Unica regista in competizione a Venezia 75, l'australiana Jennifer Kent approda al Lido dagli antipodi per presentare la sua nuova fatica, The Nightingale, che segue il successo di Babadook. Ambientato nella Tasmania del 1821, il film racconta il dramma di Clare, una giovane irlandese che assiste all'assassinio del marito e del figlio per mano del padrone e dei suoi soldati.
The Nightingale è pervaso da una violenza che ben caratterizza l'epoca e l'ambiente, ma pur esplorando generi come horror e revenge movie, la rossa Jennifer Kent ci tiene a specificare: "La regola, per me, è che l'anima deve trovare la bellezza, orrore e bellezza devono coesistere. Non amo la violenza gratuita, per questo film volevo che le persone vivessero ciò che accade alla protagonista, infatti ho adottato il punto di vista di Clare per tutto il film. Ormai siamo anestetizzati di fronte alla violenza, non sentiamo nulla di fronte alla morte sullo schermo, io volevo mostrare il prezzo della violenza. È importante sentirsi scioccati di fronte a questi eventi".
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I fantasmi della Tasmania, tra violenza e razzismo
Razzismo e violenza contro le donne sono temi attuali oggi più che mai. Jennifer Kent ha, però, scelto di costruire attorno al nucleo della vicenda una cornice storica creando una sorta di distanza. La ragione? "Da regista è importante parlare delle cose che mi stanno a cuore, se trovo un progetto di cui mi innamoro cerco di realizzarlo. La bellezza del cinema è permetterti di entrare in altri mondi, non volevo fare un film didattico così ho creato un ambiente mitico". Dalle parole di Jennifer Kent capiamo come le sue opere siano legate da un filo conduttore, l'urgenza espressiva: "In Babadook volevo analizzare cosa accade a chi sopprime la rabbia, qui volevo evidenziare la necessità di preservare l'umanità nei tempi oscuri".
È importante reagire con compassione e amore di fronte all'ignoranza.
I tempi oscuri Jennifer Kent li ha identificati nella Tasmania del diciannovesimo secolo, prigione a cielo aperto che raccoglie i galeotti europei, tenuti sotto controllo dalla feccia dei soldati inglesi. "La Tasmania è una terra selvaggia pervasa dalla tristezza, ho sempre voluto ambientare una storia in questo luogo in cui si percepiscono chiaramente i fantasmi degli aborigeni sterminati. Sono orgogliosa di aver usato per la prima volta al cinema la lingua delle comunità indigene e di essermi avvalsa della collaborazione di un consulente aborigeno". La violenza contro le minoranze, donne e aborigeni, attorno a cui ruota il film è risuonata anche nella realtà del concorso veneziano quando, alla fine dell'anteprima stampa, un giovane spettatore accreditato ha inveito contro la regista con un insulto sessista. La Kent, informata dell'accaduto, commenta con stile: "È importante reagire con compassione e amore di fronte all'ignoranza. Altre opzioni non danno sollievo e il mio film lo dice chiaramente. Nel mondo viviamo una situazione precaria e il cinema riflette il mondo, se riflette solo il 50% della popolazione non fa il suo lavoro".
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La sfida attoriale di Sam Claflin e Aisling Franciosi
Le tematiche delicate attuali che stanno a cuore a Jennifer Kent si innestano nel genere, ben codificato, del rape and revenge. The Nightingale, l'usignolo del titolo, è l'irlandese Clare, interpretata dall'italo-irlandese Aisling Franciosi. Minuta e volitiva, la Franciosi racconta così l'esperienza sul set: "Ho combattuto per avere il ruolo, ho capito subito che questo film era onesto e commovente. Nel copione ho visto che il personaggio cantava, cosa che io ho sempre fatto, visto che in Irlanda la musica è importantissima, così al provino ho cantato una canzone in gaelico impressionando Jennifer. Per calarmi nei panni di Clare, ho fatto un lavoro difficile su me stessa. Volevo capire che cosa prova una donna stuprata quando sono guarite le ferite del corpo, è un trauma che dura tutta la vita. Ho parlato con alcune vittime, ho frequentato centri di abusi e assistenti sociali. Ma soprattutto, dopo aver toccato con mano l'ambiente maschilista in cui vive Clare, ero così arrabbiata".
A ricoprire il ruolo di cattivo a tutto tondo è, invece, l'inglese Sam Claflin che nel ruolo dello spregevole Tenente Hawkins darà delle picconate alla sua fama di teen star. "Da attore voglio mettermi alla prova in modi diversi e questo film è stato davvero incredibile" confessa l'interprete. "Ammetto la mia ignoranza, non conoscevo i dettagli della colonizzazione inglese in Tasmania e me ne vergogno, ma è stato positivo poter esplorare un mondo e personaggi che non conoscevo. Non voglio più arrivare a certi estremi, ma per una volta è stato bello entrare nei panni di un personaggio così controverso. Oggi siamo consci che c'è stato un progresso, ma i problemi non sono finiti perciò è importante che storie come questa vengano raccontate".
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Jennifer Kent, la sadica: Mi piace torturare i miei attori
Mettere in scena il rapporto conflittuale tra Clare e Hawkins non è stata una passeggiata per Sam Claflin e Aisling Franciosi. La relazione tra i due personaggi è stata costruita grazie a un attento lavoro di prove prima dell'inizio delle riprese. A quanto pare Jennifer Kent avrebbe mandato i due attori da soli nella foresta per tre giorni con solo una bussola, tre carote e una guida che li seguiva a distanza. Alla fine il trio è riuscito a fare ritorno cementando il proprio rapporto. Riguardo ai suoi metodi inusuali la regista puntualizza: "Mi piace torturare i miei attori. Sono stata attrice anche io, avevo ben chiaro cosa volevo ottenere. Le prove sono state lunghe, ma non abbiamo provato i dialoghi. Ci siamo concentrati sul rapporto tra Clare e Hawkins, abbiamo usato esercizi astratti per creare un legame". Interviene Aisling Franciosi: "Se non avessi conosciuto così bene Sam prima delle riprese non sarei riuscita a interpretare quelle scene".
Alla durezza della storia contenuta in The Nightingale corrisponde un'asprezza nella messa in scena, necessaria per la Kent vista la storia trattata. "Ottenere quel particolare stile visivo è stato difficilissimo, siamo quasi morti" scherza la regista. "Abbiamo sopportato neve, pioggia e sole, a volte tutte insieme. Girare in quella regione è stato un inferno, un divertente inferno. La scelta dell'aspect ratio è stata deliberata, nei test mi sono resa conto che era perfetta perché ci permetteva di mantenere in campo umani e ambiente sottolineandone la relazione in quel luogo inospitale".