The Italian Witch Project
Il cinema italiano è assetato di prodotti che si sgancino dal solito percorso produttivo e distributivo, per esplorare nuove strade e percorsi che portino lontano dal classico filone di una drammaturgia tipicamente soft e minimalista che va per la maggiore di questi tempi.
Occorrono però registi, operatori, ma soprattutto produttori con un certo coraggio e una certa intraprendenza. Ne mostrano sicuramente Federico Greco e Roberto Leggio, imbarcatisi in un lavoro che sulle prime risultava incomprensibile agli stessi produttori. L'idea di trasformare quello che nasce come un documentario a tesi sullo scrittore americano H.P. Lovecraft, destinato a una distribuzione televisiva, in un film che esasperi alcuni passaggi dell'inchiesta per dare vita ad un climax narrativo che sia fruibile al pubblico delle sale.
Il risultato ricorda, per costruzione visiva e per impatto narrativo, quel The Blair Witch Project - Il mistero della strega di Blair fenomeno mediatico oltre che cinematografico di qualche stagione fa. Chi ne lamentava una disonestà intellettuale, oltre che una povertà narrativa, tenga presente che i presupposti che fondano Road to L. sono del tutto distanti e cinematograficamente diversi dal mediometraggio americano.
La passione e la fatica che stanno dietro la ricerca dei due registi (che appaiono in prima persona nel film) e del resto della troupe emergono nel film, a testimonianza del più ampio respiro dell'operazione.
Ma se si deve riconoscere il coraggio e la passione nel dar vita ad un'operazione del genere, innegabili sono i difetti che cinematograficamente privano d'ossigeno il respiro dell'opera.
Non si può non osservare come l'uso costante della telecamera a spalla, da un certo punto di vista, quello della coerenza "documentaristica" del film, obbligato, sia a tratti oltremodo fastidioso. La costruzione di un plot improvvisato, poi, spesso lascia interdetti sulla risoluzione di snodi narrativi, molti dei quali, non ultimo quello finale, risultano di non immediata comprensione.
In fin dei conti, tenute presenti delle difficoltà economiche e logistiche di una produzione totalmente al di fuori dei canali "ufficiali", si deve dar atto di un certo coraggio e di una certa intraprendenza ad un film che, in fin dei conti, non ha molto da dire.