Bang Ui-gang un tempo era il migliore sicario sulla piazza, ma ora ha deciso di ritirarsi per trascorrere una vita tranquilla insieme a sua moglie Hyeon-soo. Un giorno la donna annuncia di essere prossima a partire per una vacanza insieme alla sua migliore amica e gli chiede di occuparsi della figlia diciassettenne della compare: per qualche giorno insomma Ui-gang dovrà svolgere il ruolo per lui insolito di babysitter.
Come vi raccontiamo nella recensione di The Killer, il protagonista è inizialmente riluttante ma infine accetta il suo incarico, salvo ritrovarsi suo malgrado di nuovo alle prese con quell'ambiente criminale che pensava di aver ormai abbandonato per sempre. L'adolescente finisce infatti nelle mani di una banda di loschi trafficanti di esseri umani, che intendono farla prostituire per ricchi avventori, e dopo averla salvata insieme ad una compagna di classe il Nostro si ritrova proprio nel mirino di questa spietata gang malavitosa, che ora l'ha preso di mira potendo anche contare sulla collaborazione di un detective della polizia lautamente corrotto. Ma non hanno fatti i conti con l'esperienza da assassino di Ui-gang, una vera e propria macchina da guerra...
Di assassino in assassino
Da non confondere con il successivo The Killer (2023) di David Fincher, uscito soltanto qualche mese dopo, e nemmeno con il seminale e omonimo capolavoro di John Woo del 1989, questa produzione coreana si inserisce nel florido filone autoctono che ha rinvigorito le vie dell'action / thriller, rivelandosi un gustoso divertissement per tutti gli appassionati del genere. Una trama elementare fa da sfondo a questa scorribanda di pura ed esaltante azione che si muove incessante per un'ora e mezza a perdifiato, dove il racconto è puramente accessorio alle scatenate coreografie che vedono impegnato il protagonista Jang Hyuk, sguardo spavaldo e sorriso sornione anche nelle fasi più concitate della storia.
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Angelo della vendetta
D'altronde il suo personaggio è piacevolmente implacabile, pronto a eliminare senza troppi convenevoli le orde di scagnozzi che gli compaiono davanti, con esecuzioni sommarie che restituiscono al film una sana anima di genere, con un killer che una volta tanto è veramente un killer, senza complicazioni morali di sorta - pur non mancando un flashback melodrammatico che aiuta a esplorarne meglio la psicologia.
Una regia dinamica, con diversi piani sequenza e una velocità esasperata nella missione di vendetta e giustizia intrapresa dall'antieroe della situazione, pronto a tutto pur di arrivare alla vetta di questo mondo criminale per chiudere il cerchio una volta per tutte, con tanto di colpo di scena sull'identità di una delle figure chiave a offrire un po' di pepe al necessario epilogo.
Dietro la macchina da presa troviamo non a caso Choi Jae-Hoon, che soltanto due anni prima aveva firmato il notevole The Swordsman (2020), cappa e spada su un guerriero che sta diventando cieco, sorta di moderno aggiornamento del sempiterno Zatoichi.
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L'uomo che veniva dal nulla
Vengono citati alcuni dei capisaldi della cinematografia nazionale, sin dallo stesso prologo dove l'ascia che sfiora il protagonista richiama all'iconico martello impugnato da Choi Min-sik nel leggendario Old Boy (2003), o ancora il rapporto tra Ui-gang e la ragazzina ricalcato su quello di The Man from Nowhere (2010), altro cult che viene addirittura ricordato esplicitamente in uno scambio di battute. The Killer è l'adattamento di un romanzo diffuso online e assai popolare in patria, ovvero The Kid Deserves to Die di Bang Jin-ho e nella sua anima ludica si rivela un titolo assolutamente convincente; pur senza raggiungere i livelli dei succitati prototipi, offre un sano intrattenimento a tema, violento e cool al contempo, mantenendo sempre alto il ritmo nel suo continuo alternarsi di sparatorie e combattimenti marziali a mani nude. La ricetta perfetta per conquistare l'apprezzamento da parte dei fan dell'action-movie contemporaneo.
Conclusioni
Un infallibile killer "in pensione" è costretto a tornare in azione quando una ragazzina, alla quale doveva fare da insolito babysitter, finisce nel mirino di una banda che gestisce il traffico di prostituzione ai più alti livelli, ritrovandosi a fare i conti con potenti uomini politici e poliziotti corrotti nella sua missione di vendetta e giustizia. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di The Killer, quest'action coreano non può contare su una sceneggiatura sopraffina ma si rifà ampiamente nella gestione delle dinamiche d'azione, in grado di esaltare a più riprese sia per le ottime coreografie che per la regia dinamica e scatenata, con il protagonista Jang Hyuk che ha la giusta faccia da schiaffi per un ruolo senza mezze misure.
Perché ci piace
- Azione, ancora e ancora azione, di ottimo livello.
- Jang Hyuk ha carisma e veste i panni di un personaggio piacevolmente senza fronzoli.
Cosa non va
- La sceneggiatura non è certo originale e palesa alcune forzature.