The Old Man è davvero una spy story di pregio che sta impreziosendo da qualche settimana il catalogo Star di Disney+ ogni mercoledì con un nuovo episodio. Già rinnovata per una seconda stagione e basata sull'omonimo romanzo bestseller di Thomas Perry, The Old Man racconta la storia di Dan Chase (Jeff Bridges) che, scappato dalla CIA decenni fa, vive nell'ombra da allora. Quando un sicario cerca di ucciderlo, l'ex agente oramai anziano capisce che per mettere al sicuro il proprio futuro deve riconciliarsi con il passato. Altro interprete carismatico dello show è John Lithgow nei panni dell'Assistente del Direttore FBI al Controspionaggio Harold Harper, che conosce Chase dai tempi della guerra Russo-Afghana, e che lavora con l'agente della CIA Raymond Waters (E.J. Bonilla), con cui spesso si trova a scontrarsi, e con il sicario Julian Carson (Gbenga Akinnagbe), assunto da Harper per uccidere Chase.
Abbiamo incontrato su Zoom questi ultimi due ed ecco cosa ci hanno raccontato dell'esperienza sul set con due attori mastodontici come Bridges e Lithgow.
Una spy story diversa dalle altre
The Old Man è diversa dalle altre spy story, ma perché? Gbenga Akinnagbe ha avuto la fortuna di lavorare a molti progetti interessanti: "Questo però è stata un'ottima combinazione di scrittura, cast e visione d'insieme del progetto. Non avevo mai lavorato con Jeff Bridges ed è un'enorme soddisfazione! Davvero un cast senza precedenti, amo John Lithgow e gli dirò della mia cotta! (ride)". Gli fa eco E.J. Bonilla: "Amo John ma non diteglielo (ride). Mia madre ha una cotta per Jeff Bridges ed è solo per questo che ho accettato questo progetto (ride). Tornando seri, la differenza sta nel tempo e nella pazienza. FX ci ha chiesto di dare tempo e spazio al network per fare tutto al meglio. Di solito chiedono di ottimizzare i tempi per concludere il lavoro al più presto, veloce è meglio. In questo caso mi sembrava di girare un classico degli anni '70, veniva dato spazio per respirare ai personaggi e alla macchina da presa. Per me è come una bellissima danza quando unisci persone talentuose a creare qualcosa di artigianale. The Old Man è arte trattata come un film, non c'è da sorprendersi visto il coinvolgimento di Jeff". Continua poi: "Inoltre di solito queste storie finiscono dopo l'esplosione, il ragazzo si mette con la ragazza, e vissero felici e contenti. Questa invece è la storia di cosa è successo dopo. Le conseguenze per un eroe action come può esserlo Jeff Bridges. È affascinante vederlo interpretare il lato umano di ciò che un uomo deve affrontare dopo, dal cambiare identità al diventare genitore al voler proteggere tua figlia da quel mondo che pensi di esserti lasciato alle spalle".
Il rapporto coi personaggi
Come costruire un background per dei personaggi che hanno una vita praticamente top secret? Gbenga Akinnagbe racconta come abbiano avuto grandi consulenti sul set e gli sceneggiatori abbiano fatto molte ricerche e li abbiano resi partecipi. Poi lui veniva da altri lavori per cui si era già allenato fisicamente, e infatti il suo co-star scherza sul fatto che facesse quasi paura arrivato sul set. Anche E.J. Bonilla ha avuto la fortuna di lavorare in progetti con veri soldati che lo hanno istruito: "Una delle cose che impari è il rispetto e l'umiltà, anche se magari già prima ammiravi quel mondo. In fondo sono uomini che sono disposti a rischiare la propria vita. Sono gli uomini che vanno incontro al fuoco, come diceva qualcuno. Altri sentono gli spari o vedono la lama di un coltello e scappano. In questo progetto è stato soprattutto Christopher (Redman, interprete di Harper da giovane, ndr) ad aiutarci, essendo stato davvero nella CIA. Una notte che giravamo, abbiamo bevuto un po' di tequila insieme e abbiamo condiviso delle storie, in quel momento ho realizzato grazie a Chris che il mio personaggio è uno che ci crede davvero, che sia l'America di Trump o Biden. Crede agli ideali su cui dovrebbe essere fondato il suo Paese, il costo della libertà. Volevo essere sicuro che questo passasse attraverso gli occhi di Raymond".
Inoltre Akinnagbe pensa che potrebbe essere amico di Julian, anche se probabilmente gli vorrebbe fare un sacco di domande e dovrebbe trattenersi, perché capirebbe che c'è un grande trauma in lui su cui sta cercando di fare ammenda. Lo rimbalza Bonilla: "Il tuo personaggio è affascinante, è un animale quando serve, ma può essere anche molto gentile. Il modo in cui si prende cura della nonna ad esempio riflette ciò che un uomo è disposto a fare per i propri cari. Per quanto riguarda Raymond, penso che potrei essere suo amico ma non so se lui vorrebbe. Julian e Ray invece secondo me se si incontrassero in un bar, si siederebbero vicini e dividerebbero una birra senza dire una parola all'inizio; poi forse ad un certo punto inizierebbero una conversazione perché immediatamente si fiuterebbero a vicenda, riconoscendo all'altro la capacità di sapere cosa vuol dire essere in guerra e quindi stare al proprio posto. Puoi percepire un altro militare se lo sei anche tu, un altro aspetto che ho imparato durante l'allenamento".
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Il rapporto con Jeff Bridges e John Lithgow
Lavorare con due mostri sacri come Jeff Bridges e John Lithgow non è certamente mestiere da poco. Raymond si trova a discutere spesso con Harper e come racconta Bonilla "Ray non ha paura di essere silenzioso, un lupo solitario, il bambino che sta in fondo alla classe. Ci sono un paio di scene in cui si scontra con il personaggio di John, ed è un'opportunità incredibile perché è uno degli attori e delle persone più giganti e brillanti che abbia mai conosciuto. Non diteglielo ma ho anche letto il suo libro! Sfidarlo a una partita a scacchi mentale per me, un ragazzino che viene da Brooklyn, è qualcosa di fenomenale! C'è qualcosa di davvero onorevole in un uomo disposto a chiedere al proprio capo se sta facendo la cosa giusta. Ho molta ammirazione per questo lato del suo carattere nonostante lo faccia passare per ficcanaso e per qualcosa di negativo. L'uomo disposto a stare in silenzio e lasciarti pensare quello che vuoi è un uomo intelligente". Con Bridges invece un giorno si sono messi a strimpellare la chitarra dietro le quinte, con tanti di consigli tecnici musicali perché è una delle grandi passioni di Jeff: "Volevo quasi dirgli 'Vuoi conoscere mio padre ed essere mio zio?' È molto rilassato sul set nonostante poi sia concentrato quando deve entrare nel personaggio. Invece per quanto riguarda John, Una famiglia del terzo tipo è una delle mie serie preferite di sempre, l'ho rivista almeno cinque volte interamente, e quando eravamo da soli facevo il fanboy chiedendogli aneddoti tra una scena e l'altra. Penso che lui apprezzasse che riconoscevo tutte le citazioni che faceva".
Esperienza altrettanto appagante ma un po' diversa quella di Akinnagbe: "Uno dei più bei ricordi che ho con John non c'entra nulla con lo show. Mesi prima che iniziassimo a girare stavo recitando a teatro a New York Il buio oltre la siepe, alla fine dello spettacolo puoi incontrare alcuni ospiti, tra loro ho visto John che si complimentava per quanto gli fosse piaciuta la performance e io ero senza parole. Mi ha anche stretto la mano e non ci potevo credere! Ho ammirato il suo lavoro fin da quando ero piccolo e ritrovarlo sul set dopo qualche mese è stato surreale. Ha aiutato averlo conosciuto di persona prima di andare sul set ed è davvero una persona bellissima. Con Jeff invece una delle cose più cool è successa quando stavamo parlato di una scena che dovevamo girare e alla fine si è alzato chiedendo se volessimo fare degli esercizi insieme per prepararci alla scena. Era tutto surreale! (ride)"