The Loudest Voice, la recensione: il quinto potere e lo scandalo Fox News

The Loudest Voice, la recensione della miniserie con Russell Crowe e Naomi Watts: la storia di Roger Ailes, presidente di Fox News, fra politica e scandali sessuali.

Alla Fox, abbiamo uno o due semplici punti e li ripetiamo in continuazione. E alla fine si arriva al punto in cui, nella mente delle persone, questa è la verità che conoscono meglio.

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The Loudest Voice: Russel Crowe in una scena della serie

Da film come Dentro la notizia di James L. Brooks e Sesso e potere di Barry Levinson, fino ad arrivare a serie quali The Newsroom o il recentissimo The Morning Show, l'evoluzione del rapporto fra l'opinione pubblica e l'apparato mediatico della televisione è da decenni un costante oggetto di attenzione sul grande e sul piccolo schermo. E proprio le interconnessioni fra il giornalismo televisivo e la politica sono fra gli aspetti centrali della miniserie di Showtime, dal 4 dicembre su Sky Atlantic e in streaming su NOW TV, di cui ci accingiamo a parlare nella nostra recensione di The Loudest Voice, biografia in sette episodi (per una durata complessiva di circa sei ore) di Roger Ailes, per vent'anni presidente del colosso dell'informazione Fox News.

Una figura estremamente controversa, quella di Roger Ailes: un Machiavelli della destra americana, la cui reputazione sarebbe stata disintegrata, nel 2016, dalle rivelazioni sugli abusi sessuali consumati nei confronti di numerose dipendenti del network. Una vicenda che, negli Stati Uniti, ha ricevuto un'eco vastissima; al punto che, con singolare tempismo, ad appena sei mesi dalla messa in onda di The Loudest Voice è in arrivo nelle sale Bombshell, pellicola di Jay Roach sempre incentrata sugli scandali all'interno di Fox News, con John Lithgow nel ruolo di Ailes e Charlize Theron in quello della giornalista Megyn Kelly.

Fox News: la voce più forte

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The Loudest Voice: Russell Crowe nel ruolo di Roger Ailes

In The Loudest Voice, sviluppato da Tom McCarthy (l'autore de Il caso Spotlight) e Alex Metcalf sulla base del libro di Gabriel Sherman The Loudest Voice in the Room, Roger Ailes ha invece la stazza mastodontica e il volto irriconoscibile di Russell Crowe. Un volto su cui un prodigioso trucco prostetico disegna, da un episodio all'altro, le tracce dell'avanzare del tempo e dell'età, con un effetto mimetico tale da rendere ancora più impressionante l'interpretazione dell'attore australiano, impegnato in una delle migliori prove della sua carriera. Il suo Roger Ailes è rappresentato come un perfetto antieroe alla Orson Welles: un Charles Foster Kane in preda all'ebbrezza del potere, caratterizzato da una feroce arroganza, da un'ambizione senza limiti e dal fiero disprezzo per tutto ciò che percepisce come 'diverso' e, nello specifico, antiamericano.

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The Loudest Voice: una scena della serie

Nei propositi di Ailes, al quale nel 1995 il magnate Rupert Murdoch (Simon McBurney) propone di creare una rete TV dedicata all'informazione per ventiquattr'ore su ventiquattro, Fox News diventerà appunto questo: la voce più forte nella stanza, lo strumento in grado di imporre un'agenda politica rigidamente conservatrice attraverso uno sguardo 'filtrato' sulla realtà e una tendenza a semplificare e a spettacolarizzare quanto più possibile le notizie. Nonché tentando di influire in maniera diretta sullo scenario politico mediante l'appoggio al Partito Repubblicano, fino ad intuire il potenziale elettorale di una "scheggia impazzita" quale Donald Trump.

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La storia americana e il quinto potere

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The Loudest Voice: un'immagine della serie

Nell'arco delle sette puntate di The Loudest Voice, intitolate emblematicamente con il relativo anno di ambientazione, prendono forma pertanto due decenni di storia americana. Si parte dal biennio 1995/1996, con il sodalizio fra Ailes e Murdoch e il debutto di Fox News, per passare al 2011, con l'attentato alle Torri Gemelle e la cesura incolmabile fra un "prima" e un "dopo"; sette anni dopo, la conquista della Casa Bianca da parte di Barack Obama, che Ailes non esiterà a trasformare nel bersaglio delle proprie bordate mediatiche (dalle calunnie sul background personale del Presidente alle accuse di razzismo), e la sua rielezione nel 2012, per arrivare infine, con gli ultimi due episodi, al periodo compreso fra il 2015, con l'inizio della parabola politica di Trump, e il 2016, quando le accuse contro Ailes vengono rese pubbliche.

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The Loudest Voice: Russel Crowe e Naomi Watts in una scena della serie

Gli ultimi sono i segmenti di maggior intensità della miniserie, affidati rispettivamente alla regia del veterano britannico Stephen Frears e dello Scott Z. Burns di The Report (mentre i primi cinque episodi sono distribuiti fra Kari Skogland e Jeremy Podeswa): le puntate in cui al punto di vista di Ailes si alterna quello di uno dei volti-simbolo di Fox News, Gretchen Carlson. E Naomi Watts, chiamata a calarsi nei panni della nota presentatrice (una parte che, in Bombshell, è ricoperta dalla sua amica e connazionale Nicole Kidman), ne fornisce un ritratto magistrale, in cui si bilanciano l'umiliazione di essere ridotta a una "donna-oggetto", la frustrazione repressa a fatica dietro una facciata di cordiale professionalità e la sofferta tenacia nel voler portare alla luce il sessismo e i meccanismi di potere in atto negli studi e negli uffici della Fox.

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Roger Ailes e le sue vittime

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The Loudest Voice: Naomi Watts in una scena della serie

La Gretchen Carlson di Naomi Watts, giornalista su cui continua a 'gravare' un passato da ex Miss America, non è tuttavia l'unica prospettiva alternativa a quella di Roger Ailes: il controcampo alle sue pratiche di abusi e di atteggiamenti prevaricatori si estende ad altri personaggi femminili, ma anche, in una chiave differente, alla figura del suo pupillo, il giovanissimo giornalista Joe Lindsley. Fra il quarto e il quinto episodio Lindsley, un Emory Cohen ingrassato appositamente per il ruolo, è l'allievo prima affascinato e via via più succube del proprio mentore: il discepolo prediletto del fanatismo reazionario di Roger Ailes, ma pure il testimone diretto - e l'inconsapevole vittima - delle paranoie di Ailes e di sua moglie, Beth Tilson, sodale dalla cieca fedeltà incarnata da Sienna Miller, altra interprete che 'sparisce' sotto una maschera di make-up e di vacua compostezza.

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Conclusioni

E come illustrato nella nostra recensione di The Loudest Voice, tali paranoie non si limitano a tramutare ogni battaglia politica in una crociata senza esclusione di colpi, ma finiscono per prendere il sopravvento sull’etica deontologica, così come sul più elementare rispetto della dignità umana. Contribuendo alla metamorfosi di Roger Ailes in un protagonista dalla statura cupa e grottesca, assimilabile a un altro alfiere dell’ultradestra americana, il Dick Cheney del film Vice: due eminenze grigie sempre dietro le quinte, ma consapevoli di muovere i fili di un gigantesco spettacolo che non rinuncerebbero a dirigere per nulla al mondo.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • L’arguto, raggelante, lucidissimo affresco di vent’anni di storia politica americana.
  • Il rigore narrativo e la ricchezza di dettagli con cui gli autori hanno saputo ricostruire la parabola di Roger Ailes.
  • La capacità di correlare una singola vicenda biografica ad un contesto più ampio e complesso, evitando semplificazioni e didascalismi.
  • La magnifica performance di un irriconoscibile Russell Crowe, affiancato dall'ottima Naomi Watts.

Cosa non va

  • La minore intensità dei primi episodi rispetto all’esplosiva seconda metà della miniserie.