In casa Netflix è arrivata una nuova serie coreana che sta attirando l'attenzione degli abbonati, e ha fatto la sua comparsa proprio nei giorni in cui un titolo di simile stampo, ma già consolidato, ha fatto debuttare la sua terza stagione. Questa è la recensione di The Fabulous, l'Emily in Paris coreano, se vogliamo. Ma vediamo il perché del paragone, e come si presenta la nuova serie di matrice asiatica.
Niente Paris, ma la sostanza è quella
Seul: Pyo Ji-Eun (Chae Soo-bin) è una dipendente dell'agenzia pubblicitaria per brand di lusso Audrey; Ji Woo-Min (Minho Choi) è un fotografo freelance ed ex di Ji-Eun; Lee Sang-woon è lo stilista emergente Joseph e Park Hee-jung è la Top Model Ye Seon-ho. Quattro amici di lunga data che cercano di navigare il duro ambiente della moda, ci informa Netflix, ma in realtà vedremo come The Fabulous si concentrerà maggiormente sui primi due e l'inevitabile ti-voglio-ancora-ma-non-so tra di loro, relegando (sfortunatamente) gli altri a "principali ma non troppo".
Tuttavia, sono proprio questi ultimi, assieme a personaggi secondari come Esther, la Signora Oh o la Signora Hong, o anche la madre di Joseph, i più riusciti a livello di scrittura (uno dei personaggi migliori dello show sarebbe addirittura classificabile come guest star), in quanto il loro percorso è frutto di uno sviluppo più naturale e consistente. I due "comprimari per davvero", invece, Ji-Eun e Woo-Min (che sembrano avere davvero poca chimica tra loro, sebbene le interpretazioni degli attori non siano malvagie, specialmente per quanto riguarda Chae Soo-Bin), restano vittime di quella costruzione forzata che intende imporli come tali, che vuole a tutti costi portare lo spettatore a interessarsene e tifare per loro, ma senza abbinarvi un reale sviluppo personale. Il sentimento sperato, che per alcuni spettatori può anche presentarsi, sia chiaro, non pervade mai realmente, non rimane costante, e non accompagna il pubblico fedelmente durante la visione.
Le situazioni che vediamo sullo schermo sono quelle che ci si potrebbe aspettare da una serie tv ambientata in questo mondo, ma non si osa mai davvero. L'esito della storia non è mai realmente messo in dubbio dalla narrazione che (contrariamente a tante altre serie coreane) non si deve preoccupare di dare false speranze all'audience, poiché rende palese fin da subito la direzione che inevitabilmente prenderà non solo ogni episodio, ma il racconto in generale. D'altronde, un po' come accade proprio in Emily in Paris, si sa già che le conseguenze per gli errori della protagonista (ma non solo) non saranno mai veramente impattanti. Nell'episodio successivo si partirà direttamente con una nuova "sfida" per i personaggi che, anche se non tutto andrà come previsto, non avrà mai comunque un esito catalogabile come negativo. Questa potrebbe essere vista come una caratteristica positiva, come quella leggerezza tanto agognata da buona fetta del pubblico, ma più spesso si tratta più di una maschera che non sempre The Fabulous (come anche prodotti simili) può permettersi.
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Alti e bassi, bassi e alti
Se poi si va a tener conto della durata degli episodi (che vanno dai 45 minuti a più di 1 ora ciascuno), è facile che con The Fabulous si presenti un problema di pacing, come infatti accade in diversi punti dello show, ma che viene in parte controbilanciato dalla felice intuizione dei flashback, utilizzati per dare profondità ai protagonisti e al loro passato insieme, e generalmente ben posizionati.
Alcuni episodi della serie scritta da Kim Ji-Hee, Im Jin-Sun e diretta da Kim Jung-Hyun finiscono con l'essere più godibili e ispirati di altri - particolarmente significativo il quarto, che si concentra sulla guest star/personaggio secondario di cui abbiamo fatto menzione in precedenza, e che tuttavia funge anche da motore e nuova linfa per le storie dei personaggi principali e l'intera serie - e si tende ad avere più che altro situazioni ripetute con simili soluzioni. Ma ogni tanto, The Fabulous ha i suoi sprazzi di profondità (che tuttavia rimangono tutt'al più occasionali) e si fa portavoce di interessanti spunti di riflessione (come quando si tratta il sempre più imperante dominio degli influencer a discapito, spesso, delle modelle di professione).
I pochi momenti di commozione sincera (ma quella poi è ovviamente a discrezione dello spettatore) o di maggiore emozionalità derivano, come c'è da aspettarsi a questo punto, non dai due protagonisti, ma da altri personaggi (Seon-Ho, Joseph, la nonna di Ji-Eun, Thierry Henry...) così come molti dei più simpatici e divertenti (ad esempio i siparietti con la Signora Oh e la Signora Song, o l'imprevedibilità di Do-young).
Conclusioni
Se ci si approccia a The Fabulous con poche pretese, quella di Netflix potrebbe essere anche una serie da guardare quando si ha la volontà di staccare. Ma quando in giro ci sono già titoli come The Bold Type o la stessa Emily in Paris (che a proposito di poche pretese, capolavori certo non sono, ma si presentano sicuramente in maniera più vivace e accattivante per certi versi) la competizione si fa più serrata.
Perché ci piace
- I personaggi secondari.
- Il buon utilizzo dei flashback.
- Ottimo se si cerca rifugio nella prevedibilità delle situazioni.
Cosa non va
- I due protagonisti.
- La consistenza qualitativa troppo saltuaria.
- La ripetitività.
- La durata eccessiva degli episodi.