Dopo averla affrontata nel caso delle scorsa settimana, ora Alicia fa coppia con Elsbeth Tascioni per difendere la ex CEO di un società di informatica dall'accusa di spionaggio industriale. Ad avversarle, lo AUSA Josh Perotti, che però, appare pericolosamente distratto dal fascino di Elsbeth. Lei non gli è certo indifferente; chi dei due saprà avvantaggiarsi di questa mutua attrazione davanti allo scranno del giudice?
Nel frattempo, il direttore di campagna di Alicia le intima di tornare sui suoi passi rispetto alla sua pubblica ammissione di ateismo: gli atei non vincono le elezioni. Afflitta dall'atto di pubblica ipocrisia che le viene imposto, Alicia finisce per chiamare in causa la devota figlia Grace. Frattanto Cary va a una riunione di studenti di Harvard e, dopo aver bevuto troppo e rimorchiato una esuberante fanciulla, passa inavvertitamente il confine con l'Indiana e finisce di nuovo in tribunale, mentre Diane dà battaglia a David Lee e a Louis Canning per riuscire a strappar loro gli uffici della ormai LG.
La rossa e il federale
La sequenza che li vedeva battibeccare nell'episodio precedente, Shiny Objects, ci aveva messo sull'avviso: con Elbeth Tascioni e Josh Perotti insieme in scena si passa il limite dell'idiozia consentito ad uno show con la dignità di quello di Michelle e Robert King. Inoltre in Old Spice i due - adorabili, se presi singolarmente - personaggi interpretati da Carrie Preston e Kyle MacLachlan hanno non solo molto spazio per annusare le rispettive fragranze e lasciarsi andare alla passione, ma anche la complicità dell'orrenda hit di Carly Rae Jepsen Call Me Maybe.
Amiamo The Good Wife anche per le sue occasionali incursioni nel delirio, ma questa non era né giustificata dal plot né particolarmente divertente, e di partenza non c'è abbastanza coinvolgimento emotivo per esplorare con successo la vita erotica e sentimentale di una recurring guest star.
A ciò aggiungasi che non possiamo perdonare a uno show che si fa apprezzare per l'empowerment femminile una scena di sesso in cui Elsbeth (una donna sciroccata, sì, ma intelligente e indipendente) si scusa perché non è abbastanza magra e dovrebbe fare più esercizio.
Abominio.
Alicia e il Creatore
Decisamente più sobria, ma non particolarmente incisiva, la plotline che vede Alicia costretta ad altri compromessi da campagna elettorale; in questo caso, il suo direttore di campagna Jonathan Elfman (Steven Pasquale) le spiega che, nonostante il vantaggio nei sondaggi, non potrà vincere la sfida con il procuratore in carica se continua a dichiararsi non credente. La nostra eroina si presta dunque a un'intervista televisiva con l'ex consulente spirituale di Peter, Jeremiah Easton (Frankie Faison). Per quanto le pesi mentire pubblicamente, dicendo che è aperta agli altri e a Dio nonostante sia decisamente e inequivocabilmente atea, Alicia non immagina che sarà anche Grace a subire le conseguenze di questa dichiarazione: chiamata in causa dalla madre (che dice a Easton e all'intero Stato dell'Illinois che Grace l'ha aiutata ad allargare i suoi orizzonti), Grace si trova in forte imbarazzo ad essere elogiata dai suoi correligionari per la millantata "conversione" della genitrice.
Diane sfratta tutti
Preferendo glissare sulla macchinosa faccenda di Cary e del suo incidente alcoolico, che ha come conseguenza il fatto che il nostro adesso ha ulteriori restrizioni in attesa del processo, tra cui un coprifuoco serale fissato alle 21 che è destinato a tenerlo lontano dall'ufficio per appuntamenti cruciali, rileviamo che la storyline più riuscita e divertente dell'episodio è quella che vede Diane Lockhart incrociare i fioretti con Lee e Canning per far valere il contratto d'affitto a suo nome e ottenere la cessione degli uffici attualmente occupati dallo studio rivale. Loro provano a giocare sporco: Diane e Kalinda rispondono pan per focaccia, e lo sfratto è servito. Così le nostre eroine (Cary è a casa con la sua nuova cavigliera elettronica) entrano trionfalmente nel loro nuovo/ vecchio regno, e arriva un momento che avremmo dovuto prevedere, e invece spiazza e colpisce duro.
Diane cerca di convincere Alicia a prendere il suo vecchio ufficio, perché sa bene che cosa significa per lei quello che è stato di Will Gardner. In quella stanza l'ha ammirato da lontano, lo ha temuto, l'ha amato, lo ha ferito, lo ha abbandonato. Prendere il suo posto dietro quella scrivania denota l'accettazione definitiva della sua scomparsa, ma anche della sua eredità. Non basta a farci dimenticare il faux pas con la Tascioni, ma è una scena maledettamente emozionante.
Conclusioni
Un episodio affollato di personaggi e spunti narrativi e dal passo sostenuto, ma gravato dal demenziale duetto tra Carrie Preston e Kyle MacLachlan, oltre che da un case of the week ereditato dall'episodio precedente ma che non guadagna in brio rispetto a Shiny Objects. Ogni show ha i suoi riempitivi e i suoi momenti di stanca, speriamo solo non diventi un'abitudine.
Movieplayer.it
2.5/5