan Garcia, oltre confine per salvarle la vita. A tirar fuori Pete dal carcere interviene suo padre Eli, patriarca dei McCullough, che in cambio esige dal figlio un impegno solenne a non abbandonare più la famiglia.
E la morsa della famiglia si va a stringere non solo intorno a Pete, ma anche a tutti gli altri membri della dinastia McCullough. Mentre Eli fa il bello e il cattivo tempo esercitando il suo potere nel Texas del sud, intorno a lui c'è chi sgomita per entrare nelle sue grazie e chi farebbe di tutto per andarsene per sempre. Con Pete costretto a occuparsi dell'estrazione del petrolio, mentre tutto ciò che vorrebbe è gestire il ranch, il figlio maggiore di Eli, Phineas McCullough (David Wilson Barnes), è altrettanto frustrato. Abile diplomatico e faccendiere, Phineas pensa di meritarsi il ruolo di successore di Eli nell'azienda di famiglia, ma il padre lo ha confinato a Austen auspica per lui una carriera in politica. Quanto alla moglie di Pete, Sally (Jess Weixler), non perdona al marito la fuga extraconiugale, mentre la volitiva figlia della coppia, Jeannie (Sydney Lucas), intuisce la crisi tra i genitori e affronta la questione col padre con schiettezza ogni volta che ne ha l'occasione.
Un'epopea texana tra passato, presente e futuro
The Son traduce in immagini l'epopea narrata nel romanzo del premio Pulitzer Philipp Meyer, la storia fondativa della trasformazione del Texas da stato di allevatori e agricolo a ricco centro industriale dopo la scoperta del petrolio. Per dar respiro alla prospettiva storica, la seconda stagione di The Son torna a utilizzare un puzzle di piani temporali diversi che movimentano la narrazione. La linea temporale principale si svolge nel 1915, con l'anziano Eli McCullough che continua a curare i propri affari con metodi al di fuori della legge mentre preparando il terreno al suo successore. Questa linea si interseca con il passato in cui l'adolescente Eli (Jacob Lofland), dopo essere stato fatto prigioniero dai Comanche nella prima stagione, è stato accolto dalla tribù. Il giovane, che vive in tutto e per tutto come un indiano, ha intrecciato una relazione con una giovane nativa. Un ulteriore piano temporale ci conduce nel 1988, con l'85enne Jeannie, unica erede dei McCullough impegnata a mandare avanti le attività imprenditoriali.
Va detto che, almeno nella prima parte della stagione, i tre piani temporali hanno un peso assai diverso nella storia. Quasi equivalente lo spazio riservato alla storia di Eli anziano e a quella di lui adolescente coi Comanche, mentre il plot dell'anziana Jeannie per ora è molto ridotto, ma le sue interazioni con il dipendente Ulysses, intraprendente immigrato illegale con esperienza di rodeo, preannunciano eventuali snodi narrativi futuri di peso per la vicenda. La figura di Ulysses, lavorante nel ranch dei McCullough dotato di cultura e coscienza di classe, torna a sollevare il problema della rappresentazione delle minoranze, ma nella nuova stagione viene anche approfondita la questione dell'omosessualità di Phineas McCullough, segreto gelosamente custodito visto il machismo imperante in Texas.
Legami di sangue
La centralità di una prospettiva storica, retaggio del romanzo da cui The Son è tratta, rappresenta una fonte di interesse nei confronti della serie. Il razzismo, il movimento migratorio tipico delle terre di confine, l'ascesa sociale attraverso la conquista di potere e ricchezza sembrano stare particolarmente a cuore agli autori dello show. Il personaggio di Pierce Brosnan si è fatto con le proprie mani dopo aver sperimentato in prima persona la violenza e la discriminazione. Ma il tono con cui la narrazione di The Son viene portata avanti, spesso a più a che fare con la soap opera che con una robusta drammaturgia seriale, il che avvicina la serie a un'altra epopea western, stavolta contemporanea, Yellowstone.
La scelta di seguire tanti personaggi allo stesso tempo, che a tratti limita l'approfondimento psicologico, la natura delle interazioni, il modo in cui sono dipinte certe figure femminili e i colpi di scena disseminati nella trama generano una tendenza eccessiva alla drammatizzazione. A controbilanciare questa deriva ci pensa l'interpretazione di Pierce Brosnan del suo patriarca cinico, lapidario, spietato, ma dotato di un senso di amara ironia. Brosnan, unico nome di peso nel cast, si rivela generoso con i suoi partner più giovani valorizzandone le performance ed evitando di rubar loro la scena. L'affiatamento del cast unito al realismo nella messa in scena rendono la serie un prodotto degno di nota.
Conclusioni
La recensione della seconda e ultima stagione di The Son – Il figlio ribadisce pregi e difetti della serie Sky che conserva il suo respiro epico mentre prosegue la narrazione delle vicende della famiglia McCullough. La performance di Pierce Brosnan, carismatica, ma misurata, e il realismo nella rappresentazione rappresentano frecce all'arco di uno show che racconta il mito fondativo del Texas, facendo perdonare perfino qualche eccesso nei toni ai fini di incrementare il pathos.
Perché ci piace
- L'atmosfera western ha sempre il suo fascino.
- Il carisma di Pierce Brosnan brilla circondato da un cast di interessanti comprimari.
- Le figure femminili promettono molto bene...
Cosa non va
- ...ma in una storia dominata da un punto di vista maschile rischiano di non avere lo spazio che meriterebbero.
- Gli snodi della storia risultano prevedibili.