Chiunque, da cinefilo, sia stato sul set di un film, conosce quell'atmosfera unica che si respira, quel senso di incanto, di magico, legato al veder nascere un'opera d'arte. E' vero, potreste obiettare che quello che diciamo non è applicabile a tutti i film in lavorazione, ma vi possiamo assicurare che quando quella magia c'è, si sente. E negli Aardman Studios si sente eccome!
Lo si percepisce dalla serenità tipica di chi fa ciò che ama, dalla sicurezza di chi è perfettamente conscio dei suoi mezzi, dalla professionalità così spiccata da emergere in ogni dettaglio, che sia una scenografia centrale nell'economia del film o una sfumatura apprezzabile solo in una manciata di fotogrammi. E' il grande meccanismo dell'arte in tutto il suo splendore... Ma fuso con quella sana dose di artigianato che non può mancare su un set.
Eh sì, perchè seppur si tratti di cinema d'animazione, il cuore del lavoro targato Aardman, quello che ha reso gli studi di Bristol tra i migliori al mondo nel settore, ha più punti di contatto con il cinema live action di quanto ci si aspetterebbe: attiva dal 1976 ed alle prese con ogni forma di animazione, la Aardman Animations si è imposta alla luce della ribalta con i suoi lavori in stop motion che, a differenza di altre forme di animazione tradizionale, si avvale per sua natura di set costruiti per intero, modellini realizzati con infinita cura ed impreziositi da costumi dettagliatissimi, illuminazione di stampo cinematografico e tanta, tanta pazienza per modellare per 24 volte per ogni secondo di film gli incantevoli personaggi da loro creati.
Quella di casa Aardman è una tecnica denominata claymation, basata su modelli di plastilina e perfezionata nel corso degli anni, dai primi incantevoli cortometraggi di Wallace & Gromit fino ai lungometraggi dell'ultimo decennio, da Galline in fuga del 2000, passando per l'adorabile Wallace & Gromit - La maledizione del coniglio mannaro, fino ad approdare al prossimo ed attesissimo The Pirates! Band of Misfits.
Due sono i concetti chiave dell'ultima frase che abbiamo scritto: perfezionare ed attesa. Il primo è intrinseco al lavoro della Aardman e l'abbiamo percepito nel corso di tutta la nostra visita agli studi di Bristol. Perfezionare, migliorare, spingersi sempre più avanti, è la base dei lavoro dei grandi artisti ed è la base del lavoro fatto su Pirates.
Cominciamo dai modelli, non più di plastilina (che nel corso dei lavori precedenti aveva dato problemi legati al calore), ma di silicone. Dotati, se possibile, di una cura ed un livello di dettaglio superiori al passato, grazie proprio al nuovo materiale usato, ma anche alla incredibile varietà e creatività che caratterizza i personaggi del film. La solita mobilità li contraddistingue, permettendo agli animatori di dar loro vita e brio senza particolari limitazioni, ma un'evoluzione c'è stata anche a livello di funzionalità, perchè i nuovi modelli pensati per Pirates! hanno un sistema di applicazione magnetica della bocca, che permette a chi lavora ad una scena di modellare espressione e movimento delle labbra semplicemente sostituendo un pezzo con un altro, secondo le indicazioni di chi, in fase preliminare, ne ha dettagliato la modifica frame per frame per adattarla al dialogo preregistrato (per dare un'idea della gamma espressiva, il personaggio del Capitano ha 240 distinti pezzi per animare la bocca; ed il totale, conteggiando tutti i personaggi, è di 8000!).
E' un nuovo sistema che velocizza il lavoro degli animatori (già così limitato ad un paio di secondi di girato al giorno), ma che come contropartita ha una perdita di creatività richiesta. E' per questo che è stato mantenuta una parte in plastilina, quella delle sopracciglia, per consentire ai singoli animatori di aggiungere quel tocco personale e creativo che ogni artista ha bisogno di esprimere.
Ce lo ha confermato Julia Peguet, che abbiamo visto al lavoro sull'ingresso del galeone pirata in Bloody Island ed in particolare sull'animazione del Capitano e del Pirata con la sciarpa. "I nuovi modelli sono fantastici, ci permettono qualunque movimento, ma noi animatori amiamo manipolare la plastilina e siamo contenti di avere ancora alcuni dettagli che possiamo modellare come preferiamo."
Quello degli animatori è un lavoro fatto di incredibile pazienza: spostare di qualche millimetro, scattare (due volte, per le due lenti necessarie al 3D), aggiungere il blue screen (dove nel caso specifico sarebbe stata aggiunta la nebbia digitalmente), scattare altre due volte. Il tutto senza mai perdere di vista storyboard, animatic (storyboard animati) ed un impagabile filmato in cui lei stessa ed il regista Peter Lord interpretavano lo scambio di battute per poter avere un riferimento reale di due persone che pronunciavano le stesse frasi, con quello che comporta in termini di movimento di bocca, del corpo, di occhi e sopracciglia.
La nave, che abbiamo avuto la fortuna di vedere da vicino, è spettacolare. Curata, rifinita, reale con gli oltre 44mila pezzi che la compongono. Ma non è da meno l'intero set di Blood Island dove abbiamo visto in via di realizzazione una delle sequenze finali della pellicola. Spicca come sempre l'incredibile livello del dettaglio e la varietà nei fondali e negli altri oggetti di scena (d'altra parte parliamo di oltre 200mila props, 400mila monete d'oro per la stanza del tesoro della Regina Vittoria), ma anche la fantasia e l'ironia che li rende unici ed inimitabili. E' un aspetto che si tocca con mano (in senso figurato) trovandosi al cospetto dei set costruiti, ma che traspare anche nelle stanze degli scenografi, ammirando bozzetti, illustrazioni e modelli in scala di quanto poi è stato (o sarà) realizzato per il film.
Sì, perchè non tutto era ancora pronto: con vari mesi di lavorazione ancora a disposizione, c'erano molti aspetti del film ancora in fase di preparazione. Uno di questi era l'imponente nave che sarà realizzata solo in CGI perchè il modello in scala sarebbe dovuto essere lungo 36 metri.
Ma è inevitabile quando si mette in piedi un film che è a tutti gli effetti un vero e proprio kolossal, per numeri, dettagli, varietà ed imponenza di fondali, ricchezza dei personaggi e, perchè no, effetti speciali. Come per un film live action, ci sono cose che non si possono riprodurre materialmente in scena e quindi, oltre ai normali interventi digitali di pulizia, si è intervenuti con la Computer Graphics. Se gli interventi ordinari sono stati necessari per rimuovere i supporti indispensabili per sorreggere i personaggi nei fotogrammi in cui sono sospesi in aria o in equilibrio precario, oltre che per cancellare le linee di demarcazione delle bocche rimovibili (ma a differenza di quanto fatto per Galline in fuga si è deciso di non cancellare le impronte degli animatori dai modelli, una soluzione che non aveva soddisfato la produzione nel lavoro del 2000), straordinario è stato quanto fatto per ricreare digitalmente il mare su cui si sarebbero mosse le navi.
Vero e proprio incubo di Peter Lord fin dall'inizio della lavorazione, come ci racconta l'Head of Communications Aardman Arthur Sheriff, il risultato è poi stato talmente realistico e riuscito da rendere necessaria qualche modifica per evitare che gli oggetti realizzati con lo stile classico degli studi di Bristol apparissero fuori luogo.
Nel nostro excursus non possiamo trascurare la storia, unico punto di forza necessario per fare il salto da un comune blockbuster ad un vero e proprio classico, come in campo simile ci ha insegnato la Pixar negli ultimi anni. Pirates! è il primo lavoro Aardman ad essere tratto da opere preesistenti, nel caso specifico la serie di romanzi dell'inglese Gideon Dafoe, chiamato a curare anche la sceneggiatura del film, assicurando quindi una fedeltà tematica all'opera scritta. Il contributo di Dafoe, al suo primo script per il cinema, è pervaso della tipica ironia britannica e da una freschezza che completa l'esperienza del regista Peter Lord. I suoi sono pirati inutili, diversi dall'immagine solita che ne ha dato il cinema, ed il film è in definitiva una commedia che li vede come protagonisti.
E si tratta di personaggi vivaci, arricchiti da quello che oggi è sempre più un valore aggiunto per i film d'animazione: le voci dei doppiatori.
Hugh Grant è il capitano pirata, il novello hobbit Martin Freeman è il fantastico Pirate with a Scarf (pirata con la sciarpa), Imelda Staunton è la Regina Vittoria, ma al loro fianco ci sono nomi come Brendan Gleeson, Jeremy Piven, Salma Hayek, Ashley Jensen e, non per ultimo, David Tennant a dar voce ad un incantevole Charles Darwin.
Avevamo parlato, però, di due concetti ed il secondo è l'attesa. Un'attesa che pervade l'intera lavorazione, che dura cinque anni (quattro dopo aver ultimato la sceneggiatura) e che fotogramma dopo fotogramma aumenta sempre di più, perchè "l'eccitazione aumenta invece di diminuire ed ogni volta che vediamo un fotogramma è qualcosa di magico", ci spiega Sheriff.
Un'attesa che parte dal cuore della Aardman Animations e si trasferisce al suo pubblico, che dovrà aspettare fino alla prossima primavera per ammirare le folli gesta di questi nuovi pirati cinematografici, assaporando nel frattempo l'altra nuova fatica degli studi, la prima in CGI, Arthur Christmas: il figlio di Babbo Natale (leggi la nostra presentazione del film) che sarà nelle sale a fine anno.