New Orleans è la capitale indiscussa delle streghe, almeno secondo gli showrunner di American Horror Story: Coven e The Originals. Lo spinoff di The Vampire Diaries, su Mya in prima assoluta dal 9 febbraio, parte immensamente favorito dalle preziose location, ma a parte l'evidente vantaggio di un'estetica suggestiva, lo show non sembrava offrire molto di più. Questa, almeno, la prima impressione dopo la visione del backdoor pilot integrato nella quarta stagione della serie madre.
Con il pilota editato e le puntate successive The Originals si fa più convincente: l'ibrido licantropo-succhiasangue Niklaus Mikaelson e i suoi fratelli, i primi vampiri Rebekah e Elijah (in italiano Elia), si ristabiliscono nella Louisiana dopo un secolo di latitanza. Klaus, a cui mille anni di vita non sono serviti a sviluppare un'ombra di maturità emotiva, è il solito Klaus insicuro e paranoico e la rivelazione che il suo pupillo, il vampiro Marcel, è ancora vivo e ha assunto il controllo della città ne scatena ira e gelosia.
The Originals parte con premesse limpide e prevedibili: Klaus rivuole il potere sul regno da lui fondato, e per il quale ricorrerà alla sua rodata arte manipolatoria. Marcel è un eccellente emulo del suo sire, ne riconosce trucchi, lusinghe e minacce dietro sorrisi e pacche sulle spalle, e sa ricorrere ai medesimi metodi. Dal suo creatore ha imparato a sfruttare l'alleanza con una strega potente, Davina. Un rito abortito l'ha resa una Suprema reclusa e visionaria invisa alle sorelle. Completano il quadro Hayley - la licantropa ingravidata dall'ibrido che porta in grembo la depositaria di una profezia catastrofica -, una torma di streghe incazzate - tra cui l'ex amante creola di uno degli Originali - e i Mikaelson, da secoli ammorbati dalla presenza ingombrante e ossessiva del fratellastro che fa fuori tutti i fidanzati di Rebekah e tutti gli alleati di Elijah. Il pilota è girato quasi interamente nel quartiere francese di New Orleans (solo pochi esterni sono stati completati in Georgia) e, come accennato, una città di tale magnetismo è in grado di donare un'aura magica a qualunque ripresa: ogni casa coloniale, ogni chiesa, ogni strada piena di musica, pure il cimitero (il Lafayette) dove si incontrano le streghe, trasuda un calore avvolgente.
Joseph Morgan - instancabile nel rifilare ai suoi interlocutori accuse di tradimento con accento britannico invidiabile - sa bene che l'apparente debolezza del suo personaggio, condannato a ripetere sempre gli stessi errori, è in realtà la sua forza: in The Originals l'ibrido reitera paranoie e invettive ripetute in The Vampire Diaries, ed è esattamente quello che gli spettatori si aspettano e non si stancano mai di vedere. Ossessionato dal controllo, quando prova a non incorrere negli stessi errori finisce sempre per spazientirsi e spezzare il collo a qualcuno. I fratelli che ne subiscono le angherie e le recriminazioni cedono regolarmente alla compulsione di cospirare davvero contro di lui, consapevoli che l'immortalità suggellerà eternamente il ciclo di accuse-tradimento-perdono. Julie Plec, matrona dello show, gli sta devolvendo l'anima (abbandonando The Vampire Diaries a un destino di desolazione diegetica), tanto che la qualità dell'intreccio è molto al di sopra delle aspettative. I propositi di sfruttare la figlia non ancora nata per crearsi un esercito di ibridi - e una nuova famiglia - di Klaus rimangono sospesi in attesa che Hayley partorisca, mentre vengono alla luce profezie foriere di morte che spingono le streghe a meditare il sacrificio della bimba. Il covo cospira anche contro Marcel, che ne limita l'esercizio della magia, e Davina è perseguitata dalle visioni di una figura dal passato degli Originali bramosa di vendetta voodoo. Anche Klaus, combattuto tra risentimento e affezione, complotta contro il re di New Orleans, e Rebekah oscilla similmente tra attrazione e repulsione per l'attraente vampiro; neppure Elijah sfugge a una passione scomoda, quella per l'ex amante incinta del consanguineo.
Le storyline sono ben collegate, con un'efficienza che la serie madre oggi può solo sognarsi. Klaus e Marcel sembrano davvero amici di lunga data (perché lo sono i loro interpreti Morgan e Charles Michael Davis), mentre il circolo vizioso di pugnalate alle spalle e recriminazioni dei Mikaelson evoca verosimilmente quello di tante famiglie disfunzionali (con meno morti ammazzati): senza picchi di rilievo - di regia, interpretazione o sceneggiatura, eccezione fatta per il già menzionato setting - The Originals è comunque il risultato sorprendente di un buon lavoro, soprattutto paragonato ad altre produzioni di CW impermeabili alla coerenza narrativa e agli attori in grado di recitare. The Originals è destinata a migliorare sensibilmente o peggiorare drasticamente in coincidenza della nascita miracolosa; auspichiamo un progresso, almeno il sacrificio di The Vampire Diaries non sarà stato vano.