Luca Vecchi, Matteo Corodini, Luigi Di Capua. Per il momento questi tre nomi sono noti soprattutto al pubblico più giovane appassionato di webseries, per intenderci, a chi bazzica su YouTube per fruire di nuovi contenuti video gratis. A breve, però, le cose potrebbero cambiare. I The Pills stanno per fare il debutto sul grande schermo con Sempre meglio che lavorare, un titolo che è già una garanzia. E proprio il titolo del loro primo segretissimo lungometraggio è al centro di un piccolo mistero. Prima dell'inaugurazione di Lucca Comics & Games, a Lucca erano apparsi i manifesti del film con il titolo originale del film, Mezzogiorno meno un quarto. Ora che la manifestazione sta per concludersi, il titolo è mutato in Sempre meglio che lavorare. "Mezzogiorno meno un quarto faceva riferimento all'orario in cui ci alziamo. Questo titolo è ancora più chiaro" spiega Matteo Corodini. "Il vero motivo per cui è stato cambiato non lo sappiamo neanche noi. Sarà un problema di marketing. Probabilmente il precedente titolo era più velleitario. Però ci piace cambiare titolo, continueremo a farlo ancora".
La maledizione degli Youtubers
Un incontro con i The Pills è un'esperienza unica. I tre giovani romani esercitano l'arte dello humor sparando battute a raffica, rubandosi la parola a vicenda e schernendosi nonostante i numeri sul web parlino chiaro. Il pubblico ama il loro lavoro e anche se non raggiungono la fama degli youtubers teen come Favij, Clapis e Zoda, la loro webseries è cliccatissima. Per definire il loro genere di umorismo sono stati scomodati paragoni illustri con il Nanni Moretti di Ecce bombo e l'approdo di The Pills su Italia Uno ha contribuito ad ampliare il bacino di spettatori, ma Luca Vecchi, Matteo Corodini e Luigi Di Capua non sembrano essersi montati la testa. Mentre Luigi approfitta di una presa sul palco per ricaricare l'iphone, i due compagni d'avventura riflettono su come i precedenti tentativi di portare le webseries al cinema siano risultati fallimentari. Principale bersaglio delle critiche è il recente Game Therapy, che vede protagonisti gli Youtubers più celebri del momento. Dopo aver ampiamente ironizzato sul talento (assente) di Favij e Federico Clapis, Luigi Di Capua ammonisce il pubblico: "Sparare a zero su Game Therapy non è corretto. Non potete parlar male di qualcosa che non avete visto, quindi andate a vederlo e poi parlatene male". Matteo Corodini si dissocia scherzosamente dal parere dei colleghi: "Troppe critiche. Favij ha un bellissimo personaggio e io sono un suo grande fan. E' un vero nerd, di quelli che preferiscono giocare in rete piuttosto che fare sesso".
Webseries forever
Tra una battuta e l'altra, appare chiaro che la vera missione dei The Pills è quella di non parlare del film in arrivo in sala a gennaio. O di farlo depistando pubblico e stampa. I tre autori preferiscono rimanere sul vago spiegando: "The Pills tratta temi comuni a tutti. Il film farà lo stesso. Quest'anno è successa una cosa brutta. Due di noi hanno superato i trent'anni e sono entrati in crisi. Il nostro film è un'antologia che spiega cosa fare quando si ha trent'anni. Avendo alle spalle una produzione, è ovvio che non potevamo improvvisare un film intero perciò abbiamo cercato di conservare la nostra spontaneità incanalandola in un film ben strutturato. Non volevamo rischiare". Sulla presenza di battute scomode, troppo volgari o a rischio epurazione, Luca Vecchi ribatte scherzosamente: "Per il nostro esordio avevamo cercato di fondere due generi. Volevamo fare un film che somigliasse in parte ai lavori della Pixar e in parte a un torture porn fondendo questi due registri diversi". Matteo Corodini lo interrompe, scatenando l'ilarità del pubblico: "Il nostro modello di riferimento è Titanic, ma ambientato a Roma nel 2015. Seriamente, potrei citare Santa Maradona". Vecchi conclude: "La spara forte, così il pubblico è contento. Poi magari vedranno il film e penseranno che sia uguale a Game therapy." I tre ragazzi ci tengono, però, a mettere in chiaro una cosa: "Siamo stupidi, ma con equilibrio. Circola il mito della Rai che mette bocca sulle scelte degli autori, ma non è vero. Nel nostro caso, se il film sarà brutto sarà solo colpa nostra. Non possiamo dare la colpa ai produttori perché abbiamo fatto tutto noi".
Una star coi The Pills
Arriva il momento di visionare la prima clip di Sempre meglio che lavorare, clip che contiene una scena mostrata in anteprima assoluta. La scena contiene un dialogo nonsense tra un'anziana donna e un uomo, entrambi seduti al un tavolo. L'uomo si rivolge a lei in inglese, mentre l'anziana risponde in italiano parlando di tutt'altro e dimostrando di non aver capito niente. Un boato accoglie l'inquadratura in cui viene svelata l'identità della star internazionale coinvolta nel progetto: si tratta di Giancarlo Esposito, interprete di Breaking Bad e C'era una volta. "Giancarlo Esposito è stato sul set con noi un giorno. Ha girato le sue scene, ma il problema è che parlava molto piano. E' un attore di metodo, ama interiorizzare, ma noi non sentivamo niente. Il nostro sogno, però, era Jean-Claude Van Damme. Abbiamo fatto pazzie per avere Van Damme, ma non ci siamo riusciti. Voleva 200.000 euro perciò, anche se siamo suoi fan, gli abbiamo detto di no". In questo proliferare di testosterone, viene spontaneo chiedere ai The Pills se c'è spazio anche per una presenza femminile. Matteo Corodini ammette che "nella prima stesura dello script le donne non esistevano proprio. Il produttore si è lamentato e abbiamo deciso di inserire un personaggio femminile diverso dal solito. Volevamo una ragazza normale, un bel personaggio, non una modella o una che se la tira. Nei film di Pieraccioni è pieno di strafighe che alla fine decidono di mettersi con lui. Ma perché? Noi volevamo qualcosa di più realistico". Adesso che stanno per approdare al cinema, quali sono i progetti futuri dei The Pills? "Anche se il nostro film andrà bene, non abbandoneremo il web. A breve faremo uscire una nuova serie di video. Ci siamo fermati solo per lavorare al film. Il nostro sogno è di continuare a fare The Pills su internet gratis. Oppure di farlo in teatro in Giappone".