La famiglia è un'entità molto complicata, indipendentemente dalla sua composizione. Un'entità fatta di amore, ovviamente, ma anche di contrasti e gelosie, di rancori che si trascinano per anni sui binari del non detto. Un corpo unico ma non indivisibile, in cui il successo di uno dei membri può ricadere come un pesante fardello sugli altri, in cui preferenze più o meno consapevoli possono creare disagi e complessi, gettando le basi per esistenze sofferte e incompiute.
È quello che ci vuole raccontare Noah Baumbach nella sua brillante commedia scritta per Netflix, The Meyerowitz Stories (New and Selected), e resa viva e credibile da un cast in gran forma capitanato da un Dustin Hoffman adorabilmente insopportabile. Una produzione portata a Cannes nell'edizione della battaglia tra due realtà così diverse, tra il festival e l'istituzione cinema e lo streaming, per un evento che sa di metaforico, come se il successo di questo figlio illegittimo della distribuzione cinematografica fosse visto con geloso rancore da un padre non più giovanissimo. Un genitore che, come tutti i genitori, deve tirare le somme del passato e fare i conti col futuro.
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Benvenuti a casa Meyerowitz
Quella che ci racconta Baumbach in The Meyerowitz Stories è la storia della famiglia che dà il titolo al film, composta dai fratelli Danny e Matthew, dalla sorella Jean, e dalla figura preponderante del padre Harold, al quale si affianca la nuova moglie Maureen. Tre fratelli che non potrebbero essere più diversi tra loro: Matthew è l'unico della famiglia ad aver raggiunto un ragguardevole successo, vive a Los Angeles ed è un uomo d'affari affermato; Matthew e Jean, invece, vivono ancora a New York e non hanno raggiunti gli stessi obiettivi del fratellastro. Inoltre, pur vivendo più vicini al padre ed avendo un rapporto più costante e quotidiano con lui, non ricevono da lui le attenzioni e la stima destinate a Matthew, e subiscono invece il suo carattere difficile e l'irritazione nei confronti di una vita che non gli ha dato il riconoscimento come scultore che pensava di meritare.
Per questo i figli decidono di organizzare una retrospettiva per valorizzare e dare risalto al suo lavoro, mentre procedono le discussioni riguardo la vendita della casa e delle opere di Harold, voluta dalla moglie Maureen, e la salute dell'uomo peggiora facendo emergere le discussioni e i contrasti tra i figli, tra un Danny sentimentalmente legato alla casa di famiglia e Matthew che invece considera la vendita un'opportunità per tutti.
L'opera di Harold
The Meyerowitz Stories racconta, come suggerisce il titolo, le diverse storie di questa complessa famiglia, ma quell'aggiunta New and Selected fa capire come queste siano trattate come le opere di un autore, come in una galleria astratta scandita dai diversi capitoli in cui è suddivisa la storia, scanditi a schermo da delle minimali didascalie. Danny, Matthew e gli altri passi del racconto di Baumbach sono così visti come delle opere di Harold ed un elemento chiave del film, uno dei suoi temi, è proprio l'analisi di come il comportamento e il carattere dell'uomo abbiano influito su quello dei suoi figli, seppur in modo diverso e quasi diametralmente opposto. Uno spunto che si concretizza nelle dinamiche familiari descritte dall'autore in uno script dalla costruzione intelligente e raffinata, brillante ed arricchito da dialoghi briosi e fulminanti.
È evidente che un film del genere non potrebbe funzionare senza il supporto degli interpreti e va detto che tutto il cast di The Meyerowitz Stories si dimostra in perfetta forma, da Adam Sandler nel mettere in scena il suo Danny così bisognoso di attenzioni da parte dei familiari e della sua stessa figlia all'avvio della carriera universitaria (e di bizzarra filmaker) alla dimessa Jean di Elizabeth Marvel. Ma è in un sontuoso Dustin Hoffman che il film trova la sua chiave di volta, nel patriarca dei Meyerowitz che è perfettamente bilanciato dall'altra punta di diamante del cast, quel Ben Stiller che ci regala, attraverso il suo Matthew, le emozioni di un intenso monologo sulla figura del padre.
L'equilibrio di Baumbach
Abbiamo sempre apprezzato molto lo stile di Noah Baumbach, ma è forse con questo The Meyerowitz Stories che l'autore di Frances Ha e Mistress America ha trovato il suo definitivo equilibrio, bilanciando alla perfezione i diversi elementi del proprio stile narrativo, dai dialoghi all'approfondimento dei personaggi, mantenendosi lucido e a fuoco per tutto lo sviluppo della storia, sviluppando i suoi temi che riguardano la famiglia e il significato del successo con gran compiutezza. Se vogliamo trovare un difetto al film realizzato per Netflix, però, e ammesso che si possa considerare un vero e proprio difetto, è che non c'è molto di sorprendente in quest'ultimo lavoro: fa quello che ci si aspetta, ma lo fa con gran stile.
Movieplayer.it
4.0/5