Diciamolo subito: The Office, remake statunitense dell'omonima serie britannica (firmata e interpretata da Ricky Gervais), non è una serie che arpiona e travolge lo spettatore sin dai primi episodi. Ad essere onesti, per buona parte della prima stagione ‒ composta da sole 6 puntate ‒, vien da chiedersi cosa possa esserci di davvero interessante nel seguire le vicende di un gruppo di impiegati di una piccola azienda che distribuisce carta a Scranton, anonima cittadina della Pennsylvania. Un setting dai colori spenti, quelli dell'Ufficio, e lo stile mokumentary, che spesso "documenta" le reazioni dei protagonisti per qualche interminabile secondo di troppo, di certo non hanno aiutato nella fase di presentazione di un gruppo di personaggi ancora troppo poco caratterizzati per risultare coinvolgenti. Eppure, nonostante la tiepida accoglienza iniziale da parte di critica e pubblico, qualcosa è successo, se i 201 episodi (ben nove stagioni) della serie di Greg Daniels sono entrati e hanno fatto la storia della comedy.
Un successo internazionale iniziato nel 2005 e conclusosi ufficialmente nel 2013, in cui la fittizia Dunder Mifflin ha ospitato un vortice crescente di gag memorabili e personaggi altrettanto indimenticabili, diventando una delle serie televisive che meglio ripaga il piccolo atto di fede iniziale necessario per proseguire. Come sia stato possibile trasformare delle premesse (volutamente) non entusiasmanti in una giostra di dialoghi brillanti, trovate estrose e personaggi che acquistano spessore e dinamismo senza cristallizzarsi in fisionomie stereotipate, si potrebbe spiegare e analizzare da ogni angolazione. Ma siccome niente può illustrarlo meglio della visione diretta, il suggerimento è quello di scoprirlo da soli e senza ulteriori indugi. Qui di seguito proponiamo la nostra personale classifica dei dieci migliori episodi di The Office: se avete già visto la serie, sarà un'ottima occasione per rituffarvi nella filiale di Scranton e avere la conferma che, come per tutte le grandi serie, una seconda visione non può che aggiungere smalto alla prima. Per tutti gli altri, sradicate ogni polverosa convinzione sulla monotonia della vita d'ufficio, attingete a piene mani e impegnatevi a riproporre sul posto di lavoro almeno uno degli ingegnosi prank architettati da Jim e Dwight nel loro eterno duello. Se non vi ritroverete disoccupati, potrebbe rappresentare l'inizio di una nuova era. O quantomeno di una esilarante giornata lavorativa.
1. STRESS RELIEF, prima parte (stagione 5, episodio 14)
Cosa fare quando i colleghi d'ufficio non prestano attenzione alla presentazione in Power Point sulla procedura da adottare in caso di incendio? Secondo la logica di Dwight Schrute ("Oggi il fumo salverà delle vite"), ossessionato dalle norme di sicurezza, appiccare un vero incendio e sigillare le uscite è la scelta più giusta. Comincia così la prima parte del doppio episodio Stress Relief, con 5 fra i più riusciti minuti di comicità del piccolo schermo. Attimi di panico collettivo orchestrati magistralmente, in cui le eccentricità di ogni singolo personaggio trovano qui l'occasione ideale per dispiegarsi al massimo del loro potenziale. La voce ignorata che accompagna l'intera sequenza è quella di Dwight, che urla le indicazioni della procedura mentre gatti piovono dal tetto, macchinette degli snack vengono scassinate e stampanti gettate dalla finestra. Il tutto si conclude con un per niente simulato attacco di cuore di Stanley, con il successivo corso imposto dall'azienda sulle tecniche di rianimazione e con Dwight che scuoia e indossa la faccia del manichino CPR. La comicità messa in scena è talmente immediata e trascinante da rendere questo episodio pienamente godibile anche da chi non ha mai visto The Office. Perfetto quindi come strumento di convinzione per i più riluttanti.
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2. STRESS RELIEF, seconda parte (stagione 5, episodio 15)
La seconda parte di Stress Relief è un'ulteriore consacrazione del protagonista Michael Scott (il grandissimo e poliedrico Steve Carell), un condensato spiazzante di qualità tragicomiche impareggiabile nel destare alternativamente ripugnanza, tenerezza, imbarazzo, simpatia ed empatia. In sostanza, quanto di meglio e peggio si possa sperare di trovare in un capo. Qui lo vediamo convincersi del fatto che per alleggerire lo stress dei suoi impiegati sia necessario allestire un roast, dove ognuno potrà sentirsi libero di prenderlo in giro smorzando così a suon di risate la tensione e i rancori accumulati. Ovviamente le risate ci saranno per tutti tranne che per lui, che scomparirà per due giorni nel tentativo di metabolizzare il colpo. Tornerà in ufficio con rinnovata consapevolezza di sé. No, non è vero, tornerà in perfetto stile Michael, armato di battute al vetriolo per ognuno dei colleghi, giusto per pareggiare i conti: la rivincita di un dodicenne, insomma. La risata finale di Stanley (Leslie David Baker, formidabile nella sua laconicità) vale da sola l'intero episodio.
3. SCOTT'S TOTS (stagione 6, episodio 12)
Dieci anni prima, in uno slancio sconsiderato di ottimismo e leggerezza, Michael aveva promesso a una classe di ragazzini di colore che, se si fossero diplomati, avrebbe provveduto lui stesso a coprire interamente le spese del college. Incalzato da Pam, decide finalmente di affrontare la situazione tornando nella scuola insieme all'assistente Erin (la bravissima Ellie Kemper, che in Scott's Tots si dimostra un'ottima spalla comica). Al suo arrivo viene accolto da docenti e alunni straripanti di gratitudine, che si esibiscono in toccanti discorsi di ringraziamento e acrobatiche coreografie hip hop con tanto di rap in suo onore. Qualsiasi cosa pur di non essere al suo posto. Questo l'unico pensiero possibile che accompagna lo spettatore mentre Michael si destreggia in uno dei suoi più candidi, imbarazzanti, divertenti e umilianti discorsi di scuse, che giustamente non vengono accettate. Il rap dell'episodio resta uno dei pezzi più orecchiabili e detestabili dell'intera serie. Indimenticabile.
4. COUNSELING (stagione 7, episodio 2)
In Counseling assistiamo ad un faccia a faccia lungo 6 ore fra Micheal e il suo antagonista storico, l'addetto alle Risorse umane Toby Flenderson (interpretato da Paul Lieberstein, anche autore di numerosi episodi dello show). L'occasione è servita dalla sessione di counseling a cui Michael è costretto a causa di uno dei suoi tanti comportamenti discutibili. Remissivo e ragionevole, Toby è la negazione di tutti i valori e le qualità che Micheal vorrebbe (con scarso successo) incarnare; è lo spettro della Noia, è l'emblema della mediocrità, è l'assenza di brio istrionico e carisma. In sostanza, un errore di sistema, un buco grigio che Micheal cerca di tappare ignorandolo o vessandolo alternativamente. Al termine della seduta, però ‒ nel corso della quale Toby smaschera pazientemente ogni infantile tattica provocatoria di Micheal ‒, qualcosa cambia. Si apre una braccia (anche se momentanea), e finalmente sul faccione anonimo di Toby compare il sorriso di chi si porta a casa la vittoria. Ogni tanto la perseveranza dei miti paga. Persino con Micheal Scott.
5. The Injury (stagione 2, episodio 12)
Uno dei maggiori punti di forza di The Office è quello di affrontare tematiche che richiedono una certa sensibilità (discriminazione razziale, omofobia, disabilità, sessismo) in modo del tutto peculiare. E in questo Micheal Scott funge da maschera comica perfetta. Ogni suo smanioso e goffo tentativo di mostrarsi illuminato e progressista si trasforma in un boomerang di gag e situazioni imbarazzanti che ne mettono a nudo tutti i limiti e pregiudizi, nonché i motori primi di ogni sua azione: il bisogno di piacere a tutti e la fame bulimica di attenzioni. In questo imperdibile episodio, The Injury, dopo essersi scottato (o meglio "cucinato") un piede, per suscitare la compassione dei colleghi indìce una riunione per sensibilizzarli sulle difficoltà dei disabili (nello specifico su di lui), chiamando Billy Merchant, amministratore del parcheggio aziendale, in sedia a rotelle dall'età di 4 anni. La tavola è apparecchiata: servitevi e imbarazzatevi tutti.
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6. THE DEPOSITION (stagione 4, episodio 12)
In The Deposition Micheal Scott viene chiamato a testimoniare nella sede di New York della Dunder Mifflin nel processo in cui Jen Levinson, sua attuale compagna nonché ex capo, accusa l'azienda di averla licenziata per ingiusta causa (l'ingrandimento del seno). Da qui la lacerazione interiore: Micheal mostrerà fedeltà alla fidanzata o all'azienda per cui lavora da dieci anni (e che nello specifico rappresenta la totalità del suo microcosmo, al di fuori del quale sembra esserci il nulla)? Durante la deposizione, nel rovinoso tentativo di compiacere tutti, Micheal si destreggerà con la stessa disinvoltura di un clown a un funerale: il serrato e folle scambio di domande e risposte coi legali, e la successiva rilettura ad alta voce del verbale (con la camera che stringe sulle mimiche facciali degli astanti, Micheal in primis), è un condensato di battute involontarie inaugurate da quella che è diventata il tormentone della serie: "that's what she said!". Si raccomanda di usarla in qualsiasi occasione: tanto risulterà sempre e comunque fuori luogo.
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7. BRANCH WARS (stagione 4, episodio 10)
Famiglia, per Micheal Scott, è tutto quello che riguarda l'ufficio. E l'ufficio, per essere famiglia, non può permettere che uno dei suoi membri venga "sottratto" o sostituito. Venuto a sapere che la filiale di Utica, diretta da Karen Filippelli (Rashida Jones), ex di Jim Halpert, ha offerto a Stanley un posto di lavoro e un aumento di stipendio, Micheal decide di opporsi: ai suoi occhi è inaccettabile privare l'ambiente lavorativo del contributo umoristico del "nero più simpatico dell'ufficio". Convintosi che si tratti di una vendetta di Karen, lasciata da Jim per Pam, Michael organizza un'incursione nella filiale di Utica, in compagnia di Dwight (e del suo arsenale di bombe artigianali) e di un riluttante Jim. Travestiti da addetti alle pulizie, i tre verranno smascherati dalla stessa Karen nel tentativo di rubare una fotocopiatrice. In pratica, un completo fallimento, coronato da un confronto finale fra Jim e la sua ex, ovvero un campionario di tutte le frasi da evitare in una circostanza del genere degno di Homer Simpson. In questo episodio, dal titolo Branch Wars, da segnalare anche l'ottima quanto inutile trovata del manichino che finge di dormire per potersi assentare dal posto di lavoro.
8. GUY WITCH OUT (stagione 3, episodio 1)
L'improvvisazione è parte fondante della comicità, si sa, e in Guy Witch Out il bacio surreale e simbolico che Micheal dà a Oscar ne è un esempio perfetto. Sembra infatti che Steve Carrel abbia improvvisato la scena assecondato dal resto del cast, le cui reazioni fra l'allibito e il divertito sono state quindi del tutto spontanee. Facciamo un passo indietro: Toby chiede a Micheal di smettere di riferirsi a Oscar usando il termine offensivo faggy ("checca"). Non capendone la ragione (stiamo pur sempre parlando di Micheal), Toby è costretto a informarlo del fatto che Oscar è omosessuale. L'assoluta immaturità nel gestire la notizia con discrezione e la sua omofobia latente e confusa danno la stura a una sequela di pessime decisioni che culmineranno nella classica "riunione d'emergenza" ("everybody in the conference room!", invocata per i più bizzarri motivi, è uno dei grandi classici dello show). Oscar è costretto suo malgrado a fare coming out di fronte ai colleghi, e Micheal suggellerà un maldestro ma irresistibile discorso a favore dell'omosessualità (almeno nelle intenzioni), con un bacio grottesco e dalla lentezza esasperante. P.s. Il gadget che Jim invia a Dwight risulta esaurito, abbiamo già controllato. Per "smascherare" gay e lesbiche non vi resta che affidarvi all'intuito, invece che al Gayradar.
9. THE DUEL (stagione 5, episodio 12)
Angela è ufficialmente fidanzata con Andy Bernard, ma durante la preparazione del matrimonio lo tradisce con Dwight. Tutti i colleghi ne sono a conoscenza, ma decidono saggiamente di lasciare che sia Angela a confessare al diretto interessato. Micheal però gioca in un altro campionato, in cui le regole del buon senso e della discrezione sono bandite. Decide quindi di strappare il cerotto (da Andy) e sganciare la bomba un attimo prima di partire (o meglio fuggire) per New York, dove è stato convocato da David Wallace. In The Duel, Andy e Dwight, decisi a non perdere Angela, fissano un duello nel parcheggio aziendale, sotto lo sguardo curioso e blandamente preoccupato dei colleghi. Per la prima volta Andy darà prova di sangue freddo e determinazione, specialmente negli attimi in cui schiaccia Dwight contro una siepe col cofano della sua Prius. Intanto Jim, preoccupato per l'evoluzione della situazione, fa del suo meglio per limitare i danni, ovvero una ronda per recuperare l'innumerevole quantitativo di armi che Dwight ha disseminato in ogni anfratto dell'ufficio nel corso degli anni. Non si sa mai quando una scimitarra può risultare utile, a lavoro.
10. DINNER PARTY (stagione 4, episodio 13)
Se le mura di un ufficio a volte sembrano opprimenti, quelle della casa del capo possono risultare claustrofobiche. Specialmente quando il capo è Micheal Scott che, insieme alla compagna Jen Levinson (ormai ex vice dirigente della Dunder Mifflin), organizza un dinner party a cui invita le due coppie dell'ufficio, a cui poi si aggiungerà Dwight accompagnato della ex baby sitter. Appena entrati in casa, Jim e Pam si rendono conto di trovarsi all'interno della cassa armonica di un enorme strumento scordato. La serata si trasforma in una guerra dei Roses con ospiti a cena, un'escalation di frecciate prima velate, poi passivo-aggressive e infine apertamente bellicose. Jen Levinson, ormai dismessi i panni ingessati di autoritaria e irreprensibile dirigente, è un fascio di nervi altamente infiammabile e Michael Scott un idrante di cherosene. Le loro dinamiche disfunzionali in Dinner Party danno il via a una giostra di siparietti a cavallo fra il comico e il patetico riassumibili nel commento di Jim: "Sembra che Micheal e Jen stiano giocando un loro personale gioco chiamato 'Vediamo quanto possiamo mettere a disagio i nostri ospiti'. Ed entrambi stanno vincendo". La coppia scoppia, e noi tiriamo un sospiro di sollievo. Ci spiace solo che a farne le spese siano anche il microtelevisore al plasma e uno degli amatissimi Dundies di Micheal.