Siamo alle battute conclusive della prima e straordinaria stagione di The Last of Us. La serie di Craig Mazin e Neil Druckmann - in Italia su Sky e Now - si appresta infatti a raggiungere la sua iniziale e naturale chiusura, che come suggerito da Bella Ramsey "sarà un evento che farà molto discutere", esattamente come successo dieci anni fa dopo l'uscita originale del videogioco.
Prima di scoprire però quale sarà la fine del viaggio di Ellie e Joel (Pedro Pascal) e capire come proseguirà successivamente la loro storia nella già annunciata seconda stagione dello show, The Last of Us ci regala questa settimana un nuovo, intenso, stratificato ed eccellente episodio, confermando proprio a un passo dalla meta ogni sensazione positiva fin qui maturata, sia in senso traspositivo che stilistico. Una puntata che ancora una volta revisiona il revisionabile elasticizzando i confini concettuali e creativi del franchise, migliorandolo e approfondendolo su vari livelli creativi e proponendo un'esperienza televisiva toccante e insieme adrenalinica e inquietante.
Paradiso o Inferno?
Apocalisse, 21: E vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano ormai svaniti. E sentii una voce venire dal paradiso che disse "ecco, la dimora di Dio è con gli uomini e lui cancellerà ogni lacrima dai loro occhi"
A leggere il passaggio della Bibbia è il David interpretato da Scott Shepherd, attore in qualche modo affezionato a questi ruoli di stampo religioso - e dal cognome emblematico. Caratterista inglese di formazione teatrale, Shepherd è infatti conosciuto per aver dato volto al Cardinale Doussolier in The Young Pope di Paolo Sorrentino, mentre qui esce dai confini prettamente ecclesiastici per cimentarsi in qualcosa di più popolare e sfaccettato. Pastore di nome e di fatto, comunque, essendo il suo David leader del gruppo di sopravvissuti di Silver Lake, piccola cittadina dispersa tra le montagne adesso in balia della rigidità invernale, tra fame e freddo. La sua convinzione è che tutto accada per un motivo, che nulla sia deciso dal caso, tanto che il destino - o la sfortuna - lo porta a incrociare il cammino con Ellie. Nonostante sia riuscita a prendersi cura di Joel e ricucire la ferita, il compagno versa ancora in condizioni critiche e preoccupanti, soprattutto per l'infezione dovuta all'accoltellamento. Servono cibo e medicine, così Ellie decide di uscire e andare a caccia, nella speranza di imbattersi anche in qualche antibiotico.
Colpito un cervo e ferito a morte, lo insegue e incrocia il cammino proprio con David e James (Troy Baker, doppiatore originale di Joel nel videogioco), anche loro a caccia. Qui Mazin - ancora sceneggiatore unico dell'episodio - amplia il background di David e dà più senso e contenuto alle sue azioni e alla sua trasformazione, al suo credo. Insegnante prima della pandemia, l'uomo ha cominciato a leggere la Bibbia e ad avere fede nel momento di massimo terrore, il che - stando ai fondamentali di Marx - lo rende "un dipendente dal bisogno", un debole che maschera e combatte le sue mancanze e le sue paure con la religione, il suo oppio. Questo gli ha dato motivazione e il suo pacato carisma lo ha reso una guida, accarezzando il suo ego e permettendogli di compiere delle scelte immorali "nel suo nuovo paradiso", dato che il vecchio era ormai scomparso.
La sua gente - pure se all'insaputa di molti - vive infatti in una comunità di cannibali che si nutre delle carni dei defunti, amici, genitori, amanti, parenti. Tra questi c'era anche l'uomo ucciso da Joel in Colorado - lo stesso che lo ha ferito -, ed è la storia che racconta ad Ellie per dimostrargli la veridicità della sua confessione: che appunto tutto accade per un motivo. David è mosso da deliri di onnipotenza, dalla facciata bonaria ma sottomesso in verità a un solo credo: quello della violenza che adotta infatti anche con i membri della sua comunità, tra abusi psicologici e terrore reverenziale, per lui unica fede adottabile in un mondo che in realtà è un nuovo inferno, considerando la sua voce quella "del grande padre" a cui è rimesso il compito di dare ristoro e conforto, anche a costo di mezzi estremi.
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Trauma e crescita
When We Are in Need era un episodio molto atteso e non ha tradito le aspettative. Diretta con estrema competenza dal talentuoso Ali Abbasi (Border - Creature di confine, Holy Spider), la puntata si inoltra nei dettami morali della fede e nell'evoluzione psicologica definitiva - per la stagione - di Ellie, il cui ruolo è qui profondamente mutato e si trova costretta a camminare sulle proprie gambe, senza aiuto e, anzi, dovendolo dare. Mentre Joel ha un paio di minuti di protagonismo nel momento di ripresa, in alcuni passaggi di grande tensione e adrenalina, Ellie si trova faccia a faccia con il più subdolo e spaventoso nemico finora affrontato. L'episodio ci ricorda che i veri mostri sono gli uomini, eradicando dal tessuto narrativo i momenti di fuga e lotta contro gli infetti significativi in ottica di gameplay ma non per la funzionalità del racconto. Nessun clicker o creature simili, dunque, perché l'essenza stessa del male è rappresentata dalla corruzione dell'anima, non del corpo.
E David è un diavolo mascherato da cherubino, frutto marcio di un ristagno morale che non conosce limiti alla propria depravazione. Curioso anche come Troy Baker abbia accettato di cambiare pelle e passare da voce di Joel a interprete di uno dei tirapiedi più odiosi e molli dell'intero franchise, ma la scommessa si rivela sicuramente vinta, dimostrando poi le sue elevate capacità attoriali. L'apice di tutto si trova però nel confronto finale tra Ellie e David, che Mazin e Abbasi sono riusciti a tradurre in live-action con estrema efficacia e coerenza, legandolo anche all'inedita concettualità del nemico. Il pastore rivela il suo vero volto e circondato dalle fiamme non ha più strumenti per rivendicare il suo nuovo paradiso. Le sue parole sono vuote e ipocrite ("non sai quanto buono io sia", "non c'è paura nell'amore") e nello scontro con Ellie si denuda completamente di ogni orpello etico, mentendo, provando a stuprarla e a "insegnarle" la sua via, quella dell'Apocalisse.
Ma Ellie non ci sta, è rabbiosa e fuori di sé, ora pronta davvero a tutto per liberarsi da quei viscidi soprusi e da quelle frasi venefiche. E all'Apocalisse, allora, risponde idealmente con Ezechiele 25:17 di Pulp Fiction, al passaggio "e la mia giustizia calerà su di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno", calando un macete più e più volte, in un vero raptus omicida, sulla testa di David, annullandolo come lui voleva fare con lei, lasciandolo tornare melma e nulla. La scena è sensazionale, inquadrata alla perfezione, interpretata dalla Ramsey con evidente visceralità e trasporto, che restituisce nei panni di Ellie la stessa incredulità e liberazione vissute nel videogioco, fino a quell'abbraccio finale con Joel dove traspare tutto il suo trauma, la sua crescita e la sua definizione.
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Conclusioni
L'ottavo e penultimo episodio di The Last of Us ci consegna uno dei punti più elevati ed equilibrati della prima stagione. Tirando le somme della recensione, When We Are in Need amplia, migliora e rispetta il materiale originale, cimentandosi in una riflessione filosofica sulla fede e muovendosi per contrasti, traumi ed evoluzioni psicologiche più o meno definitive. Il confronto molto atteso tra Ellie e David è trasposto con grande potenza dalla regia e con sorprendente visceralità dagli interpreti, restituendo su schermo e in live-action tutte le sensazioni respingenti e scioccanti già vissute nel videogioco. Si tratta insomma dell'eccezionale conferma di un prodotto sbalorditivo proprio a un passo dalla fine.
Perché ci piace
- Le riflessioni sociali e morali mediate dalla tematica religiosa funzionano sempre.
- Il rispetto del materiale originale, soprattutto quando ampliato e migliorato.
- L'interpretazione di Scott Shepherd, un David davvero mefistofelico.
- La grinta e la bravura di Bella Ramsey qui raggiungono il loro apice.
- La regia di Ali Abbasi e la scrittura di Mazin: uno dei connubi migliori.
Cosa non va
- Pure se motivata, la totale assenza di mostri e infetti potrebbe far storcere il naso a qualcuno.