Alicia segue il caso di una CEO licenziata perché donna - secondo lei - oppure a causa del suo brutto carattere - secondo la compagnia. A difendere la società c'è un legale temibile, la vulcanica Elsbeth Tascioni, ma Alicia ha le sue strategie per neutralizzare il suo genio. Le cose si complicano, però, quando tutti i dati dei computer della Florrick, AGos & Lockahart vengono bloccati a causa di un virus informatico: per restituire il maltolto, gli hacker chiedono un ingente riscatto.
Nel frattempo, Alicia è vicina all'appuntamento dell'annuncio della sua candidatura per la corsa al posto di procuratore dello stato dell'Illinois, e chiede a Finn Polmar (che lavora nell'ufficio dell'attuale procuratore, l'avversario di Alicia James Castro) di introdurla alla conferenza stampa dandole il suo appoggio pubblico. La cosa, però, non è vista di buon occhio né da Eli né da Peter...
Il favoloso mondo di Elsbeth
Forse è la prima volta che accade: la partecipazione di una delle più amate guest star di The Good Wife, Carrie Preston, non serve automaticamente a rendere speciale l'episodio in questione; anzi, è abbastanza evidente che Shiny Objects sia il peggiore episodio della sesta stagione fino ad ora, anche se non per colpa di Carrie e della sua Elsbeth Tascioni. Il problema, almeno per quanto riguarda la storyline che la chiama in causa, è strutturale: il case-of-the-week in cui, per una volta, è avversaria di Alicia, è fiacco e poco originale; e l'approccio stilistico, quello di rappresentare le colorate fantasie di Elsbeth e i meccanismi attraverso i quali funziona il suo bizzarro e straordinario cervello con l'aiuto delle composizioni per xilofono di Carl Orff, è un'idea di per sé deliziosa, sviluppata però in maniera poco ispirata e ripetitiva.
Per gestire meglio la cosa sarebbe bastato fare una scelta più drastica, impostare la narrazione esclusivamente dal punto di vista di Elsbeth, e modulare in maniera progressiva l'elemento "psicotropo", evitando magari anche l'imbarazzante interludio con lo AUSA Josh Perotti/ Kyle MacLachlan; loro due si saranno divertiti un bel po', noi meno.
Diane Lockhart e il ransomware
Ma i pinguini e i pagliacci di Elsbeth non servono a togliere a questa faccenda dell'incidente informatico lo scettro di storyline più fastidiosa dall'inizio della sesta stagione, diciamocelo chiaro e tondo. E non solo perché Diane Lockhart non è una sprovveduta che cliccherebbe su un ambiguo banner apparso nel suo email client, né una ragazzina che strilla alla vista di uno scarafaggio (benché si tratti si tratti di un esemplare che sarebbe tornato utile nella parentesi di Chicago della seconda stagione di Orange Is the New Black); anche perché è assolutamente grottesca e loffia nella scrittura, soprattutto rispetto alle tante occasioni precedenti in cui gli autori di The Good Wife hanno preso di mira fenomeni "tecnologici" di varia natura, con la sfacciataggine e lo humor che li contraddistingue.
Qui, francamente, vedere Kalinda che ricatta l'hacker russo minacciando di farlo passare per un sostenitore delle Pussy Riot ci fa quasi provare sollievo per il fatto che Archie Panjabi stia per lasciare lo show. E dire che, con il ritorno di fiamma con la sua amica agente federale, con le sue ambigue ma dolenti reazioni ai tentativi di instaurare un'intimità verbale oltre che sessuale, sembrava che il personaggio potesse risvegliare qualche interesse narrativo; ma è evidente che Michelle e Robert King non sanno più che farsene della bella Miss Sharma. Let's move on, senza troppi rimpianti.
La guerra dei Florrick
Per fortuna, Shiny Objects ha almeno una scena eccellente: è la resa dei conti tra Peter e Alicia Florrick, nel corridoio in cui Eli è costretto ad abbandonarli al loro destino: sia Julianna Margulies che Chris Noth sono fantastici in questo scontro che fa riaffiorare tutte le tensioni tra due sposi apparentemente legati solo dalla reciproca convenienza, ma tra i quali un fuoco ancora avvampa. Alla fine, Alicia riesce a spuntarla, Peter (per amore o per calcolo?) le è accanto al momento dell'annuncio, e sia i reporter di Chicago che noi otteniamo l'immagine "inversa" rispetto a quella che aveva aperto questo show sei anni fa: non più l'uomo di potere in disgrazia sul podio, con la moglie pallida e sofferente ma devota al suo fianco, ma la donna determinata e trionfante in primo piano, e il marito, adorante, ai suoi piedi. E capiamo che The Good Wife è arrivato ad una svolta fondamentale del suo percorso. Peccato solo che succeda in un episodio tutto sommato dimenticabile.
"A very nice suite of offices"
Solo una nota per chiudere: ricordate il bellissimo comeback di Alicia nell'episodio Rivelazione della quinta stagione, quello in cui, attaccata, Alicia replicava a Diane e a David Lee che si sarebbe portata via i loro clienti, dopo di che sarebbero rimasti solo con un "gran bel complesso di uffici". Non paga, ora sta per prendersi anche quelli... oltre a puntare quello di James Castro.
Conclusioni
L'episodio peggiore di questa sesta stagione di The Good Wife fino ad ora resta comunque una visione piacevole e, fatti salvi alcuni momenti, non troppo tediosa, e regala una scena formidabile con il confronto tra i Florrick.
Movieplayer.it
2.5/5