Per la prima volta a Cannes nel 2019 con La femme de mon frère Monia Chokri torna nella sezione del Festival francese di nuovo in veste di regista, a seguito di una lunga carriera di attrice, per presentare il suo ultimo lungometraggio La natura dell'amore, una storia sulle relazioni e su mondi che si incontrano e scontrano. Attraverso un'infatuazione cocente Chokri, anche autrice della sceneggiatura, tenta di mettere in scena una serie di riflessioni sull'amore, sulle sue mutevoli forme, quasi domandandosi se sia veramente possibile quel sentimento romantico che da sempre ci viene raccontato come un'esperienza meravigliosa e totalizzante ma che, in effetti, nella vita reale si scontra con un'esistenza fatta di interessi, passioni e visioni differenti sul mondo. È necessario rassegnarsi ad una disillusa quotidianità o c'è qualcosa di vero nel quadro idilliaco che molti si augurano? In questa recensione di The Nature of Love di certo non saremo noi a darvi la risposta a queste domande, ma punteremo ad analizzare una pellicola che purtroppo lascia il fianco scoperto a più di qualche critica.
Trama ad alta infedeltà
Sofia è una donna di quarant'anni, insegna filosofia ed è in una relazione stabile con Xavier. Tra i due c'è molta complicità frutto di anni di vita assieme ma il loro rapporto sembra aver raggiunto una dimensione puramente platonica in cui è andato a morire ogni sentore di desiderio. Mentre si occupa della ristrutturazione della loro casa nel bosco conosce Sylvain, il carpentiere incaricato dei lavori e dopo una serata insieme, tra i due esplode una passione irrefrenabile che li porterà a cercarsi sempre più spesso nel corso delle settimane successive. A questo punto Sofia deve prendere una decisione: smettere la frequentazione con Sylvain, un uomo così diverso da lei, oppure mettere fine a quella storia stabile che l'ha fatta sentire comoda per tanti anni.
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Una riflessione non pienamente riuscita
A Monia Chokri sembra cara la tematica delle relazioni impossibili: anche nel suo precedente film raccontava di un legame atipico tra un fratello e una sorella così come ora decide di parlarci di mondi tanto distanti che si intersecano. Sofia è un'intellettuale borghese, vive una vita agiata trovando conforto nella lettura, Sylvain un uomo cresciuto in una piccola cittadina che non disdegna le donne dalle forme generose e ama passare le serate al bar con una birra. A colmare le loro differenze, almeno inizialmente, è la fortissima attrazione fisica che provano l'uno per l'altra.
Ma è proprio la rappresentazione delle loro differenze a costituire la prima vera problematica di questo lungometraggio. Sia loro che chi gli sta intorno vengono volutamente rappresentati come macchiette, stereotipi preconfezionati da piazzare qua e là all'occasione, ma che così ostacolano lo scaturire di quella seria riflessione che la pellicola sembra cercare tanto ostinatamente, facendo naufragare il tutto in un umorismo poco brillante. È la superficialità, quindi, il peccato più grave di La natura dell'amore che in questo modo non riesce mai veramente a colpire nel segno.
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Una regista con la propria identità visiva
Se c'è una cosa che al film però non monca è la cura estetica: Monia Chokri ha una sua precisa cifra stilistica fatta di dissolvenze, repentini cambi di messa a fuoco e inquadrature in cui i personaggi vengono tenuti sempre al centro di un ideale palcoscenico dove la scena e il mobilio diventano elementi piuttosto trascurabili. Al netto di pregi e difetti La natura dell'amore risulta quindi una pellicola di intrattenimento e nulla più, un film a tratti divertente, se se ne riesce ad apprezzare l'umorismo, ma che non lascia il segno rimanendo precariamente sospeso tra la commedia d'autore e il romanticismo spicciolo.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione di The Nature of Love possiamo affermare che il nuovo film di Monia Chokri non porta veramente a termine l’obiettivo prefissato. Procedendo per stereotipi non è in grado di far scaturire una riflessione efficace sul tema della difficoltà nelle relazioni, risultando superficiale. Interessante, invece, l’estetica generale dove la regista dimostra di avere un proprio stile.
Perché ci piace
- La cifra stilistica di Monia Chokri, particolare e interessante.
Cosa non va
- I personaggi, troppo stereotipati.
- La narrazione, troppo superficiale.