Con questo secondo episodio della sesta stagione di The Good Wife, possiamo solo confermare quanto detto la settimana scorsa sui livelli di stress dei protagonisti dello show che si riflettono su quelli degli spettatori. Avevamo retto piuttosto bene alla première The Line, ma questo Trust Issues è, se possibile, ancora più complesso, con le varie trame e sottotrame che s'incrociamo, si sovrappongono e si influenzano a vicenda.
Sarebbe quindi piuttosto arduo, ma anche infruttuoso, vivisezionare l'episodio per analizzarne tutte le componenti, per cui ci guardiamo bene dal farlo, e, come al solito, ci limitiamo ad analizzare gli aspetti più interessanti di un serial in cui motivi d'interesse non mancano mai. Qui abbiamo Diane e Kalinda alle prese l'una con Finn Polmar, l'ASA che sta seguendo l'imputazione ai danni di Cary, e l'altra con l'inesorabile Lemond Bishop, l'uomo a cui Finn e Castro stanno davvero puntando, pronto a fare fuori senza troppi scrupoli i suoi uomini che crede informatori delle autorità - compresi quelli potrebbero scagionare Cary. Abbiamo l'addio di Diane allo studio legale che ha fondato con il compianto Will, la Lockhart/ Gardner; e abbiamo Alicia, ancora riluttante all'idea di cambiare carriera per presentarsi alle elezioni come procuratore. Ma forse qualcosa sta cambiando...
Save the lawyer, save the world?
Cary è innocente. Almeno, lui è convinto di esserlo. Kalinda, però, ha scoperto che l'ufficio del procuratore ha in mano una registrazione che prova la sua colpevolezza. Dato che il file può essere stato falsificato, Kalinda si mette sulle tracce degli uomini di Bishop che erano con Cary durante il fatidico incontro; lei capisce solo ascoltando il file chi è l'informatore; Bishop no, e infatti fa ammazzare un "innocente", o meglio, un suo tutt'altro che immacolato collaboratore che, chiamato a testimoniare, avrebbe potuto scagionare Cary nel futuro processo ai suoi danni. Kalinda, qui, sembra precipitata in The Wire, Lemond Bishop è più spietato di Stringer Bell (ma, ahinoi, non altrettanto figo) e ora la nostra investigatrice si trova per le mani un dilemma: proteggere l'altro testimone utile causando l'assassinio del vero informatore, o rinunciare a questa possibilità di salvezza per Cary. The Good Wife dispiega il suo racconto con la solita lucidità e leggerezza, ma questa situazione è davvero di una pesantezza inusitata, e solo donne dal grande sangue freddo come Diane e Kalinda possono sperare di districarsene.
Nel frattempo, la questione della cauzione continua a complicarsi, perché, scoprendosi destinatario di una chiamata di fronte al giudice, Lemond Bishop fa sparire la sua offerta trasversale di un milione e 300.00 dollari per fare uscire il suo giovane avvocato. Alicia, disperata, si prepara a mettere una seconda ipoteca sulla casa pur di tirarlo fuori ("tu faresti lo stesso per me", gli dice, e ci piace credere che sia vero), quando le arriva una strana, generosa offerta giunta da un imprenditore sconosciuto, che fa pensare, nemmeno tanto vagamente, a una "mazzetta" per il futuro procuratore Florrick...
Le tentazioni di Santa Alicia
Alicia ha cercato di fare capire in ogni modo ad Eli di non essere interessata a fronteggiare James Castro nella corsa al posto di procuratore per lo stato dell'Illinois, ma Eli ha fiutato la vittoria, e non è facile farlo desistere; i suoi passi hanno già reso l'ancora inesistente candidatura praticamente di dominio pubblico (anche se non è arrivata all'orecchio di Cary e Diane). Lei è furiosa, oltraggiata, ma quando sorge in lei il sospetto che Castro, nella sua persecuzione di Cary, sia in qualche modo "motivato" dalla rivalità con lei, qualcosa sembra accendersi nel più bel paio d'occhi della storia della TV.
Rappresenterebbe uno stravolgimento strutturale notevole all'interno dello show, ma a questo punto sembra difficile pensare che Alicia non finirà per accettare la sfida. L'abbiamo vista fragile, tradita, ferita; l'abbiamo vista conquistare a fatica fiducia e prestigio; l'abbiamo vista finalmente fiera e indipendente. Lei è sicuramente pronta per un'altra fase della sua vita, in cui fare davvero la differenza, ma chi scrive potrebbe non esserlo altrettanto...
Benvenuta Diane
Perché chi scrive è già un'accanita sostenitrice della Florrick/ Agos/ Lockhart. L'idea è quella di lasciarsi alle spalle la ex Lockhart/ Gardner, ormai dominio del male perché nelle mani di Louis Canning e David Lee, per trasferire definitivamente il focus su un nuovo studio più libero, giovane, ambizioso. Certo, Cary non sarà contento dell'ormai ratificato benvenuto a Diane e al manipolo di avvocati che l'hanno seguita nella nuova avventura dal vecchio studio: la Florrick/ Agos è quello che è più grazie a Cary che grazie ad Alicia, ed è naturale che il giovane tema di vedere abortiti i suoi piani e soffocato il suo spirito con l'arrivo dell'ingombrante ex mentore che farà sua la strategia dell'azienda. Ma è anche vero che The Good Wife deve trovare il modo di fare convivere i suoi personaggi più amati, soprattutto dopo aver perso Will Gardner lo scorso anno.
Come si fa, poi, a non volere Diane Lockhart nel proprio angolo. E' lei che è al centro della scena più bella di Trust Issues (beh, insieme all'abbraccio tra Alicia e Cary finalmente scarcerato grazie ai proventi della causa di ChumHum - che abbiamo sfacciatamente ignorato in questo articolo), il suo elegantissimo addio allo studio legale che ha fondato e che ha portato alla gloria, appena un pizzico di sentimentalismo, tanta dignità e fierezza, e un semplice, asciutto: "Goodbye".
Conclusioni
Un episodio ancora più complesso, nella struttura, del precedente, per farci addentrare nelle vicende di un'altra promettente stagione di The Good Wife.
Movieplayer.it
3.5/5