Con la Seconda Guerra Mondiale prossima alla fine, un gruppo di soldati tedeschi finisce nelle mani degli alleati e viene internato in un campo per prigionieri nella contea di Lancashire, in Inghilterra. Tra di loro vi è il giovane Bert Trautmann, paracadutista della Lutwaffe premiato con la croce di ferro per i suoi meriti sul campi di battaglia.
Come vi raccontiamo nella recensione di The Keeper - La leggenda di un portiere, Bert dimostra, durante le improvvisate partitelle che disputa con gli altri commilitoni nei pochi momenti di svago, un'incredibile abilità nel ruolo di portiere, proprio quello che serve alla squadra allenata da Jack Friar, il coach del team locale. L'allenatore è da tempo alla ricerca di un estremo difensore di qualità, in grado di risollevare una classifica deficitaria, e nonostante alcuni contrasti con alcuni ufficiali riesce a ingaggiarlo per le partite domenicali.
Per via del suo passato e delle sue origini, Bert però è mal visto non soltanto dai compagni di squadra e dagli abitanti che lo vedono come un nemico ma anche dalla bella Margaret, figlia di Friar. La ragazza finirà ben presto per ricredersi dopo averlo conosciuto meglio e quel ragazzotto tedesco finirà per attirare le attenzioni di alcuni dei più grandi club europei, con il suo nome destinato a entrare nella storia del calcio.
Sport e guerra
Già il sottotitolo italiano sottolinea ampiamente quanto andremo a vedere nel corso delle due ore di visione, ovvero un'opera piacevolmente tronfia e retorica dedicata a una delle figure che hanno lasciato un solco indelebile nella storia del calcio britannico, il quale nonostante le sue origini e in un periodo assai complesso come il secondo dopoguerra è riuscito a sconfiggere la diffidenza e ad emergere anche in quella terra che lo vedeva ancora come un nemico. E infatti The Keeper - La leggenda di un portiere prima ancora che un bio-pic agonistico, con esclusivamente l'ultimo terzo di visione che si concentra sulla carriera sportiva, è un dramma romantico ambientato in un contesto post-bellico, con tutti i pro e i contro del caso.
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Il nemico alle porte
Per una volta tanto la sceneggiatura ci mette nei panni di un soldato tedesco, pronto a combattere i propri demoni e a farsi accettare nuovamente da un mondo che lo vede ormai come un mostro, accusato anche senza prove di aver compiuto massacri di innocenti in nome della folle ideologia nazista. E, seppur non esente da colpe, invece Bert è stato anch'esso una vittima, costretto - almeno da quel che si vede nel film - dagli eventi a imbracciare il fucile e perennemente arso dal rimorso per quanto ha visto e non ha potuto evitare. Peccato che le ambiguità di una storia osservata dallo sguardo di colui che solitamente viene dipinto come il cattivo della situazione si risolva in una liason romantica figlia di un'introspezione spiccia, con il rapporto tra il protagonista e la sua futura moglie che attraversa step canonici, tra gelosie e rivalità di sorta che prendono un'ulteriore deriva melodrammatica susseguente ad un'inaspettata tragedia.
Eroe tra i pali
Bert Trautmann ha lasciato il segno nell'immaginario collettivo inglese e degli appassionati di quello da molti ritenuto, a ragione o a torto, "il gioco più bello del mondo": durante una finale di FA Cup fu vittima di un infortunio in uno scontro con un avversario ma nonostante tutto continuò a giocare con il collo rotto fino al termine dell'incontro, garantendo alla sua squadra la vittoria. Un'impresa che gli garantì anche il titolo di giocatore dell'anno della FWA nel 1956, primo straniero a essere insignito di tale riconoscimento. Le scene sul campo da gioco non sono mai effettivamente appassionanti e perdono il confronto con prototipi a tema ben più ispirati e fedeli al contesto agonistico, in un film che in ogni caso ha ben altro scopo nel suo volersi ad ogni costo ritagliare spazio nel cuore del grande pubblico. L'ottimo cast guidato da David Kross e Freya Mavor riesce in parte a coprire le falle di uno script che si affida a soluzioni troppo facili, tra flashback che ripercorrono alcune fasi cruciali sul campo di battaglia e una progressione della love-story e successivamente del menage coniugale che si affida a soluzioni di facile presa per far colpo sulle tipiche platee da prima serata televisiva.
Conclusioni
La storia di Bert Trautmann, estremo difensore tedesco che ha visto la propria carriera iniziare in una piccola squadra inglese, dopo essere stato notato per le sua abilità quando si trovava prigioniero dell'esercito britannico sul finire della Seconda Guerra Mondiale. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di The Keeper - La leggenda di un portiere, ci troviamo di fronte ad un bio-pic che pur offrendo qualche squarcio di agonismo sul campo da gioco preferisce concentrarsi sull'anima (melo)drammatica di un racconto dove il protagonista, arso da un costante rimorso, viene visto inizialmente come "il nemico" salvo poi diventare un idolo per i tifosi. Una storia di catarsi e redenzione messa in scena secondo le regole di una retorica a prova di grande pubblico, emozionante e costruita al contempo.
Perché ci piace
- La coppia di protagonisti ha il giusto carisma per far colpo sul pubblico.
- La vera vicenda di Bert Trautmann era degna di essere raccontata.
Cosa non va
- Il film perde di vista le sottili e affascinanti ambiguità potenzialmente insite nella vicenda.
- La verve drammatica si affida a una retorica spesso stucchevole e prevedibile.