The Man in the High Castle: nazisti a Times Square

The Man in the High Castle, ispirata all'omonimo libro di Philip K. Dick, vince il premio miglior nuova serie tv al Roma Fiction Fest. Prodotta da Amazon Studios e scritta da Frank Spotnitz, già autore di X-Files, la miniserie racconta che cosa sarebbe successo se Nazisti e Giapponesi avessero vinto la Seconda Guerra Mondiale.

La storia non si fa con i se, la letteratura invece sì: The Man in the High Castle, pubblicato in italiano con il titolo La Svastica sul Sole, di Philip K. Dick, si basa su uno dei "what if" più clamorosi di sempre, ovvero la vittoria della Seconda Guerra Mondiale da parte di Germania e Giappone, con conseguente spartizione degli Stati Uniti tra le due potenze alleate.

The Man In The High Castle: una suggestiva immagine del pilot
The Man In The High Castle: una suggestiva immagine del pilot

Prodotta da Amazon Studios insieme a Ridley Scott e scritta da Frank Spotnitz, autore di X-Files e recentemente anche di Medici: Masters Of Florence, girata in questi giorni in Italia, l'omonima serie televisiva ispirata al racconto distopico di Philip K. Dick ha vinto il premio come miglior nuova serie TV al Roma Fiction Fest, decisione presa dalla giuria presieduta dal musicista e attore Steve Van Zandt (Ecco una lista di tutti i vincitori dell'edizione 2015).
Composta da dieci episodi, The Man in the High Castle debutterà su Amazon Instant Video il prossimo 20 novembre.

Leggi anche: The Man in the High Castle raccontato dal suo creatore Frank Spotnitz

Grande Reich Nazista e Stati Giapponesi del Pacifico

The Man in the High Castle: una delle prime immagine del pilot
The Man in the High Castle: una delle prime immagine del pilot

Ambientata nel 1962, la serie colpisce immediatamente allo stomaco lo spettatore con immagini forti: la svastica nazista che campeggia al centro di Times Square, a New York, è un simbolo potente, che dà forma ad alcuni dei peggiori incubi, catapultando immediatamente il pubblico nell'universo parallelo raccontato dalla serie, un mondo in cui la storia ha preso una piega decisamente diversa e inquietante. Nel mondo immaginato di Dick gli Stati Uniti sono spaccati in due, proprio come la Germania del dopo guerra, con la parte est affidata ai Nazisti e ribattezzata Grande Reich Nazista, con capitale a New York, e la parte ovest, ribattezzata Stati Giapponesi del Pacifico con capitale a San Francisco, lasciata ai giapponesi. Per dare il senso di questo "nuovo mondo", gli autori uniscono diversi elementi delle tre culture, creando però non un'atmosfera cosmopolita e di integrazione, bensì un opprimente senso di estraneità, in cui fermandosi per le enormi strade americane a mangiare un sandwich si può essere sorpresi dalla cenere dei forni crematori degli ospedali, in cui si bruciano i malati, e dove la svastica nazista spunta da ogni cartello, insegna o adesivo.

La cavalletta non si alzerà più

The Man in the High Castle: Alexa Davalos in una scena del pilot
The Man in the High Castle: Alexa Davalos in una scena del pilot

Protagonisti della storia tre figure chiave: Juliana Crain (Alexa Davalos), esperta di arti marziali che vive a San Francisco e viene coinvolta dalla sorella nella resistenza americana, Joe Blake (Luke Kleintank), giovane recluta della resistenza che nasconde più di un segreto, e Nobusuke Sagomi (Cary-Hiroyuki Tagawa), ufficiale giapponese preoccupato per il destino degli Stati Giapponesi del Pacifico. Simboli delle tre parti in gioco, i tre personaggi, attraverso le loro storie, raccontano com'è vivere in un mondo in cui le leggi razziali sono diventate la norma e le SS girano per le strade come vigili urbani: uno dei più esplicativi è il caso di Frank (Rupert Evans), fidanzato di Juliana, ex orafo costretto a lavorare in fabbrica perché la sua arte è proibita e considerata oscena, e a nascondere le sue origini ebraiche. Punto di collegamento tra le vicende dei protagonisti è il misterioso video "La cavalletta non si alzerà più", filmato che mostra una realtà diversa, quella in cui gli alleati hanno vinto la guerra, opera misteriosa diffusa da "l'uomo nel castello" del titolo, che il Reich vuole assolutamente eliminare e che la resistenza americana cerca invece di salvare disperatamente.

Se Hitler muore

The Man in the High Castle: una scena della serie
The Man in the High Castle: una scena della serie

La grande genialità di The Man in the High Castle sta nel ribaltare tutte le certezze che il pubblico dà per scontate: incredibile ma vero, nella serie la morte di Hitler, forse nell'immaginario collettivo una delle figure che meglio incarnano il male assoluto, è considerata una vera e propria catastrofe, che potrebbe portare a conseguenze terribili. Vecchio e malato, il potere del Führer è insidiato dai suoi uomini più fidati, Goebbels e Himmler, che aspettano la morte del capo per poter prendere il suo posto, minacciando così gli equilibri del paese, perché, chiunque vinca, entrambi sono intenzionati a riprendersi la parte degli Stati Uniti affidata al Giappone. Grazie al potente testo di Dick, The Man in the High Castle fa diventare gli incubi reali, incarnati dalla terribile figura di John Smith, un diabolico Rufus Sewell, obergruppenführer che abbatte la resistenza in modo metodico e spietato, malvagio e totalmente privo di empatia, un demone in divisa, pronto a congelare il pubblico con il suo sguardo di ghiaccio.

Movieplayer.it

4.0/5