The Good Fight 5, la recensione: torna il legal drama più attuale che c’è

La nostra recensione di The Good Fight 5, la quinta stagione del legal drama spin-off di The Good Wife che arriva dal 19 agosto su TIMVISION con appuntamento settimanale, che mette in discussione le fondamenta stesse della legge statunitense.

The Good Fight 5 Christine Baranski Delroy Lindo
The Good Fight 5: Christine Baranski e Delroy Lindo in una scena

È con grande soddisfazione che ci apprestiamo a scrivere questa recensione di The Good Fight 5, la quinta stagione del legal drama spin-off di The Good Wife, che torna dal 19 agosto su TIMVISION con appuntamento settimanale. Una stagione che è forse la migliore finora realizzata della serie (e c'è già una sesta già in cantiere) per come mette in discussione le fondamenta stesse della legge statunitense.

NELLE PUNTATE PRECEDENTI

The Good Fight 5 Charmaine Bingwa Sarah Steele
The Good Fight 5: Sarah Steele e Charmaine Bingwa in una scena

La quinta stagione di The Good Fight inizia con un episodio che - probabilmente non poteva essere altrimenti - deve fare i conti con l'interruzione prima del previsto della precedente a causa della pandemia e con l'addio da parte di due "storici" membri del cast: Delroy Lindo (Adrian) e Cush Jumbo (Lucca). La loro uscita di scena viene gestita con un certo senso logico e narrativo, con alcune basi poste proprio nella stagione precedente, e la premiere deve affrontare anche un anno di Covid-19 riassunto in un episodio, colpendo direttamente alcuni personaggi come Jay e avendo conseguenze anche nei casi a venire. Questo rende la puntata frammentata e discontinua, ma date le difficoltà cui si sono trovati incontro i creatori, è stato fatto un buon lavoro di scrittura e montaggio.

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UN TRIBUNALE FINTO

The Good Fight 5 Mandy Patinkin 2
The Good Fight 5: Mandy Patinkin in una scena

Col secondo episodio entriamo nella stagione "vera e propria" e per due attori che se ne vanno, due importanti new entry arrivano e da subito vengono ottimamente caratterizzate - come del resto chiunque nell'universo di Robert e Michelle King, comprese le guest star episodiche, come sanno i fan della prima ora. Un universo che continua a ritrovare pezzi, come Zach Grenier nei panni di David Lee, ora a "capo" dello studio Reddick/Lockhart, oppure Wallace Shawn nei panni del sibillino Charles Lester, o ancora dietro le quinte, con Carrie Preston (interprete di Elsbeth Tascioni) alla regia. La prima new entry è Hal Wackner, interpretato da Mandy Patinkin (Homeland, Criminal Minds), che racchiude la storyline principale e unitaria di questa stagione: un finto tribunale dietro a una copisteria che vorrebbe riportare la giustizia al suo "io" più puro. Questo perché il tribunale di Wackner va al cuore della legislatura statunitense, compresa la burocrazia, le tempistiche notoriamente lunghe e altri "pregiudizi" che coinvolgono spesso i giudici e gli avvocati, e tutti i personaggi si ritroveranno coinvolti in un modo o nell'altro nell'aula di questo fantomatico finto tributale. Patinkin tratteggia un uomo buono, stanco della burocrazia, ben conscio dei propri limiti ma che allo stesso tempo non ha paura di mettersi in gioco e mettere in discussione anche se stesso.

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The Good Fight 5 Zach Grenier Charmaine Bingwa
The Good Fight 5: Zach Grenier e Charmaine Bingwa in una scena

L'altra new entry è Carmen Mojo, interpretata da Charmaine Bingwa, che ci viene da subito presentata come una "nuova Lucca" e una possibile nuova amica di Marissa, appena uscita dalla scuola di legge e subito coinvolta con un cliente (Tony Plana) e un caso importante. Silenziosa, metodica e più preparata e agguerrita di quanto sembri di primo acchito, si rivelerà un interessante acquisto per Reddick/Lockhart. E proprio a proposito delle due titolari rimaste dello studio, con l'uscita di scena di Adrian (ma anche di Lucca) Diane si trova di fronte un dilemma lavorativo e etico estremamente attuale: rimanere come socia nominativa di uno studio afroamericano o lasciare il posto ad altri? Questo provocherà non poche tensioni con Liz e i due personaggi femminili rimangono le punte di diamante dello show.

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COME SE FOSSE UN'ANTOLOGICA

The Good Fight 5 Sarah Steele
The Good Fight 5: Sarah Steele in una scena

Negli anni The Good Fight, proprio come i suoi personaggi, ha cambiato più volte pelle per "sopravvivere", quasi ci trovassimo di fronte a una serie antologica. Vuoi per una direzione creativa cambiata in corso d'opera da parte dei coniugi King (lo spin-off era nato con un'idea/scopo poi modificata nel corso del tempo), vuoi per svariate uscite del cast, vuoi per i cambiamenti reali nella politica americana. Il serial rimane però uno dei più attuali in circolazione, che non ha paura di usare la satira che ha sempre contraddistinto la scrittura e la regia fin dai tempi di The Good Wife, qui addirittura alzando il tiro trattandosi di un servizio streaming (negli Usa va su Paramount+) permettendosi ancora più coraggio, come l'affrontare ad esempio il #MeToo da un doppio punto di vista. Così come la tecnologia, il Black Lives Matter, l'assalto a Capitol Hill (quest'ultimo visto sempre attraverso la lente del matrimonio di Diane con un repubblicano, Kurt), senza dimenticare i momenti onirici che hanno sempre caratterizzato l'atmosfera dei King, come i compianti Frederick Douglass e Ruth Bader Ginsburg in questa stagione. Tra i personaggi più camaleontici troviamo Marissa (Sarah Steele), che dopo essere diventata investigatore privato si reiventa ancora una volta, decidendo di intraprendere la carriera di avvocato, grazie a Lucca e complice la pandemia. È a suo modo anche lei una new entry in questa stagione ed è colei che si ritroverà più a contatto con Wackner, che prenderà in simpatia il suo sguardo ancora giovanile e pieno di ideali e intraprendenza, senza dimenticare un pizzico di cinismo.

Conclusioni

Concludiamo questa nostra recensione di The Good Fight 5 felici che la serie continui il percorso unitario trovato nella precedente stagione e, nonostante gli addii del cast e la pandemia, sappia costruire forse la stagione migliore finora grazie al pretesto di un tribunale finto che mette in discussione le fondamenta della legislatura statunitense. Insieme a due new entry azzeccate come il “giudice” Wackner e l’ultima arrivata allo studio, Carmen, e la politica americana post-Trump come sfondo e parte attiva delle vicende personali e lavorative dei personaggi.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • La scrittura di Robert e Michelle King sempre attenta all’attualità, alla politica e a tutti i personaggi, guest star comprese.
  • Le new entry Mandy Patinkin e Charmaine Bingwa che tratteggiano due personaggi diversi ma altrettanto importanti per l’economia narrativa della stagione.
  • L’accoppiata Diane-Liz più forte e sfaccettata che mai.

Cosa non va

  • Una premiere di stagione frammentata e discontinua a causa degli addii del cast e della pandemia
  • Il reiventarsi per l’ennesima volta, anche se in questo caso fa bene allo show e al personaggio di Marissa in particolare, che intraprende una nuova carriera