Prima di iniziare, devo chiedervi di fare una cosa: credere nell'impossibile.
Ci sono vari punti in comune tra il The Flash cinematografico (qui la nostra recensione) che ha fatto capolino quest'anno dopo vari rimandi e il capitolo conclusivo del The Flash seriale, tornato con la nona ed ultima stagione sempre in questo 2023. Come spiegheremo nella recensione del finale di serie di The Flash 9, disponibile dal 25 agosto su Infinity+, due sono principalmente le caratteristiche simili: l'uso di volti amati dal pubblico e un forte sguardo al passato e all'origin story fumettistica del Velocista Scarlatto. Questo perché l'elemento emotivo è sempre quello più forte e duraturo nelle storie dai tratti "super", e la serie The CW porta via con sé un intero universo condiviso, come parallelamente ha fatto in un certo senso Ezra Miller in sala fungendo da turning point per il nuovo DCEU.
The Fastest Finale Alive
La nona ed ultima stagione di The Flash, come le precedenti più recenti, è stata suddivisa in capitoli e paragrafi (le parti e le puntate) con diversi Big Bad come da vecchia tradizione della tv generalista. Dopo la Rogue War e Interludio #4, in cui gli antagonisti principali erano Ryan Wilder/Red Death e i Rogues, siamo passati agli ultimi 4 episodi che formano A New World (in tempi di Multiverso e sguardo al futuro, ci sembra particolarmente azzeccato). Le quattro parti utilizzano qualcosa di molto comune come pretesto per le ultime stagioni (o ultimi paragrafi in questo caso), ovvero il viaggio nel tempo, che permette di riabbracciare vecchi volti rimasti nel cuore dei fan. Anche se è stata una caratteristica costante della serie The CW (e lo è anche del Flash cinematografico), il viaggio nel tempo permette di correre tra passato, presente e futuro, in una sorta di Canto di Natale supereroistico che sbatacchia Barry (Grant Gustin) lungo gli eventi importanti e determinanti della propria vita.
I cosiddetti canoni che abbiamo imparato a conoscere in Spider-Man: Across the Spider-Verse come determinanti per rendere uno specifico supereroe ciò che è. Torniamo quindi al fatidico giorno della morte della madre e dell'arresto del padre, che ha segnato inevitabilmente la vita del Velocista Scarlatto - anche se entrambi gli interpreti, Michelle Harrison e John Wesley Shipp, li abbiamo visti nel corso delle nove stagioni sotto altre spoglie, e tutt'ora la prima rappresenta la Forza della Velocità, ma l'effetto nostalgico colpisce ugualmente, soprattutto ritrovando l'intera famiglia riunita. I legami familiari sono sicuramente la tematica principale di questo epilogo, tra quelli biologici, quelli che ci scegliamo una volta adulti come il Team Flash che si è evoluto negli anni, e quelli da cui torniamo nel momento del bisogno.
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Final origin story
Ed ecco il vero ritorno a sorpresa dell'origin story (ma tranquilli, non ve ne sveleremo molti altri in questa recensione). Ovvero il villain principale finale Eddie Thawne/Cobalt Blue, presentato ad inizio episodio con delle rose nei toni del blu e dell'azzurro. Torna per l'occasione il suo interprete Rick Cosnett, nell'ultima chance per l'erede di Harrison Wells/Eobard Thawne ovvero l'Anti-Flash (torna anche Tom Cavanagh) di avere il proprio momento da eroe e non da villain, altro canone e momento decisivo della vita di Barry avvenuto alla fine della prima stagione. Si riflette per l'ultima volta quindi su cosa tale un (super)eroe, con un messaggio finale estremamente attuale di capacità di convivenza tra entità apparentemente destinate a rimanere in conflitto tra loro, nemesi per antonomasia. Un messaggio importante e di speranza non solo dopo la pandemia, ma anche con quanto sta accadendo al pianeta con il cambiamento climatico. La tematica ecologista viene sviluppata attraverso il personaggio di Khione, terza versione interpretata da Danielle Panabaker, madre di tutti gli esseri viventi e di tutti gli elementi, con grande tatto e dolcezza.
Colpiscono quindi i membri originari del cast piuttosto che quelli recenti, ed è per questo che fa particolarmente male l'assenza di Cisco (Carlos Valdes), nonostante gli impegni dell'attore: non solo i già nominati, ma anche il ritorno in quest'ultimo ciclo di episodi di Joe West (Jesse L. Martin) riunito alla sua Cecile (Danielle Nicolet), Marc Blaine (Jon Cor) riunito a Khione, l'endgame di Chester (Brandon McKnight) e Allegra (Kayla Compton) e la reunion familiare degli Allen con la Nora del futuro (Jessica Parker Kennedy). Fregandosene un po' dei cortocircuiti narrativi di qualsiasi viaggio nel tempo, il finale di The Flash punta tutto sulle emozioni, sulle tematiche fin qui elencante, sul carisma di Grant Gustin ovvero il Flash più longevo, più azzeccato e quello a cui non si può non rimanere inevitabilmente affezionati. Punta anche sul suo rapporto secolare e derivativo dai fumetti con Iris West, la donna della sua vita (e non di quella di Eddie), interpretata da Candice Patton e che nel finale sta per dare alla luce simbolicamente la loro figlia Nora, già conosciuta dai genitori nel futuro. Non è tutto: nella parte finale Barry apre anche ai suoi possibili eredi e nuovi tenutari della tuta rossa, dando quel perfetto senso di chiusura e apertura del cerchio, di eredità supereroistica tipica dei fumetti.
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E vissero veloci e contenti
Nessun maxi-crossover quest'anno, dato che è l'ultima serie rimasta in vita dell'Arrowverse, eccetto per Superman & Lois che ha comunque una storia a sé. Rimane giusto il ritorno di Stephen Amell negli oramai dimessi panni di Oliver Queen/Freccia Verde, la serie da cui tutto è iniziato e che ha dato vita al Flash di Grant Gustin, la più longeva dell'universo condiviso e quindi la seconda con maggiori responsabilità di chiusura dopo appunto quella dedicata a Green Arrow. Quel senso di responsabilità pervade l'intero series finale, a partire dal voice over di Barry che torna a presentarci la storia, la sua origine e il suo epilogo, il suo c'era una volta e il suo e vissero veloci e (forse) contenti.
Conclusioni
Alla fine della recensione del finale di serie di The Flash 9 ci riteniamo soddisfatti dell'epilogo dato dagli autori al Velocista Scarlatto più famoso e più longevo dell’intrattenimento. Abbiamo apprezzato l’omaggio alle origini della serie, complici le guest star fatte tornare per l’occasione (peccato per Cisco, unico assente all’appello) e il viaggio nel tempo in stile dickensiano, con tanto di messaggio finale ecologista di speranza e apertura verso l’umanità. Nonostante tutti i difetti e le ingenuità, lo show lascia un importante vuoto nella serialità moderna di genere.
Perché ci piace
- Grant Gustin saluta perfettamente per l’ultima volta il personaggio a cui è più intrinsecamente legato.
- Il viaggio nel tempo come escamotage narrativo.
- Il ritorno del giorno della morte di Nora, il comeback di Eddie e di Harrison.
- Le sorprese e gli easter egg del finale.
Cosa non va
- La serie contiene tutti i limiti, di scrittura e di messa in scena, che ha sempre avuto.
- Il fatto che non torna Cisco, nonostante gli impegni contingenti dell’attore e nonostante venga comunque nominato.