Il thriller scandinavo è uno dei più interessanti fenomeni letterari degli ultimi anni. Atmosfere rarefatte, silenzi angoscianti, il gelo a rendere tutto distante. Tra tanti autori di successo Jo Nesbø è sicuramente uno di quelli più amati. Anche dal cinema: ha avuto già diversi adattamenti, come Headhunters - Il cacciatore di teste e L'uomo delle nevi, con Michael Fassbender. L'ultimo è quello diretto da Francesco Carrozzini, al suo esordio come regista di finzione, dopo il documentario Franca: Chaos and Creation, dedicato alla madre, Franca Sozzani, storica direttrice di Vogue. La recensione di The Hanging Sun - Il sole di mezzanotte parte però con un'amara constatazione: il thriller scandinavo, per ora, funziona meglio su carta che sullo schermo.
The Hanging Sun - Il sole di mezzanotte, dal 12 dicembre in esclusiva su Sky Cinema e in streaming su NOW, dopo aver chiuso la 79esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, è la storia di John (Alessandro Borghi), criminale che decide di non uccidere più. Il padre (Peter Mullan) non è per niente d'accordo con questa scelta e manda il fratello Michael (Frederick Schmidt) a recuperarlo per riportarlo a casa. Sì perché John è scappato in un paesino della Norvegia, dove vive con un bassissimo profilo.
La piccola comunità è fortemente religiosa: il pastore, Jacob, (Charles Dance) predica recitando frasi del tipo: "la paura ci protegge dal male che portiamo dentro". Ma sua figlia, Lea (Jessica Brown Findlay), la paura e il male ce l'ha in casa: il marito violento, una minaccia per sé e il figlio Aaron. Una società decisamente ipocrita: fumo e alcolici sono proibiti, ma si chiude un occhio sulla violenza domestica. In questo contesto quasi fuori dal mondo, John e Lea si incontrano e si capiscono: entrambi anime tormentate, che si sentono sbagliate e fuori posto. Il loro rapporto si trasforma presto in una forma di redenzione e una possibilità di sopravvivenza.
Il thriller scandinavo: un genere che al cinema non sempre funziona
Regista anche di videoclip per star della musica (quali Beyoncé, JAY-Z, Marilyn Manson, Lana Del Rey e Lenny Kravitz), Francesco Carrozzini in The Hanging Sun - Il sole di mezzanotte si è adeguato a quello che ormai è un genere con delle precise linee guida: paesaggio che diventa parte integrante della storia, poche parole, una sensazione quasi di immobilità. Tutto questo nel film dell'autore italiano c'è, ma, proprio perché estremamente conforme a un genere consolidato, manca di personalità. Tutto è al posto giusto in The Hanging Sun - Il sole di mezzanotte, difficilmente però ce se ne ricorderà una volta finita la visione.
Mondocane, Alessandro Borghi: "Non mantenere le promesse è la fine della civiltà"
È chiaro che il film Sky Original, prodotto da Sky Uk in collaborazione con Cattleya e Groenlandia, abbia ambizioni internazionali. Rispetta infatti tutti gli standard necessari: ottimo cast, a cominciare da Alessandro Borghi, che recita ancora una volta in inglese e si trasforma fisicamente, dimostrando di essere uno dei nostri interpreti più versatili. Bella fotografia di Nicolaj Brue, le musiche di Andrea Farri a dare il passo al racconto. Manca però il cuore, una vitalità, una scintilla in grado di lasciare il segno.
Ed è stranissimo dato che a scrivere c'è Stefano Bises, autore delle migliori serie tv prodotte nel nostro paese, da Gomorra - La serie a The Young Pope, passando per Speravo de morì prima. Citando il sommo Stanis LaRochelle interpretato da Pietro Sermonti in un'altra serie, Boris, è quasi come se tutti avessero deciso di essere "molto poco italiani". Ci sono riusciti. Ma questa volta non è un vanto.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di The Hanging Sun - Il sole di mezzanotte, al suo primo film di finzione Francesco Carrozzini adatta il romanzo di Jo Nesbø Sole di mezzanotte. Come protagonista sceglie Alessandro Borghi, che recita di nuovo in inglese e si trasforma ancora una volta, dimostrando di essere uno dei nostri interpreti più versatili. Purtroppo, per rimanere fedele agli stilemi di quello che ormai è un genere consolidato, ovvero il thriller scandinavo, il film fa tutto in modo canonico: utilizzo del paesaggio, ottimo cast, fotografie, accompagnamento musicale. Manca però la personalità. In questo modo il risultato è un prodotto simile a tanti altri, che difficilmente si fa ricordare una volta finita la visione.
Perché ci piace
- L’utilizzo dei paesaggi.
- L’interpretazione del cast, su tutti Alessandro Borghi.
- La fotografia di Nicolaj Brue.
Cosa non va
- Il film purtroppo manca di personalità: difficilmente si ricorda dopo la visione.