Rayburn Swanson è un ex cacciatore che ha deciso di cambiar vita dopo la nascita di sua figlia Gwen, realizzando una sorta di santuario animalista nella foresta. L'uomo non si è mai ripreso dalla tragedia che cinque anni prima ha sconvolto la sua famiglia: Gwen infatti, in età adolescente, è scomparsa misteriosamente nel nulla e non è mai stata ritrovata. Un'incertezza che ha minato profondamente le certezze dell'uomo, sprofondato nei fiumi dell'alcool, portandolo ad allontanarsi sempre più dalla moglie, ora prossima a risposarsi.
Come vi raccontiamo nella recensione di The Silencing - Senza voce, la comunità è scossa da un drammatico fatto di sangue che riconduce Rayburn nell'incubo. Il corpo di una giovane ragazza è stato infatti rinvenuto nei pressi del lago e Rayburn pensa che possa trattarsi proprio di Gwen, eventualità poi rivelatasi errata. Nel frattempo il nuovo sceriffo Alice Gustafson comincia a indagare sul caso e i sospetti sembrano condurre alla figura di suo fratello minore, affetto da problemi psicologici e comportamentali. La donna di legge e Rayburn si troveranno entrambi a cercare la verità, finendo per scontrarsi tra sospetti e bugie fino alla cattura del vero colpevole.
Nell'oscuro dell'abisso
Quelle musiche inquiete e le acque di una cascata che nascondono un indicibile segreto ci introducono già allo scorrere dei titoli di testa in atmosfere plumbee e torbide, dove la verità si annida nei meandri di passati difficili, con il territorio selvaggio a fare da sfondo alla solitudine di uomini e donne immersi in un limbo. Uomini come animali, alle prese con una caccia selvaggia dove il fato non risparmia niente e nessuno e le colpe vanno pagate con un dazio altrettanto crudele. Pur nelle sue forzature nella costruzione di un intrigo narrativo tale da lasciare fino alla rivelazione finale diversi spunti su come siano andate effettivamente le cose, The Silencing - Senza Voce sa come tenere alta la tensione e gestire le tempistiche, evitando lungaggini o eccessi retorici di sorta in favore di una solidità di intenti tosta al punto giusto.
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Il cuore della tormenta
Il regista belga Robert Pront aveva già convinto pochi anni prima con il precedente, suo esordio, Le Ardenne - Oltre i confini dell'amore (2015), con il quale aveva scatenato paragoni importanti e qui conferma quanto di buono lì realizzato, dando vita a un consapevole film di genere che, senza ricercare la personalità a tutti i costi, trova forza proprio in quelle basi sicure: la contrapposizione tra l'ex cacciatore alcolizzato e la sceriffa con un fratello difficile genera diverse svolte di trama, per poi ritagliarsi la prevista resa dei conti. Resa dei conti una volta tanto non figlia di una classica retorica buonista, ma cattiva al punto giusto, nella migliore ottica dei revenge-movie; l'ora e mezzo di visione è d'altronde pregna di un'opprimente amarezza, che si rispecchia non soltanto nei personaggi ma anche nelle decisioni da questi prese e dai relativi tormenti personali, con un epilogo sospeso che tinge il tutto di ulteriore fascino.
Elementare ma genuino
Un plot semplice che trova appunto nella schiettezza il suo pregio migliore, asciugando quando necessario e lasciando a tratti sgorgare un'emotività trattenuta, sempre e comunque di pari passo alle fasi più drammatiche della vicenda. La foresta dove il pericolo si nasconde dietro ogni albero e si aggira un cacciatore mascherato, ricoperto da una folta pelliccia a richiamare babau ben più sinistri, è l'ideale sparring partner ambientale di questa cittadina canadese dove si colloca una comunità apparentemente chiusa, estranea al dolore altrui ma ora scossa da un evento che ne mette a repentaglio la condivisa quiete. A dar forza a figure spesso corrucciate, alle prese con i relativi demoni e/o scheletri nell'armadio, un solido cast capitanato da Nikolaj Coster-Waldau, conosciuto e apprezzato dal grande pubblico per aver dato volto a Jaime Lannister nell'epopea fantasy de Il trono di spade.
Conclusioni
Un ex-cacciatore redento ma tormentato da una tragedia passata e una donna sceriffo, da poco arrivata in città e con un fratello problematico a carico, si trovano a indagare sul delitto di una giovane ragazza, un caso che riaprirà vecchie ferite e nel quale tutti dovranno fare i conti con i propri demoni. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di The Silencing - Senza voce, ci troviamo davanti ad un mystery thriller dove è l'atmosfera ad avere il sopravvento sulla storia - affascinante ma non avara di forzature - e il suggestivo contesto nelle foreste canadesi e relativo circondario offre il giusto mood per questa vicenda di rimpianti e rimorsi, di scheletri nell'armadio e di altri nella nuda terra, in attesa che il destino faccia il suo corso e l'angelo della vendetta cali sui colpevoli.
Perché ci piace
- Nikolaj Coster-Waldau veste i panni di un personaggio con cui è facile empatizzare.
- Finale meno banale del previsto.
- Atmosfera convincente.
Cosa non va
- Qualche forzatura narrativa qua e là.
- Per quanto godibile, si dimentica in fretta a fine visione.