Resiste ancora nelle sale italiane The Menu, il film diretto da Mark Mylod con protagonisti Ralph Fiennes e Anya Taylor-Joy distribuito da Searchlight Pictures dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma. Tra passaparola, cast stellare e variegato, e tema culinario che sullo schermo funziona sempre, le persone continuano a riversarsi al cinema per vederlo (o rivederlo). Ne approfittiamo allora per fornirvi la spiegazione del finale di The Menu, con le ultime portate della cena al centro della storia pronte a servire svariati significati.
La risposta è nel cheeseburger
È una sorta di finale in due parti quello di The Menu. La penultima portata non era prevista inizialmente nel menu rigido e meticolosamente pensato dallo chef interpretato da Ralph Fiennes per punire i commensali rappresentanti di quella classe ultra-ricca. Colpevole di essere divenuta vittima della sua stessa "snobberia" esclusiva perfettamente rappresentata dalla cucina molecolare al centro del film. La variabile che genera il caos è Il personaggio di Anya Taylor-Joy, che sembra far parte della classe sociale "inferiore" che vuole vendicarsi di quella borghese. Fino alla fine del film non riesce a decidere da che parte del tavolo - simbolico e fisico - debba stare, ma a fare la differenza sul suo destino sarà proprio il coraggio di sfidare il sibillino chef al suo stesso gioco, dopo aver scoperto le umili origini culinarie dell'uomo in una panineria. La ragazza "di facili costumi" assunta all'ultimo come sostituta accompagnatrice dal personaggio di Nicholas Hoult non ha mangiato praticamente nulla di quanto le è stato servito perché non era prevista tra i commensali, accuratamente scelti dallo chef, e quindi non ha gradito nessuna delle pietanze passivo-aggressive servite, un elemento che manda ai matti Fiennes.
A quel punto la sua richiesta di un cheeseburger fatto come si deve, senza idee gourmet in aggiunta, con patatine fritte come contorno, è la satira fatta allo stesso chef e alla novelle cuisine. Dato che si tratta del piatto più semplice e meno raffinato possibile, è uno smacco vero e proprio in faccia a Ralph Fiennes e alla sua crociata anti-borghese, ma non è finita qui. Sentendosi piena dopo qualche boccone e qualche patatina fritta, gli chiede se è possibile averlo a portar via. Il che dà allo spettatore una doppia informazione: si tratta di un ulteriore smacco a tutto ciò che il ristorante pluristellato e pluriesclusivo rappresenta, ancor più della portata a sorpresa in sé, ma anche la rivelazione che il personaggio di Taylor-Joy sarà l'unico a poter andarsene da quell'isola sperduta e quindi sopravvivere alla carneficina preannunciata dallo chef a metà della cena e della pellicola non solo per gli avventori e clienti. Ma anche per tutto lo staff che si sacrifica per dimostrare un punto. Le inquadrature finali, che vedono il personaggio di Taylor-Joy andarsene libera in barca mentre l'intera isola sta bruciando tra le fiamme, in un montaggio alternato e incrociato, conferma quell'ipotesi. Non è tutto. La ragazza può finalmente godersi cheeseburger e patatine con un bel morso godurioso di serenità, perché sa di essere salva e forse anche di essersela guadagnata questa libertà: non era come tutti gli altri commensali. Sfidiamo chiunque a non aver avuto voglia di un bel cheeseburger una volta usciti dalla sala.
The Menu, la recensione: il gioiellino cineculinario è servito
L'ultima portata
L'ultima portata prevista da The Menu è però riuscita a seguire le direttive e intenzioni iniziali dello chef Fiennes, nonostante il caos e gli imprevisti durante la cena e gli eventi del film. A quel punto, sbugiardati l'uno di fronte all'altro, i clienti sono disposti a immolarsi e ad essere puniti e catarticamente consumati dal fuoco per provare ad espiare i propri peccati: dal viscido regista di John Leguizamo e la sua assistente che per troppo tempo ha assecondato i suoi vizi di Aimee Carrero; alla coppia facoltosa con un matrimonio oramai solo di facciata composta da Reed Birney e Judith Light; il trio di giovani rampolli viziati che hanno rubato soldi alla propria azienda (Arturo Castro, Mark St. Cyr e Rob Yang); fino alla critica culinaria di Janet McTeer, che in passato aveva rovinato lo chef come molti altri ristoratori, e all'assistente leccapiedi di Paul Adelstein, colpevole di non riuscire ad avere un'opinione propria pur di mantenere il proprio status sociale.
L'ultima portata è un altro simbolo della cucina americana meno sana e più genuina e infantile per eccellenza: gli s'mores, ovvero i marshmallow bruciati nel fuoco. La messa in scena - cioè l'impiattamento - di quest'ultima portata rappresenta, è proprio il caso di dirlo, la ciliegina sulla torta di questo gioiellino cineculinario. Inquadrati dall'alto, i commensali seduti al proprio posto indossano delle tute fatte di marshmallow, che attraverso una scia dipinta a mano con varie salse e piante a terra e sui tavoli, farà loro prendere fuoco accendendo la miccia, per arrivare fino alla cucina e allo staff. Nessuno è risparmiato, a parte Anya Taylor-Joy. The Menu è riuscito insomma a coinvolgere tutti i tipi di cucina, anche la più becera e basica, per fare satira e denuncia sociale attraverso tutti i livelli e gli strati cineculinari.