The Glory - Parte 2, potendo lasciarsi definitivamente alle spalle i numerosi flashback necessari a capire il punto di partenza della storia, si addentra in modo totale nell'intricato piano della protagonista e, aspetto che non può che essere lodato nella nostra recensione della serie Netflix, approfondisce in modo realistico la psicologia dei personaggi e i legami che li unisce.
La storia di Dong-eun diventa così più avvincente e in alcuni passaggi davvero emozionante, conducendo gli spettatori a un epilogo che potrebbe gettare le basi per un secondo capitolo, pur rappresentando un finale soddisfacente.
La trama di The Glory - Parte 2
La seconda metà della prima stagione della serie The Glory continua a seguire il modo in cui Moon Dong-eun (Song Hye-kyo) agisce per destabilizzare e dividere chi ha reso la sua vita un inferno, lasciandole un segno indelebile dal punto di vista fisico e psicologico.
La giovane si avvicina sempre di più a Joo Yeo-jeong (Lee Do-Hyun), in grado di comprenderla dopo che anche la sua vita è stata segnata da un evento drammatico.
Yeon-jin (Ji-yeon Lim) cerca intanto di scavare nel passato di Dong-Eun per provare a liberarsi di lei e facendole perdere il controllo sulla situazione. Hyeon-nam (Yum Hye-Ran) vive momenti difficili, mentre il destino di Yoon So-hee (Lee So-E) viene poi rivelato, spiegandone il ruolo nella storia.
Un racconto che diventa sempre più avvicinente
Gli episodi della seconda parte di The Glory sono stati costruiti con attenzione a livello narrativo per far evolvere in parallelo la storia di tutti i personaggi, dando a ognuno di loro dei momenti da assoluto protagonista all'interno dell'elaborato piano di Moon Dong-Eun. Puntata dopo puntata si scopre come ogni presenza nella vita della giovane abbia un ruolo nella sua ricerca di giustizia.
Gli sceneggiatori sono particolarmente brillanti nel creare contrasti a livello morale mostrando le diverse reazioni alle difficoltà, in un crescendo di intensità ed emozioni.
La sceneggiatura firmata da Kim Eun-sook è quasi impeccabile nel mettere a confronto la natura del legame che si viene a formare tra Moon Deung-Eun e Joo Yeo-jeong, all'insegna del sostegno e della comprensione reciproca, e quella della finta amicizia del gruppo di ex bulli, apparentemente amici ma disposti a tradirsi e ferirsi non appena ne capita l'occasione. Il destino dei cinque tormentatori è infatti frutto dei desideri e delle paure che vengono alimentati facendo parte di un gruppo in cui non sembra esserci spazio per nessun affetto sincero, nemmeno nei confronti di mariti e fidanzati, e ci si usa e abbandona con estrema facilità, in base ai propri obiettivi sociali.
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Ogni elemento che contraddistingue la quotidianità di chi è cresciuto senza remore morali diventa una potenziale arma a favore della protagonista: dal matrimonio di Yeon-jin con Ha Do-yeong (Jung Sung-il), basato su una facciata apparentemente perfetta che nasconde solo un mucchio di bugie, al rapporto conflittuale con la religione di Sa-Ra (Kim Hieora), senza dimenticare la voglia di paternità di Jeon Jae- Jun (Park Sung-Hoon) che scivola nel possesso, la violenza di Son Myeong-O (Kim Gun-Woo), o il vano tentativo di Choi Hye-Jeong (Cha Joo-Young) di compiere una scalata sociale tramite i propri fidanzati. Il modo in cui l'ex vittima dei bulli usa le caratteristiche dei singoli per dividerli e metterli uno contro l'altro è un affascinante gioco psicologico che coinvolge lo spettatore nel crescendo di intensità che raggiunge il piano vendicativo.
La sceneggiatura esplora con attenzione tematiche difficili come la violenza domestica e in particolare il rapporto tra genitori e figli, coniugato in vari modi e sempre in modo interessante e ricco di sfumature, e puntata dopo puntata si rimane conquistati dall'approccio realistico e profondo alle conseguenze della violenza e all'elaborazione del lutto.
Un mondo ben delineato in tutti i suoi dettagli
L'oscurità che contraddistingue The Glory è inoltre tratteggiata, come accaduto con la prima parte, in modo encomiabile sfruttando anche gli aspetti visivi che sottolineano le differenze delle classi sociali e la realtà in cui vivono i personaggi, dalla freddezza degli spazi in cui si immerge Dong-Eun alle luci sfavillanti della casa di Yeon-Jin che sottolineano una ricchezza solo economica e non d'animo, dal calore che riesce a creare Yeo-Jeong per accogliere Moon ai dettagli nella casa di Hyeon-Nam che testimoniano il suo amore per la figlia e lo stato di terrore in cui vive.
Alternando gli eccessi di chi vive nel lusso senza aver guadagnato nulla nella vita e chi lotta per sopravvivere quotidianamente, la serie non fa mai dimenticare quanto le differenze sociali abbiano un ruolo chiave nel modo in cui vengono considerati i singoli cittadini, anche nel momento in cui si trovano in difficoltà, mostrandoli giudicati spesso in base a pregiudizi e stereotipi.
Delle interpretazioni in grado di sostenere la narrazione
La buona riuscita di The Glory è legata in gran parte alle interpretazioni del cast che, nella seconda parte di episodi, è ancora più convincente, riuscendo a sfruttare nel migliore dei modi il materiale a propria disposizione.
Song Hye-Kyo riesce così a far emergere tutta la vulnerabilità e il bisogno di amore di Moon Dong-Eun, sviluppando il rapporto che si viene a formare con Yeo-Jeong in modo naturale e mai forzato. Le scene in cui la protagonista si ritrova alle prese con la madre sono poi tratteggiate con la giusta dose di sofferenza e rabbia per il disappunto provato nel non aver avuto nella propria vita una figura materna, e i sottili cambi di espressione nelle interazioni con i suoi nemici, in particolare durante una memorabile scena con Yeon-Jin, dimostrano tutto il valore e la capacità espressiva dell'attrice.
Accanto a lei c'è però un gruppo di interpreti convincenti, pur avendo dei personaggi caratterizzati da meno sfumature. Lim Ji-Yeon è una villain cinica e calcolatrice molto credibile, Cha Joo-Young si cala bene nel ruolo dell'arrampicatrice sociale, Kim Hieora non scivola negli eccessi nella parte della ragazza alle prese con le dipendenze e conflitti interiori spirituali, Park Sung-Hoon è ben calato nel ruolo del ricco viziato che fa i conti con una paternità inaspettata, e Jung Sung-II delinea in modo efficace la progressiva presa di consapevolezza della vera natura della moglie.
Lee Do-Hyun è poi molto bravo nel dare spazio all'empatia e alla sensibilità di Joo Yeo-Jeong e i momenti in cui il suo personaggio, in particolare nell'ultima puntata, pensa di avere finalmente una possibilità di essere felice accanto a Dong-Eun sono ben interpretate.
Yum Hye-Ran, in questa seconda parte, mette invece quasi del tutto da parte i lati più leggeri di Hyeon-Nam e regala una prova di attrice memorabile nel portare in vita una donna ferita che lotta per dare alla figlia un futuro migliore, decidendo inoltre di prendere in mano le redini della sua vita. La sceneggiatura ha regalato all'attrice delle scene intense, commoventi ed emozionanti e rende anche un gesto semplice come applicare il rossetto incredibilmente significativo.
Conclusioni
The Glory - Parte 2, come spiegato nella recensione, alza il livello tecnico e artistico. Le interpretazioni del cast e la sceneggiatura permettono al racconto di accompagnare lo spettatore in un crescendo di emozioni, mantenendo inoltre la sua attenzione con un intricato e affascinante piano. La strategia, i giochi psicologici, i momenti difficili e le vittorie ottenute lungo il percorso arricchiscono la storia della protagonista con svolte a sorpresa e momenti all'insegna della tensione e della commozione. La progressiva scoperta di tutti i segreti e l'evoluzione del rapporto tra i personaggi sono gestite in modo attento per rendere la visione stimolante e tenere lontana la noia.
L'epilogo del racconto, comunque in parte aperto, lascia soddisfatti e mantiene fino agli ultimi minuti il livello raggiunto dalla serie coreana targata Netflix, che si inserisce tra i migliori prodotti asiatici originali proposti dalla piattaforma di streaming.
Perché ci piace
- Le interpretazioni del cast lasciano il segno a livello emotivo e non scivolano mai negli stereotipi.
- La sceneggiatura è riuscita a intrecciare tutti i racconti e le linee temporali in modo intrigante e coinvolgente.
- La cura per i dettagli è evidente in ogni scena.
Cosa non va
- La storia di alcuni personaggi rimane in secondo piano, probabilmente in vista di una potenziale seconda stagione.
- Alcune parti del racconto vengono risolte in modo troppo sbrigativo.
- Gli elementi religiosi e legati alle tradizioni avrebbero avuto forse bisogno di qualche spiegazione in più rivolgendosi a un pubblico internazionale.