Dieci mesi fa, con l'episodio Ritorno a casa, si concludeva su un clamoroso cliffhanger la prima stagione di The Last Ship. Ideato da Hank Steinberg e Steve Kane per il canale via cavo TNT e basato sull'omonimo romanzo di William Brinkley, The Last Ship, a dispetto di un esordio che non brillava certo per originalità e di uno stile alquanto rozzo e fracassone, si era dimostrato con il trascorrere delle settimane, pur fra alti e bassi, un prodotto lievemente superiore rispetto a premesse non proprio eccellenti, e capace anche di distillare qualche buona dose di suspense.
Il 'viaggio' della Nathan James, insomma, anziché risolversi in un misero naufragio era riuscito a conquistare (almeno in parte) la nostra attenzione, sfruttando anche la scarsa concorrenza del palinsesto estivo. Pure negli Stati Uniti, The Last Ship era stato in grado di tenere incollati allo schermo quattro milioni e mezzo di spettatori, con un calo di audience estremamente contenuto fra l'inizio e la fine della stagione (5,3 milioni per il primo episodio, 4,4 milioni per l'ultimo). E benché proprio il finale di stagione di The Last Ship fosse la puntata più solida ed emozionante, con la seconda stagione della serie qualcosa, almeno a livello di feedback del pubblico, sembra non aver funzionato a dovere; ma andiamo con ordine...
Dove eravamo: l'antefatto
Negli ultimi minuti della scorsa stagione, avevamo lasciato il Capitano Tom Chandler, interpretato da Eric Dane, poco dopo il ricongiungimento con suo padre Jed (Bill Smitrovich) e con i suoi figli Ashley (Grace Kaufman) e Sam (Aidan Sussman), salvati appena in tempo dal virus letale; non era stata altrettanto fortunata sua moglie Darien (Tracy Middendorf), spirata a causa della malattia. Ma prima ancora di poter assorbire il dolore per questa perdita, Chandler si era visto costretto a intraprendere una nuova, forsennata lotta per la sopravvivenza, la propria e quella della sua famiglia: Baltimora, infatti, è posta sotto il controllo delle milizie agli ordini del Vice Presidente degli Stati Uniti, Amy Grandson (Alfre Woodard), la quale ha instaurato una sorta di dittatura paramilitare basata sul terrore e impegnata ad operare lo sterminio programmatico di tutte le persone colpite dal contagio. Uno scenario agghiacciante che non è destinato a cessare neppure con l'ideazione di un vaccino da parte della dottoressa Rachel Scott (Rhona Mitra), l'altra eroina della serie.
Guerra civile a Baltimora
La duplice première della seconda stagione, due episodi dal titolo Unreal City e Fight the Ship, trasmessi nella stessa sera per una durata complessiva di circa un'ora e mezza, ci riporta di colpo in questo contesto da canonica guerra civile post-apocalittica. A bordo della Nathan James, il Capitano Mike Slattery (Adam Baldwin) e il suo equipaggio si ritrovano alla mercé delle truppe della Grandson, che vorrebbero mettere le mani sul virus primordiale - un'arma dal potenziale distruttivo incalcolabile. Lo scienziato Quincy Tophet (Sam Spruell), il quale ha provvidenzialmente nascosto il virus, viene interrogato a proposito, ma piuttosto che consegnare il virus nelle mani sbagliate sceglie di uccidersi, con un gesto che segna anche un'ideale redenzione di un personaggio complesso e tormentato. Invece sulla terraferma Chandler, intenzionato a fermare la Grandson, affida suo padre e i suoi figli a uno degli ufficiali più fidati della Nathan James, Russ Jeter (Charles Parnell); quindi, insieme al giovane Tenente Danny Green (Travis Van Winkle), Chandler si prepara a prendere il controllo dell'Olympia, dove sono stipati migliaia di individui in procinto di essere uccisi per volontà del regime.
Nel frattempo, all'interno della sede dell'Avocet, quartier generale di Amy Grandson, la dottoressa Scott, messa alle strette, riesce a ottenere la possibilità di iniettare le rimanenti dosi del vaccino ad alcuni malati ai bordi delle strade; in cambio, Rachel accetterà di mettersi al servizio dell'Avocet. Gli scienziati della Grandson, intanto, contano di estrapolare le cellule staminali per l'immunità dal virus dal grembo di Kara Foster (Marissa Neitling), in piena gravidanza; ma all'improvviso, mentre Kara è immobilizzata di fronte ai medici, l'intero edificio piomba nell'oscurità grazie a Danny, che ha preso possesso della sala di controllo dell'elettricità. Chandler, che ha stretto un'alleanza con il capo della rivolta, Thorwald (Titus Welliver), penetra nel palazzo dell'Avocet insieme a un gruppo di "ribelli"; ma in soccorso di Rachel ecco ricomparire pure Tex Nolan (John Pyper-Ferguson), tornato precipitosamente a Baltimora dopo aver appreso le notizie sulla drammatica situazione in città e deciso a salvare la donna di cui è innamorato.
La resa dei conti
Caratterizzata da un ritmo incalzante, dal susseguirsi di sequenze d'azione e da una tensione mantenuta su alti livelli per entrambi gli episodi (diretti da Jack Bender, regista veterano di serie come Alias, Lost e Under the Dome), la première di The Last Ship, più che l'inizio di una nuova stagione, si configura al contrario come la conclusione delle varie storyline lasciate in sospeso un anno fa. Ecco dunque una scatenata "battaglia finale" fra il governo distopico di Amy Grandson e la ribellione guidata dal Capitano Chandler e da Thorwald, volta a impedire un nuovo Olocausto. Dalla riconquista della Nathan James, strappata dalle mani delle truppe governative, al duro confronto fra la Vice-Presidente Grandson e sua figlia Alisha (Christina Elmore), pronta a sottrarsi all'autorità di sua madre, The Last Ship si riapre con un'ora e mezza di adrenalina e di scene al cardiopalma, che culminano con la definitiva vittoria di Chandler e dei suoi uomini.
Poco dopo aver fatto uccidere Thorwald, infatti, Amy Grandson si trova costretta a dichiarare la resa. Il suo implacabile faccia a faccia con Tom Chandler, sul tetto dell'Avocet, rimane il momento clou della première, soprattutto grazie al talento di un'attrice quale Alfre Woodard. Alle prese con un personaggio che, sulla carta, rischiava di apparire una banalissima villainess, la Woodard è molto abile nel conferire alla Grandson anche tratti più sfumati e intriganti; di conseguenza, è un peccato che questa nuova, superba antagonista si tolga la vita al termine dell'episodio Fight the Ship, privando la serie di un personaggio rimasto in scena per appena tre puntate e che avrebbe potuto essere sfruttato maggiormente. Lo stesso può dirsi della figura di Thorwald, sacrificata in maniera sbrigativa senza aver avuto l'occasione di lasciare davvero il segno.
Una nuova rotta per la Nathan James?
Ristabilito l'ordine a Baltimora, con il vaccino finalmente a disposizione dell'intera cittadinanza, Tom Chandler, Rachel Scott e gli altri membri dell'equipaggio della Nathan James sono ora pronti ad intraprendere un nuovo viaggio e a fare rotta per il Norfolfk, diretti a casa. Dal terzo episodio in poi, The Last Ship comincerà dunque un nuovo corso - e un nuovo viaggio - con un sostanziale reset dell'attuale situazione narrativa. Una scelta atipica, dal punto di vista drammaturgico, e che potrebbe non ripagare in termini di ascolti. Già questa première, vuoi per l'assenza di un reale buzz attorno alla serie, vuoi per l'inevitabile senso di "già visto" di un plot costituito da ottanta minuti di sparatorie e combattimenti, ha registrato una clamorosa battuta d'arresto in termini di audience: meno di tre milioni di spettatori, con un drastico calo di un terzo del pubblico rispetto al finale della prima stagione. Numeri che, salvo imprevisti, rischiano di continuare a scendere nelle prossime settimane, per una serie che non si è mai avvicinata neanche per sbaglio all'aura di culto di uno show analogo come The Walking Dead.
Dopo la lunga parentesi della guerra civile a Baltimora, i futuri episodi di The Last Ship promettono, per certi versi, un "ritorno al passato", con un altro tragitto marittimo e il recupero di un'ambientazione circoscritta all'interno della nave. Inoltre lo strano malore di Sam, il figlioletto di Chandler, potrebbe preludere a un'imminente ripresa anche della lotta al virus; difficile, del resto, pensare che una serie nata come una storia di sopravvivenza ad una letale epidemia potesse già aver risolto la sua principale storyline, pertanto è lecito aspettarsi sviluppi nefasti pure su questo fronte. Il problema, tuttavia, è che l'offerta sul piatto, specialmente dopo la climax degli scorsi due episodi, non è così allettante da poter incrementare l'interesse nei confronti di una serie che non è mai riuscita a farci affezionare davvero ai suoi personaggi e che, da questo momento in poi, rischia di andare incontro a un rapido declino...