Anche i ricchi piangono. Eh sì, anche la HBO, il canale che ha cambiato per sempre il mondo della serialità televisiva e che produce oggi una delle serie più popolari, amate ed influenti del momento, ha i suoi momenti di crisi. Perché per un Trono di spade che continua a mietere consensi e infrangere record ci sono, per esempio, un True Detective che tradisce le aspettative di critica e pubblico ed un Vinyl che nel giro di poche settimane passa da serie evento dell'anno a vero e proprio fallimento con tanto di prematura cancellazione (con dietro front, tra l'altro, rispetto al rinnovo annunciato in inverno).
Ma la HBO non è un canale come gli altri; non è abituata (per fortuna!) a godersi i propri successi e sfruttarli fino allo sfinimento, così come non è abituata a piangersi addosso quando le cose vanno male e magari continuare per una strada che si è dimostrata sbagliata solo per orgoglio o mancanza di alternative. Ed è così che mentre ci annuncia finalmente la data definitiva (ottobre) di quella che dovrebbe essere la prossima "rivoluzione televisiva", il Westworld scritto e diretto da Jonathan Nolan e prodotto da J.J. Abrams, si permette il lusso di lanciare a luglio e quasi in sordina questo The Night Of, una miniserie in otto parti che ha in realtà tutte le caratteristiche per diventare un successo e per tornare a portare alto il nome della cable TV ancor prima che questa cali i suoi prossimi assi.
La serie che ci farà dimenticare True Detective?
Non sarebbe corretto paragonare il lavoro di Steven Zaillian (sceneggiatore premio Oscar per Schindler's List) e Richard Price con la serie culto HBO, ma la tentazione è certamente forte, se non altro perché al termine del primo episodio, The Beach, quello che rimane è una sensazione di angoscia e tensione che la TV non riusciva a regalarci da tempo, forse proprio dal sorprendente esordio dello show Nic Pizzolatto. The Night Of è però una serie profondamente diversa; uno show, se vogliamo, anche molto più immediato e "concreto" rispetto ad un True Detective, che aveva sempre la tendenza, nel bene e nel male, a filosofeggiare e a sovvertire le aspettative piuttosto che concentrarsi sul racconto.
Qui la storia è invece piuttosto semplice e diretta nelle sue premesse, e diventa molto più complessa ed ambiziosa soltanto al termine della bellissima ora e venti minuti che compone questo primo episodio. Tutto parte da Nasir, detto Naz, uno studente di college di origini pakistane che vive a Queens e per una sera viene invitato dai ragazzi della squadra di basket ad una festa a Manhattan. Quando il suo amico gli tira il bidone all'ultimo momento e non ha più un passaggio, non gli resta altro che "prendere in prestito" il taxi del padre e raggiungere la celebre isola, ma mentre è fermo a lato di una strada per cercare le indicazioni una splendida ragazza sale a bordo e Naz non ha il coraggio di mandarla via. Dopo aver fatto conoscenza, i due ben presto si ritrovano a casa di lei dove, sotto l'effetto di alcool e droga, fanno sesso.
Qualche ore dopo, Naz si risveglia e si ritrova nudo, in cucina, senza ricordare nulla di quello che è appena successo: quando sale in camera da letto per rivestirsi e tornare a casa, scopre che la ragazza che aveva appena conosciuto è stata pugnalata a morte in modo selvaggio, e fugge via impaurito. Sfortuna vuole che un vicino lo noti e chiami immediatamente la polizia, e che la sua guida nervosa per le strade di Manhattan venga notata da una volante che lo ferma e lo arresta per guida spericolata. È solo l'inizio di quello che sarà un vero e proprio incubo che finirà col coinvolgere decine di persone.
Un crime appassionante e angoscioso
La serie HBO si ispira ad una serie britannica di qualche anno fa intitolata Criminal Justice che già dal titolo fa capire che pur partendo da un omicidio le intenzioni dello show sono quelle di esaminare un singolo caso (la miniserie inglese ha avuto due stagioni indipendenti e slegate dal punto di vista narrativo) per poi allargare il proprio campo di interesse a tutto il sistema investigativo e penale americano, facendo particolare attenzione a tutto il processo che va dall'arresto fino a tutto quello che verrà negli episodi successivi, ovvero lo svolgersi delle investigazioni, le testimonianze, la difesa legale, processo, carcere e tutta la trafila.
Una sorta di Law & Order (magari nella variante più morbosa e spaventosa dello Special Victim Unit) che però può puntare alla qualità e alla complessità di un The Wire, show culto e simbolo della migliore HBO che qui è presente non solo nelle intenzioni ma anche grazie alla presenza di alcuni attori (J.D. Williams fin da questo primo episodio, mentre il mitico Michael K. Williams arriverà poi) e della sceneggiatura dello scrittore e sceneggiatore Richard Price.
Si tratta però di un'ambizione e di una complessità che non toglie forza all'elemento mistery, ma anzi ne accresce l'interesse dello spettatore fin dai primi attimi dello show perché la regia spesso si concentra su alcuni dettagli apparentemente marginali (le telecamere di sicurezza, lo sguardo di alcuni passanti, la testa di cervo insanguinata, la presenza del gatto etc etc) che certamente torneranno negli episodi e nelle situazioni successive e che non solo invogliano a (ri)guardare l'episodio con maggiore concentrazione e attenzione, ma contribuiscono in modo determinante a creare un'atmosfera ansiogena e hitchcockiana in crescendo che raggiunge il suo apice verso il finale, nella scena della stazione della polizia. Naz è colpevole o innocente? E soprattutto, noi spettatori, per chi dovremmo fare il tifo? Per il protagonista con cui abbiamo finora empatizzato o per questi poliziotti che sembrano aver già deciso la sua colpevolezza?
Da Gandolfini a Turturro, ma la qualità non cambia
Il merito di questo primo ottimo episodio va sicuramente attribuito al team di sceneggiatori e registi - Price ha scritto tutti gli episodi, Zaillian ha collaborato alla stesura degli ultimi e in più ha diretto sette episodi su otto, lasciandone soltanto uno al regista de La Teoria del Tutto, James Marsh - così come alla straordinaria fotografia di Robert Elswit (già premiato con l'Oscar per Il petroliere) che ci mostra una Manhattan viva e affascinante ma anche piena di ombre, pericoli e personaggi ambigui.
Ma a sorprendere è anche l'ottimo cast corale che sembra partire con un protagonista assoluto - l'inglese Riz Ahmed che aveva esordito in The Road to Guantanamo, e dopo il recente Lo Sciacallo - Nightcrawler vedremo sul grande schermo per Jason Bourne e Rogue One: A Star Wars Story - ma ben presto si allarga a vista d'occhio aggiungendo un ottimo caratterista d'autore come Bill Camp nel ruolo del Detective Box e prendendosi anche il lusso di tenere in due ruoli (per ora) minori una delle attrici più affascinanti, potenti e popolari di Bollywood come Poorna Jagannathan e uno straordinario attore come l'iraniano Peyman Moaadi, indimenticato protagonista di quel capolavoro che è Una separazione.
Ma d'altronde che questo primo bellissimo episodio sia solo un antipasto di quello che verrà lo dimostra il tardivo arrivo in scena di John Turturro nei panni di un avvocato stanco e provato dal lavoro e dalle ingiustizie della vita che però non può rimanere indifferente davanti all'apparente fragilità ed innocenza di Naz. Pochi minuti e soltanto un paio di scene per un ruolo destinato ad essere centrale nel prosieguo della serie e che era stato pensato per il compianto James Gandolfini. Anzi, quei pochi minuti pochi anni fa Gandolfini li aveva persino girati in quello che era stato il pilot originale, ed avrebbero dovuto rappresentare solo l'inizio del grande ritorno in TV e su HBO di colui che, con I soprano, aveva fatto grande il piccolo schermo. Dopo la sua morte rimangono solo la presenza "ad honorem" come produttore esecutivo nei titoli, un grande rimpianto e la certezza che Turturro saprà fare onore a questo ruolo tanto desiderato dal suo collega.
E perché Gandolfini avesse scelto proprio questo The Night Of per il suo ritorno non facciamo fatica a capirlo, perché non sarà originalissimo e non avrà, ovviamente, l'effetto dirompente che ebbe I Soprano o anche soltanto True Detective, ma è una serie che ti fa desiderare subito di vedere altri episodi. E che ti fa dire con gusto ed orgoglio che, sì, la HBO è davvero tornata.
Movieplayer.it
4.0/5