"Durante le riprese abbiamo letto migliaia e migliaia dei messaggi scambiati tra Conrad e Michelle. Il motivo? Volevamo rendere la serie più veritiera possibile, restando rispettosi", parlano così gli showrunner Liz Hannah & Patrick Macmanus a proposito di The Girl From Plainville, serie in otto episodi targata Hulu - in Italia su STARZPLAY - che racconta la vera storia dietro il suicidio di Conrad Roy. Un caso complicato, viscoso, che di fatto sconvolse l'estate americana del 2014. Il motivo? Conrad, interpretato da Colton Ryan, secondo l'accusa, fu spinto al suicidio dalla sua fidanzata, Michelle Carter, diciottenne originaria del Massachusetts che nella serie ha il volto di Elle Fanning. Ma il caso, che ancora tiene banco negli States, ha dei contorni che lo rendono marcatamente inquietante, nonché oscuro. Ripercorriamolo.
CONRAD & MICHELLE
Partiamo da Conrad, anch'esso del Massachusetts, nato e cresciuto nella piccola Mattapoisett, una cittadina costiera a sud di Boston, meta estiva per le vacanze formato famiglia. La sua famiglia, a cominciare dal nonno, aveva una lunga tradizione di navigatori, tanto che Roy a diciotto anni ottenne la patente nautica. Roy era intelligente, ottimi voti (venne accettato alla Fitchburg State University), ottima forma fisica. Però, c'era un'ombra che lo seguiva: soffriva di ansia e depressione, tanto che finì addirittura in ospedale per un'overdose da medicine. In tutto ciò, il nocciolo della storia: diversi anni prima, durante una vacanza in Florida, Roy conobbe Michelle Carter, un anno più piccola, e anch'essa con problemi mentali. Entrambi avevano in comune il Citalopram, un farmaco antidepressivo che, secondo il bugiardino, "potrebbe aumentare il pensiero e il comportamento suicida nei minori di 24 anni". Da quell'incontro, una relazione epistolare, platonica: nonostante abitassero a soli ottanta chilometri, e secondo le rivelazioni famigliari, nel corso di tre anni si videro appena due volte, restando in contatto solo attraverso telefonate e, soprattutto, una quantità incredibile di messaggi.
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LA NOTTE DEL 12 LUGLIO 2014
L'epilogo della malsana relazione avvenne il 12 luglio 2014: secondo i racconti della madre, Roy quel giorno era profondamente distratto, totalmente immerso nel suo smartphone. Erano giorni complicati, perché decise di non accettare l'iscrizione alla Fitchburg State University, e l'ansia si era fatta ancora più ingombrante. Alle 18.30 circa, Roy uscì di casa con la scusa che sarebbe andato a trovare un amico. A boro del suo furgone puntò dritto il parcheggio del Kmart di Fairhaven dove si suicidò avvelenandosi con i fumi di monossido di carbonio. Venne trovato dalla polizia la mattina dopo. Il 19 luglio si tennero i funerali, intanto però la polizia aprì un fascicolo: vagliando il suo smartphone, Scott Gordon, che in The Girl From Plainville è interpretato da Kelly AuCoin, si rese conto che nei messaggi tra Roy e Michelle c'era qualcosa che non andava. Uno, tra i tanti, decisamente significativo: "Devi farlo e basta. Avevi detto che l'avresti fatto. Non capisco perché non lo fai". L'intenzione della ragazza sembrava chiara, anche perché durante la giornata ci furono continui contatti, con Michelle che spronava Roy a compiere l'insano gesto. Non solo, i giorni precedenti a quel 12 luglio, Michelle Carter continuava a chiedergli quando si sarebbe suicidato, nonostante le rimostranze del ragazzo. Tuttavia nelle fasi iniziali della relazione Michelle scoraggiò Roy, suggerendogli di farsi aiutare.
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I MESSAGGI, IL PROCESSO, L'ACCUSA
Involuntary manslaughter, questa l'accusa - che equivale ad una sorta di omicidio colposo - mossa dal processo penale contro la Carter. Secondo l'ordinamento del Massachusetts c'erano gli elementi per formulare un accusa, e c'erano i margini per rendere pubblici gli atti giudiziari, compresi i fatidici messaggi. Partì una gogna mediatica non indifferente, e iniziarono speculazioni su chi fosse davvero Michelle Carter. La ragazza era rappresentata da Joseph P. Cataldo e Cory Madera, e Cataldo inizialmente chiese la sospensione, sostenendo che i messaggi di Carter erano protetti dal Primo Emendamento. Non solo, i famosi messaggi secondo la difesa mostravano che Roy aveva contemplato il suicidio senza il contributo di Carter. Il giudice rifiutò la mozione, e il 16 giugno Michelle Carter venne dichiarata colpevole: due anni e mezzo, con 15 mesi da scontare presso la Bristol County House of Corrections, il resto del saldo sospeso e cinque anni di libertà vigilata. Il 23 gennaio 2020, Carter è stata rilasciata tre mesi prima della fine della sua condanna per buona condotta. Secondo le stime dell'OMS, il suicidio è la seconda causa di morte tra le persone tra i 15 e i 29 anni.