Dal 5 marzo il pubblico italiano avrà modo di vedere The Grudge, quarto capitolo del filone americano del franchise horror di matrice giapponese. Non si tratta di un reboot vero e proprio (stando agli autori gli eventi del nuovo film si svolgono in parallelo con quelli dei primi due capitoli, usciti rispettivamente nel 2004 e nel 2006), ma è comunque un nuovo inizio per una saga che si reinventa periodicamente, dagli inizi in home video all'espansione sul grande schermo e l'arrivo sul territorio americano, senza dimenticare il folle crossover con l'altro caposaldo dell'horror nipponico contemporaneo, Ringu (nel film The Ring vs. the Grudge, presentato al Festival di Torino nel 2016). Per l'occasione, con il lungometraggio di Nicolas Pesce nelle nostre sale, abbiamo voluto ripercorrere la storia del franchise e spiegare la sua importanza nel panorama horror contemporaneo.
Non entrate in quella casa!
The Grudge è il tredicesimo capitolo di un franchise nato nel 1998, prima come uscita per il mercato home video e poi, dal 2002 in poi, al cinema. Creata da Takashi Shimizu (coadiuvato per la versione americana dal produttore Sam Raimi), la saga ruota attorno alla famiglia Saeki, composta dai coniugi Takeo e Kayako e dal figlio Toshio. Il primo, convinto che la moglie lo tradisca, uccide sia lei che Toshio, dando inizio alla maledizione che attraversa tutto il franchise: Kayako, morta in uno stato di rabbia e rancore, torna come spirito vendicativo e uccide a sua volta il marito, e da allora i fantasmi di tutti e tre infestano la casa in cui vivevano, uccidendo e/facendo rivivere gli eventi di cui sopra a chiunque entri in contatto con la maledizione, che può replicarsi in caso di altre morti violente (anche se, con l'eccezione del terzo e quarto episodio del filone americano, la famiglia coinvolta è sempre quella di Kayako). A seconda della continuity, i film giapponesi differiscono leggermente tra di loro per quanto riguarda la famiglia Saeki: nella maggior parte di essi la premessa è quella che abbiamo appena descritto, con Kayako come spettro principale, ma nel reboot del 2014 lei è in realtà al servizio di Toshio, il quale non è veramente il figlio della coppia ma la reincarnazione malvagia di un bambino morto in precedenza nella stessa casa.
Da Ju-on a The Grudge: il rancore infinito
Vendetta, tremenda vendetta
Insieme al coevo Ringu, il franchise ha popolarizzato la figura dell'onryo, lo spirito vendicativo tipico della cultura giapponese, tramite la doppia icona di Sadako Namamura e Kayako Saeki: entrambe sono tradizionalmente vestite di bianco, con lunghi capelli neri che coprono il volto, e le poche volte che le vediamo in faccia sono solitamente pallide e terrificanti (il crossover del 2016 si conclude con la creazione di un ibrido delle due creature, noto come Sadakaya). Delle due, Kayako è forse la più spaventosa, perché oltre ad attaccare fisicamente le sue vittime (Sadako il più delle volte si limita a spaventarle letteralmente a morte) ha anche una caratteristica fisica particolarmente inquietante: i movimenti a scatti, quasi ragneschi, accompagnati da un rantolo costante che riproduce il suono fatto al momento della morte (Takeo l'ha uccisa spezzandole il collo), un rumore riprodotto anche dalle altre entità che diffondono la maledizione, a prescindere da come siano decedute.
The Ring vs. the Grudge: Un crossover pasticciato
Per certi versi ha senso che Kayako, o almeno il risultato della sua rabbia, torni al cinema nel 2020, nel periodo del #MeToo, movimento di cui l'onryo ideato da Shimizu è in qualche modo una perversa icona: la sua trasformazione in fantasma è infatti, principalmente, una vendetta nei confronti del marito uxoricida, e non è un caso che, soprattutto nei film americani della saga, la maledizione colpisca soprattutto delle coppie, stravolgendone gli equilibri fino alla conseguenza più estrema. A suo modo, quindi, il franchise è una versione insolita e terrificante del female empowerment, che trascende la morte fisica per avere una rivalsa nei confronti del patriarcato, qui rappresentato soprattutto da un coniuge geloso e violento.
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La rabbia diventa virale
Mentre la saga di Sadako (e della sua controparte americana, Samara Morgan) è sostanzialmente ferma per una questione di involontaria vetustà, dato l'espediente narrativo della maledizione mortale che si trasmette tramite una VHS (anche se il terzo episodio statunitense, The Ring 3, ha provato ad aggiornare il tutto tramite l'escamotage del video virale su internet), quella di Kayako può continuare a vivere senza problemi, dato che le regole per il "contagio" sono semplici: basta entrare in una casa infestata dall'onryo, o avere contatti con una persona già segnata dalla maledizione, come accade appunto nel nuovo film, il primo - di quelli usciti in sala - a essere ambientato interamente in territorio statunitense (solo il prologo chiama in causa il Giappone).