Superato il giro di boa con il quinto e magnifico episodio di The Last of Us (qui la nostra recensione), la serie di Craig Mazin e Neil Druckmann disponibile su Sky e NOW è pronta a cambiare stagione. Proprio come nel videogioco, nella serie assistiamo infatti a un piccolo salto temporale off-screen dopo i tragici eventi di Kansas City, che ancora sembrano infestare gli incubi di Ellie (Bella Ramsey). L'estate che ha segnato l'inizio del viaggio insieme a Joel (Pedro Pascal) è ormai alle spalle, mentre l'autunno regala negli stati più a Nord d'America i primi panorami innevati.
Degli scheletri dei grattacieli urbani alla natura imperante, i nostri protagonisti riescono così a raggiungere il Wyoming alla ricerca di Tommy (Gabriel Luna), il fratello di Joel dato per disperso da mesi dopo gli ultimi contatti ricevuti da lì. L'elegante melò del terzo episodio e il profondo dramma alla fine del precedente lasciano allora spazio questa settimana a una quasi totale distensione nella scrittura, interessata adesso a ricalibrare e dare diversa struttura al rapporto tra Joel ed Ellie, a lasciarlo definitivamente maturare dandogli precisa forma senza lasciare spazio a dubbi su profondità e interesse relazionale dei due.
[ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE]
Go East
I primi 15 minuti del sesto episodio (Kin) sono istruttori, ricalcano cioè la tesi e l'indirizzo della storia fin qui sostenuti. È un escamotage narrativo che insieme amplia l'orizzonte del racconto - approfondendo ancora di più la sfera psicologica dei protagonisti - e riassume e circoscrive pensiero, idee ed evoluzione dei personaggi. Ci ricorda ad esempio che la missione del momento è trovare Tommy, che Joel guarda al futuro senza Ellie - che considera ancora un "cargo" - e che la ragazzina impara in fretta a prendersi cura di se stessa, sostituendo magari il suo protettore nelle ronde notturne mettendo in pratica quanto imparato da lui (lei si definisce una "natural"). Dal piccolo agguato nel focolare di una simpaticissima coppia di autoctoni del Wyioming fino alle camminate tra stupendi moniti imbiancati in lontananza, questa fase autunnale di Joel ed Ellie comincia in modo decisamente più sereno e rilassato, al netto di una soglia dell'attenzione al pericolo sempre elevatissima che non permette mai di abbassare la guardia. Spostandosi sempre di più verso Est, comunque, i due raggiungono una diga ancora in funzione, e qui vengono accerchiati da un gruppo di uomini armati e a cavallo che si rivelano essere concittadini di Jackson, insediamento edificato e protetto proprio da Tommy.
Il talento e la bravura di Pedro Pascal nel ruolo di Joel sono misurabili anche e soprattutto dalla sua eccezionale espressività. Nel momento in cui riabbraccia il fratello, felice e sorpreso di vederlo ancora vivo, sono quasi commoventi nella loro semplicità. Ma sono le piccole cose a rendere grandi alcuni attori, e questa è una delle peculiarità di Pascal. Certo anche Gabriel Luna si conferma un interprete in ascesa e particolarmente azzeccato per il ruolo, che ricopre con grande cuore e profondità pure sul lato emozionale che finora non avevamo potuto ammirare nelle sue complesse sfaccettature. "Cosa cazzo ci fai qui?", domanda Tommy a Joel dopo un primo abbraccio: "Sono venuto a salvarti", gli risponde ridendo il fratello, mentre Ellie dalla distanza sembra incredula della reazione così spontanea del compagno di viaggio, anche un po' turbata. Tommy e la moglie Maria (Rutina Wesley) spiegano ai due nuovi arrivati come funziona Jackson a livello sociale e persino politico, come sono riusciti a ricostruire un piccolo angolo di paradiso civile e sereno nel bel mezzo del nulla e in un mondo sfinito.
È poi con un tete-a-tete tra Joel e Tommy che gli animi si scaldano e il confronto si fa più viscerale e acceso: il primo sembra invidioso delle tranquillità che circonda il secondo e non accetta in prima istanza che sia quello il suo posto, così come non prende bene la notizia che il fratello diventerà padre e non potrà accompagnarlo all'Università del Colorando per scortare Ellie. Per quanto felice di rivedere Joel, invece, Tommy non riesce a soprassedere al tono apodittico del fratello, che giudica dall'alto della sua drammatica esperienza le scelte di vita dell'altro. Ed è qui che arriva la sentenza che mette in moto una rivoluzione attiva nel cuore di Joel: "Solo perché la vita si è fermata per te, non significa che debba fermarsi anche per me". Tommy mette a nudo - esagerando - quella parte rancorosa che affligge Joel dal giorno della morte di Sarah, lasciandolo senza parole e per la seconda volta da inizio episodio in preda a un attacco di panico. Successivamente si scuserà e Joel gli rivelerà la morte di Tess e l'importanza di Ellie, ma quel momento resta di fondamentale importanza nell'economia narrativa, esattamente come quello in cui Ellie viene a conoscenza di Sarah.
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Paura
Il confronto tra fratelli è sicuramente il motore dell'episodio, ma la drammaturgia esistenziale ed evolutiva di Joel si muove interamente lungo la carreggiata della paura. Kin è forse la puntata dove meglio traspare finora la credibilità di Pascal nel restituire in live-action l'anima più intima ed emozionante di Joel, che oltre ad essere un protettore come lo erano Bill ed Henry è anche un uomo con tante ferite e fragilità, padre distrutto, fratello preoccupato e non più quello di una volta in termini di risposta al pericolo e chiamata all'azione. È anzi nel raccontare gli eventi che da Boston lo hanno condotto fino a Jackson che Joel fa il punto della situazione nel modo più sincero e accorato possibile, definendosi "vecchio e debole" soprattutto quando la paura comincia a impossessarsi di lui, lasciandolo spaventato e immobile in preda al panico.
Sono 10 minuti che da soli valgono all'attore un Emmy, ma l'episodio prosegue nei confronti e porta Joel a un faccia a faccia con Ellie su Sarah e sulla reale natura del loro rapporto ("ti importa qualcosa di me oppure no?!"), con l'uomo che considera la sua perdita più importante e imparagonabile a quella della ragazzina ("non sai nemmeno cosa significhi perdere qualcosa!"), mentre lei si dimostra ben più matura e razionale di un Joel emotivamente frammentato e allo sbando. È un momento tra i più significativi della serie, tra i più crudi persino, perché spoglia i due protagonisti delle loro armature e li lascia scoperti a misurare le rispettive ferite ancora sanguinanti. The Last of Us continua però a insegnarci un livello sempre più profondo di umanità e rispetto reciproco, dove è proprio la discussione a muovere gli animi e a farci porre nuove domande su noi stessi, a cercare una quadra nei nostri ragionamenti e nei nostri desideri.
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Quando esistenzialista e dedicata al piano dell'intimità, la scrittura di Craig Mazin si fa da manuale, eccezionale nel tratteggiare le increspature più tragiche della psicologia dei protagonisti e ad allineare i percorsi. Gli ultimi 10 minuti dell'episodio mostrano infatti una sorta di nuovo inizio nel prosieguo per Joel ed Ellie, che raggiunta l'Università del Colorado - finalmente a cavallo - la scoprono abbandonata dalle Luci, trasferitesi invece a Salt Lake City, che diventa automaticamente la loro nuova destinazione. Proprio in conclusione arriva però la scena dell'agguato, trasposta su schermo in modo decisamente più anti-climatico rispetto al videogioco. Il motivo è legato alla solidità stilistica della puntata e a un focus virato al momentaneo passaggio di testimone ad Ellie in termini di protezione, anche se la prossima settimana - a ridosso dell'Inverno - scopriremo "ciò che ha lasciato indietro" la ragazza prima di incontrare Joel.
Conclusioni
È autunno in The Last of Us, e il cambio stagionale coincide con un cambio esistenziale. Concludendo la recensione, il sesto episodio della serie è di ricongiungimento e confronto, dove è soprattutto Pedro Pascal a dare grande e straordinaria prova del suo talento interpretativo, intimo e viscerale, umano e commovente. La tensione dell'azione e del pericolo lascia spazio a dei faccia a faccia essenziali per l'evoluzione dei protagonisti, fino ad arrivare a un momentaneo passaggio di testimone conclusivo che segnerà l'intero Inverno di Ellie.
Perché ci piace
- Pedro Pascal al massimo della sua bravura nel ruolo di Joel.
- La regia soppesata di Jasmila Zabanic, che mai fagocita la storia e anzi la valorizza nei suoi tratti più intimisti ed esistenziali.
- Gabriel Luna si conferma un ottimo Tommy.
- L'atmosfera insieme distesa ma carica di pathos emozionale.
Cosa non va
- La scena dell'agguato finale è trasposta in modo anti-climatico rispetto al videogioco, decisamente meno potente.