The Punisher: la serie Netflix è violenta, dark e diversa da quello che ci aspettavamo

The Punisher continua a soffrire degli stessi difetti delle altre serie Netflix/Marvel: fatica a decollare se non dopo diversi episodi e all'inizio sembra avere davvero poco da aggiungere a quanto già visto e detto in passato. Le cose però, con il trascorrere delle prime ore, migliorano notevolmente.

The Punisher: Nicolette Pierini e Jon Bernthal in una scena
The Punisher: Nicolette Pierini e Jon Bernthal in una scena

Prima di parlare della nuova serie con protagonista Jon Bernthal, sarebbe quanto meno d'obbligo tirare le somme della Fase 1 della controparte televisiva del Marvel Cinematic Universe. Perché è vero che dopo la grande e splendida novità della prima serie Netflix sui supereroi Marvel, Daredevil, nessun altro show ha avuto lo stesso impatto e la stessa efficacia, ma è altrettanto vero che il giudizio di pubblico e critica è stato forse più severo di quanto l'intero progetto avrebbe meritato.

Leggi anche: Daredevil: Fuochi incrociati nella parte finale della seconda stagione

Di sicuro alle varie serie non mancano difetti e di certo la stessa Netflix ha commesso alcuni gravi e madornali errori nella gestione delle stesse e nella costruzione di questo universo narrativo complesso e potenzialmente infinito. Eppure mettendo insieme Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage, Iron Fist, The Defenders e ora anche questo The Punisher, non si può non rimanere colpiti davanti all'abilità di aver generato un nuovo filone "supereroistico" coerente e sfaccettato, in cui ogni show ha delle sue caratteristiche ben precise, dei suoi temi e, in fondo, anche un genere cinematografico di partenza differente.

Leggi anche: Da Daredevil a Luke Cage: le diverse anime del Marvel Netflix Universe

Adesso è guerra

The Punisher: Jon Bernthal è Frank Castle
The Punisher: Jon Bernthal è Frank Castle

Per questo The Punisher, che arriverà su Netflix il prossimo venerdì 17 novembre, il riferimento principale sono chiaramente i war movie e in particolare quei film che raccontano di come i veterani cerchino, spesso inutilmente, il loro ruolo nella società dopo essere sopravvissuti agli orrori della guerra. Nel caso di Frank Castle l'unica ragione di vita è la vendetta, e se pensavate che nella seconda stagione di Daredevil il background del suo personaggio fosse stato già ampiamente sviscerato, beh, vi sbagliavate perché nella serie che lo vede protagonista, il Punitore capirà tante nuove cose sul suo passato e sulla tragedia che l'ha colpito. Esatto, ancora una volta.

The Punisher: Ben Barnes in una scena
The Punisher: Ben Barnes in una scena

Che possa piacere o meno questa scelta narrativa alquanto discutibile, l'ossessione per questa vendetta è necessaria per un personaggio del genere, ma il creatore dello show Steve Lightfoot (noto per Hannibal) non si limita a mostrarci soltanto la sua volontà di ripulire dal crimine le strade di New York ma anche i suoi trascorsi da soldato e il suo rapporto con gli ex commilitoni, tra cui il migliore amico Billy Russo (Ben Barnes) ora direttore di una compagnia militare privata. Il risultato finale è quello di un personaggio che ovviamente non è realmente un supereroe, se non nello stesso senso in cui potremmo definire super il Rambo di Sylvester Stallone, e che probabilmente potrà spiazzare alcuni spettatori. O magari affascinarli e convincerli più di quanto hanno fatto gli altri (veri) supereroi Netflix.

Leggi anche: Rambo e Sylvester Stallone: 10 cose che (forse) non sapete sul suo guerriero riluttante

"Non ho amici tra i civili"

The Punisher: Ebon Moss-Bachrach in una foto della serie
The Punisher: Ebon Moss-Bachrach in una foto della serie

Ma se Rambo era fondamentalmente un uomo solo che continuava a combattere la sua personalissima guerra, Frank Castle qui è accompagnato da Micro (il convincente Ebon Moss-Bachrach), un ex analista della National Security Agency, fintosi morto e quindi impossibilitato a contattare la propria famiglia. È proprio questo motivo ad avvicinarlo al Punitore e a spingerlo a condividere i suoi sanguinosi ideali di vendetta, ma sono proprio le differenze tra i due e questa collaborazione "forzata" a rappresentare alcuni dei momenti più riusciti dello show. Va detto che i personaggi secondari non mancano e sono quasi tutti ben caratterizzati (in primis la Dinah Madan di Amber Rose Revah), ma quando il protagonista non è su schermo la sua assenza si fa sentire e tanto.

The Punisher: una scena d'azione della prima stagione
The Punisher: una scena d'azione della prima stagione

Purtroppo però anche questo The Punisher continua a soffrire degli stessi difetti delle altre serie Netflix/Marvel: fatica a decollare se non dopo diversi episodi, soprattutto per la sua natura poco dinamica, e all'inizio sembra avere davvero poco da aggiungere a quanto già visto e detto in passato. Le cose migliorano, notevolmente, con il trascorrere delle primissime ore, ma probabilmente anche qui, come negli altri show, un numero minore di episodi avrebbe davvero fatto la differenza tra una serie (più che) discreta ed un vero e proprio gioiello. Per il resto, ovviamente, la fanno da padrone la violenza, alcune sequenze d'azione davvero impressionanti e brillantemente dirette ed una performance stellare da parte di Bernthal, veramente perfetto sia come Frank Castle che come Punisher. Un attore ormai "condannato" ad essere ricordato per questo ruolo per il resto della sua carriera, ma probabilmente non è poi questa gran punizione.

Movieplayer.it

3.5/5