The Last of Us 2: differenze col videogame, dubbi e domande ancora senza risposta

Ragioniamo su cosa aspettarci da questa seconda stagione anche grazie alle nuove dichiarazioni di Neil Druckmann e Craig Mazin.

Pedro Pascal torna nei panni di Joel in The Last of Us 2

Non possiamo affermarlo con assoluta certezza, ma ripensando a quello che è accaduto con la serie TV di The Last of Us, l'impressione è che, anche grazie alla garanzia del marchio HBO, Neil Druckmann (anche co-ideatore del gioco insieme a Bruce Straley) e Craig Mazin siano davvero riusciti a infrangere una barriera: quella che normalmente separerebbe il target ideale di una produzione come questa, i e le videogamer, dal cosiddetto "pubblico generalista". Quello che s'interessa e appassiona a qualcosa decretandone il successo e poi, magari, andando a studiare ed esaminare l'opera originale su cui si basa quello che hanno visto. D'altronde l'esempio del Marvel Cinematic Universe è emblematico: quella serie di film non avrebbe mai e poi mai potuto generare un giro d'affari da decine e decine di miliardi di dollari appellandosi solo a chi leggeva i fumetti della Casa delle Idee.

Last Of Us Part 2 Joel
Pedro Pascal in The Last of Us 2

Ma non divaghiamo. Tornando a The Last of Us si è come ricreata la magia di un'altra produzione leggendaria della HBO che aveva sì un'importante fanbase, ma non così rilevante e nutrita come quella nata grazie alla serie per il piccolo schermo: Game of Thrones. Quella tratta dal videogame Naughty Dog è una produzione che ha proverbialmente messo d'accordo critica e publico, che ha ricevuto premi di ogni tipo e che, a corollario del tutto, ha suscitato una lista infinita di polemiche per la forte inclusione, anche più che nel videogioco, di tematiche LGBTQ+.

Fra qualche settimana, presumibilmente una volta terminata la terza stagione di The White Lotus, su Sky e NOW arriverà la seconda stagione di The Last of Us. E la posta in gioco, come il popolo gamer sa bene, è anche più alta che con la prima.

The Last of Us 2 e il nuovo status quo

La stagione 2 è ambientata cinque anni dopo gli eventi della prima con Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey)che vivono nella comunità di Jackson, nel Wyoming, gestita dalla cognata di Joel, Maria (Rutina Wesley), che, mentre, ha avuto un figlio il fratello di Joel, Tommy (Gabriel Luna).

Last Of Us Part 2 Ellie
Bella Ramsey torna nei panni di Ellie

Fra Ellie e Joel i rapporti sono tesi per via della decisione presa dall'uomo al termine della prima stagione e della bugia raccontata alla ragazza. Che nel mentre, sostanzialmente per la prima volta sta vivendo la sua adolescenza e ha anche una cotta per Dina (Isabela Merced), che, fra l'altro, è l'ex del suo amico Jesse (Young Mazino).

A rendere più intricata e drammatica la vicenda ci penserà uno dei nuovi personaggi, Abby, interpretata da Kaitlyn Dever. Se avete giocato con The Last of Us parte 2 sapete bene di cosa stiamo parlando, se siete all'oscuro... fidatevi. È meglio così e, anzi, v'invidiamo un po' il piacere della scoperta e dei traumi che ne deriveranno.

Ma, qualche riga più su, parlavamo delle polemiche nate a margine della prima stagione. Ecco, con la seconda sta avvenendo grossomodo la medesima cosa e, alcune di queste, hanno a che fare proprio col personaggio di Abby.

"Ma è diversa dal videogioco"

Dai primi materiali ufficiali diffusi dalla HBO, appare abbastanza evidente che la Abby di Kaitlyn Dever sia parecchio differente rispetto a quella del videogame uscito nel 2020. Nel videogioco, dove è interpretata in motion capture da Laura Bailey è muscolosa e granitica, nella serie live action ha una fisicità più simile a quella di Ellie. Apriti cielo: d'altronde non è un caso che quando qualche anno fa pareva che The last of Us dovesse diventare un lungometraggio prodotto dall'etichetta di genere della Sony, la Screen Gems, proprio Dever sostenne un provino per il ruolo di Ellie.

Last Of Us 2 Abby Dever
Kaitlyn Dever è Abby nella stagione 2 di The Last of Us

Spiega Druckmann in una recente chiacchierata con Entertainment Weekly che ha sempre mantenuto i contatti con lei e che l'idea di affidare a lei la parte di Abby "sia stata di Craig quando abbiamo discusso della stagione 2. L'abbiamo scelta perché è un'attrice straordinaria. Guardate il suo curriculum e il modo in cui si immerge nei ruoli. Per noi la performance viene prima di tutto".

Un'affermazione sacrosanta che, però, s'infrange inevitabilmente con le lamentele del web e di chi, più che attori e attrici ingaggiati per quello che possono portare a un personaggio, vorrebbero delle copie carbone. Druckmann motiva così questa decisione: "Dal punto di vista narrativo, le priorità della serie sono diverse. Nel gioco, Abby si muove come Joel ed è capace di affrontare fisicamente certe situazioni. Nella serie, quell'aspetto ha meno peso. Vogliamo esplorare una Abby che forse è fisicamente più vulnerabile rispetto al gioco, ma con uno spirito ancora più forte".

The Last Of Us Hbo
Una scena della prima stagione

Aggiunge Mazin sempre da EW che questa sarà un'opportunità molto stimolante "per esplorare un personaggio che, forse, è fisicamente più vulnerabile rispetto all'Abby del gioco, ma il cui spirito è ancora più forte. E quindi la domanda diventa: "Da dove nasce la sua natura formidabile e come si manifesta?". Una risposta che, appunto, una larga fetta di pubblico scoprirà guardando una serie che sarà interamente basata sul concetto di prospettiva. E di giudizi che possono cambiare, parecchio, a seconda del punto di vista di chi osserva.

La pandemia di The Last of Us: finzione o realtà? La pandemia di The Last of Us: finzione o realtà?

Una storia ricchissima di elementi

Il secondo capitolo videoludico di The Last of Us è densissimo. E lungo il doppio (ma anche di più a seconda dello stile di gioco di ognuno) del primo. Va da sé che i sette episodi della seconda stagione non sono sufficienti a raccontare la sfilza di cose che avvengono nel videogame. Svolte narrative impreviste incluse.

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Nick Offerman e Murray Bartlett, straordinari interpreti dell'episodio 3 della prima stagione

Per Neil Druckmann il primo passo creativo necessario per la la definizione della traiettoria della serie si è basato sul suddividere l'intero arco narrativo della Parte II in segmenti in modo tale da ragionare su quali storie potessero essere raccontate o ampliate. Poi l'imperativo è stato scegliere come chiudere il settimo episodio della seconda stagione, un processo questo da cui ha preso il via quello che, con tutta probabilità, è stato un lavoro estremamente gravoso: riempire gli spazi.

Craig Mazin sembra già sicuro che il pubblico avrà pane per i suoi denti: "Ogni episodio è come un pasto. Puoi avere una cena leggera o un ristorante francese da dodici portate. Abbiamo sette episodi. Sono episodi densi e ricchi. Se consideriamo azione, dramma e posta in gioco come elementi che creano epicità, ognuno di questi episodi sarà un pugno nello stomaco. Non vi annoierete".

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Sul set di The Last of Us

Ma non è tutto. Quando, svariati mesi fa, è arrivata su PlayStation 5 la versione rimasterizzata della Parte 2, Druckmann svelava che proprio qualcosa che veniva proposto come extra in quella release, avrebbe trovato spazio nella serie TV.

Poi è arrivata la notizia del casting di Catherine O'Hara, che interpreterà un personaggio inedito. E, a quanto pare, non sarà l'unica. Dice Druckmann che "C'è un personaggio piuttosto importante di cui si parla molto nel gioco, in modo simile a come abbiamo fatto con Frank (Murray Bartlett, ndr.) nella prima stagione, e che apparirà in questa seconda". Un'affermazione, questa, che fa inevitabilmente crescere le aspettative alla luce della meravigliosa digressione fatta con la terza puntata della stagione 1, Long, Long Time. Un magistrale esempio di scrittura per la TV arricchito da due performance strepitose, quelle di Nick Offerman e di Murray Bartlett.

The Last of Us 2, e poi?

La terza stagione di The Last of Us non è ancora stata ufficializzata dalla HBO, ma possiamo tranquillamente dare per scontato che si farà. E sarà estremamente stimolante vedere e capire come, dove e perché Druckmann e Mazin finiranno la seconda stagione e quanto materiale si terranno da parte per un'altra o, magari, altre due stagioni.

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Gustavo Santaolalla, autore delle musiche di The Last of Us

Già perché una volta archiviati i fatti della Parte 2, non si sa bene come proseguirà la faccenda. Considerate che le discussioni creative fra Druckmann e Mazin per la seconda stagione della serie sono cominciate mentre il team di Naughty Dog stava ancora sudando le proverbiali sette camicie sopra al videogame arrivato nei negozi a giugno del 2020. Sette anni dopo l'uscita della prima parte. La storia potrebbe benissimo concludersi così come nel videogioco, ma quel finale lascia comunque aperte molte porte. Il problema è che se, da una parte, tutti danno per scontato un The Last of Us Parte III, dall'altra, come abbiamo scoperto ai Game Awards lo scorso dicembre, Naughty Dog in tutto questo tempo ha lavorato al fantascientifico Intergalactic: The Heretic Prophet.

Cosa accadrà all'IP di The Last of Us fra console Sony e TV non è quindi ancora chiaro. La serie si fermerà in attesa del terzo capitolo? O si andrà avanti in stile ultime stagioni del trono di Spade? "Abbiamo un piano" ha detto Druckmann a Entertainment Weekly "Sappiamo cosa dobbiamo fare per andare avanti, ma non possiamo ancora dire esattamente quanti episodi o stagioni ci vorranno". Noi ci limitiamo a dire di non vedere l'ora di scoprirlo. Traumi emotivi inclusi.