Eli Gold e Jonathan Elfman allestiscono un focus group per valutare gli effetti della campagna elettorale di Alicia sul pubblico. Oltre alla pericolosità del nuovo rivale Frank Prady, dal lavoro svolto emerge anche la percezione, da parte di alcune persone, di un atteggiamento di superiorità in Alicia; una cosa che preoccupa non poco la nostra aspirante procuratrice.
Nel frattempo si avvicina la data del processo a Cary e la situazione è sempre più preoccupante, dato che dopo la morte di Trey Wagner non ci sono più testimoni che possano chiarire la sua situazione in merito alla compromettente registrazione che ha in mano l'accusa. A parte uno, lo stesso Cary: lui è deciso a deporre, ma Diane ha forti dubbi e per prepararlo chiama l'irritante Viola Walsh (Rita Wilson). Intanto, costretta a stare lontana da lui, Kalinda continua a vedere l'agente federale Lana Delaney, e nel frattempo a cercare di proteggere Cary dall'FBI e da Lemond Bishop.
Da umile casalinga ad arrogante parvenu?
Proseguono in Red Zone gli sforzi del chief of staff del governatore Eli Gold e del responsabile di campagna Jonathan Elfman per condurre Alicia alla vittoria elettorale per il ruolo di procuratore dello stato dell'Illinois; alla luce dell'imminente annuncio della candidatura dell'insidioso Frank Prady, i due convocano un focus group al quale sottopongono il personaggio di Alicia e le mosse più recenti della sua campagna. Oltre a toccare con mano il rischio rappresentato da Prady, che, a detta dei membri del gruppo, "la sa lunga e ha senso dell'umorismo", i due verificano anche qualche debolezza nel brand di Mrs. Florrick, che si è trasformata, negli anni, da donna ferita e sottomessa che faceva simpatia per la sua pazienza e devozione al marito fedifrago, a figura autorevole e indipendente, e che, per qualcuno, mostra un atteggiamento di superiorità.
Alicia è molto colpita da questo giudizio: non sì è mai vista come un'arrogante, ma adesso comincia ad avere qualche dubbio che la porta alla disastrosa apparizione, completamente travisata, alla mensa dei poveri dove Finn fa regolarmente volontariato. La vera Alicia, per fortuna, non è la donna elegantissima e presa da sé stessa che si fa fotografare mentre è alle prese con una pentola (pulita?), né la politica rampante che, imbeccata e istruita da Eli e Jonathan, trasforma il gesto generoso di Finn in una patinata ed efficiente photo op. La vera Alicia è la donna che, chiamata dal fratello Owen (Dallas Roberts) ad aiutare una sua studentessa (interpretata da Madeleine Martin, ovvero era la figlia del debosciato David Duchovny di Californication) che è stata vittima di uno stupro e sta affrontando il consiglio universitario per ottenere l'espulsione dell'aggressore dai suoi corsi, riesce a dedicarle forse non il 100%, ma il 99% dei suoi sforzi. La vera Alicia è quella che, di fronte ai mezzucci del rivale di sempre Louis Canning (Michael J. Fox), riesce a preoccuparsi sinceramente per la sua salute e a chiedergli cosa può fare per lui.
Lontana dai reporter e dalle mire politiche, Alicia è ancora una donna naturalmente incline ad ascoltare gli altri, e ad impegnarsi per le cause più giuste e nobili. Con James Castro che rinuncia alla contesa, forse quella tra Alicia e Prady potrà essere una battaglia elettorale basata su meriti effettivi e progetti concreti e non su vuoti proclami e meschini egoismi. Forse.
Il testimone indispettito
La vera Alicia è anche quella che, nel caos dei suoi impegni quotidiani, tra campagna elettorale e lavoro con lo studio legale, riesca a trovare dieci minuti per parlare a cuore aperto con il suo giovane amico Cary e dargli un consiglio prezioso, mutuato proprio dalle sue esperienze recenti: riesce a insegnarli che manifestare irritazione e fastidio di fronte alle ingiustizie subite - un'accusa ingiusta in tribunale come un'insinuazione personale durante un'intervista televisiva - significa spesso proiettare un'immagine sgradevole di sé: sgradevole e arrogante. Un'immagine che può danneggiarci di fronte agli altri ma che, nel caso di Cary, può costare addirittura dieci anni di carcere. Rispetto agli episodi precedenti, le sequenze di Red Zone dedicate a Cary sono decisamente riuscite soprattutto grazie all'ottimo lavoro di Matt Czuchry, che, oltre a una serie di bei duelli con Rita Wilson e alla scena con Julianna Margulies, ha anche un tesissimo confronto finale con Kalinda/ Archie Panjabi. Indispettito per le bugie sulla relazione con l'agente Delaney, Cary sfida gli ordini del giudice per affrontare la donna che ama - e per troncare la relazione con lei. Ignaro di quello che Kalinda sta rischiando per proteggerlo...
Kalinda vs. Bishop
Purtroppo Miss Sharma è spesso l'anello debole dell'ordito narrativo di The Good Wife, perché da tempo gli sceneggiatori non riescono a dare al personaggio quel senso di propulsione e affascinante dinamismo che invece non manca ad Alicia, Cary e Diane. Un tempo il suo silenzio, la sua letale dignità, la sua sensualità sfuggente erano un enigma che non vedevamo l'ora di vedere svelato: oggi, purtroppo, sappiamo che c'era poi molto da scoprire. Ma questo non vuol dire che Archie Panjabi non possa ancora essere protagonista di storyline intriganti, soprattutto andando verso il finale di questa sesta stagione che, per lei, sarà l'ultimo. Se vederla sospirare dopo aver negato un impegno sentimentale autentico sia a Lana che a Cary rivendicando la propria indipendenza e la propria libertà sessuale può non rappresentare nulla di nuovo, vederla prendere la decisione di sfidare apertamente il pericolosissimo Lemond Bishop per l'amore e il rispetto che prova nei confronti di Cary e Lana è già più emozionante. E, in vista dell'abbandono dello show da parte di Archie, ci fa temere per l'immediato futuro del suo personaggio.
Conclusioni
Red Zone è un ottimo esempio di come tutti i trademark dello show - storyline che s'intersecano, memory pops ( o, in questo caso, conscience pops), ritmi sostenuti, una pletora di guest star - possono convivere armoniosamente se la teleplay è curata e la messa in scena ispirata.
Movieplayer.it
3.5/5