Una donna sopravvissuta all'Olocausto e sua figlia si interrogano, anche attraverso la visione di clip comiche in rete, su quanto sia lecito scherzare su un evento tragico di simile portata. Mentre segue loro due, la regista Ferne Pearlstein apre un discorso più ampio sulla comicità politicamente scorretta e su argomenti tabù come la pedofilia e il terrorismo, attraverso le testimonianze di diversi professionisti del settore: tra gli altri, Gilbert Gottfried, Sarah Silverman, Carl Reiner, Rob Reiner, Mel Brooks, Harry Shearer, David Cross, Larry Charles.
"Due ebrei entrano in un bar per uccidere Adolf Hitler..."
The Last Laugh si apre con una barzelletta, raccontata - in luoghi e tempi separati - da Gottfried e Reiner. Il primo è un noto comico e doppiatore, celebre per la voce volutamente irritante e l'uso di materiale "scomodo" (nel film non lo dicono, ma nel 2001, poche settimane dopo l'attentato delle Torri Gemelle, fu tra i primi ad ironizzare in pubblico sull'accaduto); il secondo, prima di diventare un regista di successo, fu il genero di Archie Bunker, protagonista notoriamente bigotto e volgare di Arcibaldo. Sono quindi entrambi veterani di quel rapporto delicato tra risata e argomenti non propriamente spassosi, e due ottimi esegeti per la ricerca che Ferne Pearlstein porta avanti su quanto sia accettabile fare battute su determinate tematiche. Un'ora e mezza di interviste ed immagini d'archivio (tra queste segnaliamo Sacha Baron Cohen in uno sketch televisivo nei panni di Borat e un memorabile segmento del Daily Show di Jon Stewart sulla libertà d'espressione), forse non per tutti i gusti ma decisamente un prodotto lucido, illuminante e, in molti casi, divertentissimo.
I tempi che cambiano
Viene enfatizzata soprattutto la distanza temporale tra un evento tragico e il momento in cui diventa "accettabile" scherzarci sopra (ricordate Seth MacFarlane agli Oscar che chiese "Too soon?" quando il pubblico si lamentò per una battuta sulla morte di Abraham Lincoln?). L'esempio emblematico è Mel Brooks, che nei primi anni di carriera destò scalpore imitando Hitler e oggi può farlo tranquillamente, e che nel 1968 girò Per favore non toccate le vecchiette, all'epoca ritenuto di cattivo gusto e oggi un classico della commedia, con tanto di adattamento per Broadway che continua a mietere successi. Si dà anche molta importanza al fatto che, come gli afroamericani che possono usare certi termini vietati per i bianchi, in teoria solo i comici di origine ebraica potrebbero ironizzare sulla Shoah, poiché nel loro caso diventa un'esperienza catartica. Anche lì viene fatta la precisazione: la maggior parte dei diretti interessati non si fanno problemi a scherzare su Hitler o sui nazisti in generale, ma l'Olocausto stesso rimane un argomento che non vogliono toccare (e il negazionismo è altrettanto tabù, almeno per tutti coloro che non si chiamano Sarah Silverman). E guai a chi osa scherzare su Anna Frank!
Il caso particolare: Roberto Benigni e Jerry Lewis
"La vita è bella è il film più brutto che esista!", esclama Brooks quando viene menzionato il controverso lungometraggio di e con Roberto Benigni (e alla proiezione per la stampa alla Festa di Roma quella affermazione è stata accolta da applausi in sala). Un giudizio forse estremo, che però è pertinente nel contesto del rapporto tra tragedia e risata, che chiama in causa quello che forse è il caso più noto, almeno nell'ambiente, per quanto concerne la Shoah: The Day the Clown Cried, il film che Jerry Lewis ha girato nel 1972 e mai fatto uscire perché se ne vergogna. Un esempio particolarissimo che meriterebbe di essere visto e studiato proprio per capire, a distanza di anni, se l'approccio di Lewis sia effettivamente di cattivo gusto e scarsa qualità, o semplicemente in anticipo sui tempi (come la comicità di Brooks all'inizio della carriera).
Capitoli successivi?
The Last Laugh è un documento forte, umano, divertente, il cui unico vero difetto è che dovrebbe durare di più. Data l'impostazione scelta dalla regista, che è comunque meritevole e approfondisce nel modo giusto un tema non facile come l'Olocausto, l'uso di varie clip d'archivio legate alla comicità politicamente scorretta in generale - razzismo, l'11 settembre, gli abusi sui minori - fa venire voglia di vedere esplorati nel dettaglio anche quei percorsi, possibilmente con il contributo di persone del calibro di Chris Rock, Louis C.K., Amy Schumer, il duo creativo di South Park e Larry David (che qui appare solo in spezzoni di Curb Your Enthusiasm). Forse, in quest'ottica, sarebbe stato più auspicabile un formato televisivo, ma anche in caso non venissero trattati in modo più profondo gli argomenti succitati abbiamo a che fare con un film consigliatissimo a chiunque si interessi alla questione della comicità scomoda e voglia vederla descritta in termini intelligenti e al contempo spassosi.
Movieplayer.it
4.0/5