Otto sconosciuti, una locanda sepolta dalla neve, false identità, sangue, dialoghi-fiume infarciti di ironia, intelligenza e linguaggio colorito: Quentin Tarantino è tornato e per il suo ottavo film ha fatto le cose in grande. Girato in un "glorioso 70mm", The Hateful Eight è l'ennesima dichiarazione d'amore per il cinema di Tarantino, che mescola ancora una volta i generi, trasformando un film western in un horror, che diventa presto un dramma da camera, o meglio da taverna, in un crescendo di parole, violenza e scorrettezza. Anarchico, spettacolare e sottilmente politico, l'ottavo film di Quentin Tarantino è una gioia per gli occhi e le orecchie, da godere, se possibile, rigorosamente in lingua originale e su uno schermo adatto alla proiezione in 70mm.
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Il regista, insieme a Ennio Morricone, fresco di Golden Globe proprio per la colonna sonora di The Hateful Eight e favorito ai prossimi Oscar, e agli attori Kurt Russell e Michael Madsen, due dei "detestabili otto", rispettivamente il cacciatore di taglie John Ruth e il cowboy Joe Gage, hanno presenziato alla faraonica anteprima italiana del film, svoltasi nel Teatro 5 di Cinecittà, a Roma, dove è stata ricostruita la scenografia del film, che rimarrà nello studio per tutto il mese di febbraio, in occasione della proiezione della pellicola in 70mm, con montaggio (187 minuti invece di 167) e lingua originali (maniacale non solo l'allestimento: i posti disponibili sono 888, un numero non casuale).
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Abbiamo incontrato Quentin Tarantino, Kurt Russell, Michael Madsen ed Ennio Morricone sul red carpet di The Hateful Eight, scoprendo così alcuni segreti del film, come la genesi del monologo, già cult, di Samuel L. Jackson e del diario di Joe Gage.