Altro che "sciogli i tuoi capelli". La principessa nella torre più alta c'è. Il vestito da sposa pure. I capelli li ha lunghi, ma non se ne sta con le mani in mano ad aspettare che qualcuno la salvi. Anche perché attorno ai polsi ha delle manette e, se vuole sopravvivere ai due bruti che le saltano addosso, deve trovare il modo di liberarsene. Non ce lo aspettavamo nemmeno noi, ma la recensione di The Princess sarà parecchio esaltata. Il film di Le-Van Kiet con protagonista Joey King, dal primo luglio su Disney+, è uno dei più sorprendenti della stagione.
Primogenita di un re con due figlie femmine a cui non ha mai pensato di lasciare il regno, La Principessa in segreto, fin da molto piccola, alle lezioni di buone maniere ha accompagnato quelle di arti marziali e uso della spada grazie agli insegnamenti dell'amica e mentore Linh (Veronica Ngo). Quando si rifiuta di sposare Julius (un Dominic Cooper che si diverte a fare il ruolo dello psicopatico), viene rinchiusa e sedata, in attesa di essere portata di forza all'altare.
Julius, suo padre, tutti gli uomini che provano a trascinarla non hanno fatto i conti con la sua forza di volontà: dietro quella faccia innocente c'è uno spirito indomabile, pronto a ribellarsi a colpi di lama, calci, pugni, sassi, ogni oggetto contundente possibile. Nessuno può mettere la Principessa in un angolo. Figuriamoci nella torre più alta del castello.
The Princess: tra Bruce Lee e Kill Bill
Il regista vietnamita Le-Van Kiet viene dal cinema di arti marziali e ha un gusto particolare per l'horror. Si vede. La sua protagonista Joey King avrà anche la faccia più dolce del mondo, ma questo non le impedisce di strapparsi il vestito a mani nude e imbrattarlo sempre più di sangue mano a mano che il film procede (come succede alla canotta bianca di Bruce Willis in Die Hard).
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Gettandosi definitivamente alle spalle il modello "principessa Disney vecchia scuola", The Princess è molto più vicino a film come Kill Bill e John Wick. Anche se forse il riferimento più evidente è L'ultimo combattimento di Chen, pellicola di culto con Bruce Lee. Costruito come un videogioco, The Princess è ambientato nel castello per quasi tutta la sua durata, con la protagonista che cerca di liberarsi partendo dalla torre più alta e scendendo fino alle segrete del castello. Lasciando una scia di sangue a ogni livello.
L'azione è frenetica e veloce, Joey King ha fatto un ottimo lavoro su corpo e coreografie: il divertimento è assicurato. Tra un pugno e una fuga acrobatica, The Princess ha però anche il tempo di mettere in chiaro cose che oggi diamo per scontate ma che - la recente decisione della Corte Suprema americana sull'aborto ne è un esempio triste e lampante - non bisogna mai smettere di difendere.
The Princess: libera principessa in libero regno
La protagonista del film vuole decidere per sé: non è disposta né a sposare il primo invasore che capita, né a sentirsi dire dai genitori che la sua massima aspirazione nella vita sia il matrimonio. La principessa vuole, giustamente, decidere del proprio corpo e difendere quello della sorella più piccola: quando Julius minaccia di sposare lei se non cambierà idea, la sua rabbia diventa ancora più forte.
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E proprio la rabbia è il motore di questo film: una rabbia che, se ben indirizzata, può portare al cambiamento. Un sentimento che, non a caso, quando è associato al maschile è spesso una virtù, mentre quando infiamma le guance di una donna è brutta, sgradevole, isterica. La principessa non se ne cura e la trasforma nella sua forza. E il film non è più gentile con lei per questo: se la guadagna con le unghie e con i denti questa autonomia, prendendo tanti colpi, rischiando a ogni passo. Non siamo di fronte a uno di quei film in cui alla protagonista viene dato l'aiuto o concesso un occhio di riguardo. C'è tanto sangue e sudore in The Princess. Regali, ma sempre fluidi corporei.
The Princess: viva la fluidità al cinema
Il regista Le-Van Kiet ama i film di Rambo, Commando con Arnold Schwarzenegger, Alien: tutti i film in cui la drammaturgia è scritta nel corpo dei protagonisti. Se fino a venti anni fa questo genere era considerato sopratutto "maschile", oggi, per fortuna, non è più così. Non diremo infatti che The Princess è "cinema action al femminile". È cinema action. Punto. Girato e coreografato bene. Per fortuna oggi generi e stili si mescolano e abbiamo finalmente ampliato i nostri orizzonti rispetto ai "film da maschi" e "film da femmine". Una pellicola come The Princess è destinata a tutti, in particolare a chi ha fame d'azione e di botte da orbi sullo schermo. La protagonista di questo film non è "una donna che si comporta da uomo", ma un personaggio che lotta per la propria autodeterminazione, che dovrebbe essere qualcosa in cui si possono identificare tutti.
Detto questo, The Princess non ha poi chissà quali ambizioni e per questo funziona così bene: nella sua meccanica da videogioco, con il mostro sempre più grande a fine livello (ovvero a ogni piano del castello), è un grande giocattolo, una corsa folle da godersi senza troppe pretese. Dura anche 94 minuti, un formato ormai quasi impensabile per i film di intrattenimento. E quindi sì: dalla torre più alta fino alle segrete, all'ultimo sangue.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di The Princess, il film di Le-Van Kiet con Joey King è una corsa folle e breve (94 minuti di pura adrenalina), che non ha troppe pretese se non intrattenere, guardando a modelli come i film con Bruce Lee, Kill Bill e John Wick. Il fatto che la protagonista sia una principessa che rifiuta di sposarsi e per questo deve combattere per salvarsi la vita offre una facile riflessione sulla condizione delle donne oggi, ma ci troviamo di fronte sopratutto a una pellicola di puro intrattenimento, che fa bene il suo lavoro.
Perché ci piace
- La struttura quasi da videogioco del film.
- La protagonista Joey King.
- I combattimenti ben girati da Le-Van Kiet.
- La breve durata.
Cosa non va
- Chi non ama il "cinema di menare" forse potrebbe annoiarsi.