Con la recensione di The Fable: The Killer Who Doesn't Kill, film d'azione giapponese recentemente approdato in esclusiva su Netflix, si esplora un mondo folle ed esuberante che arriva direttamente in streaming fuori dal paese d'origine dopo aver conquistato il pubblico di alcuni festival internazionali (la prima europea si è tenuta a luglio al Neuchâtel International Fantastic Film Festival, in Svizzera). Un mondo basato su un manga, The Fable appunto, editato in 22 volumi tra il 2015 e il 2020 e oggetto di un recentissimo sequel, The Fable: Second Contact, dato alle stampe nello stesso periodo in cui i due film basati sulle avventure di Akira Sato raggiungono un bacino d'utenza più ampio e globale grazie al catalogo di Netflix, che propone insieme entrambi gli adattamenti (anche se il sequel, di cui parliamo nella recensione, non richiede per forza la conoscenza pregressa del capostipite).
Una vita senza uccidere
Fa un po' sorridere che The Fable: The Killer Who Doesn't Kill arrivi in streaming nello stesso mese in cui torna sul piccolo schermo Dexter Morgan, il carismatico serial killer che al termine della serie originale aveva deciso di lasciarsi alle spalle una vita fatta di omicidi. Lo stesso vale, più o meno, per Fable, sicario noto per la sua infallibilità e precisione, al punto che, se lo vuole, può uccidere una persona in sei secondi netti. Ebbene, nel primo The Fable, uscito nel 2019, il capo del killer gli imponeva un anno di vacanza, con l'ordine esplicito di non uccidere più nessuno (praticamente un John Wick senza la questione della vendetta legata al desiderio di vita privata). Da allora egli, usando il nome Akira Sato vive sotto mentite spoglie con la compagna d'avventure Yoko, la quale per l'occasione si finge la sorella di lui. Un'esistenza tutto sommato tranquilla, se non fosse che l'azienda Octopus, per cui Akira lavora, si ritrova nel mirino di un altro killer, Suzuki, ingaggiato da tale Utsubo per fini ricattatori. E così, a un certo punto, le vecchie abitudini dovranno tornare a galla...
86 Film da guardare su Netflix
Duro a morire
Due anni fa, il primo capitolo passò relativamente inosservato, al di fuori dei consueti appuntamenti festivalieri, e ritrovarlo su Netflix abbinato al sequel - traendo vantaggio dall'opzione Collection nelle schede dei singoli film che sono parte di franchise - mette in evidenza uno dei probabili motivi: il capostipite funziona meglio come parte di un double bill, facendo da preludio al divertimento principale che è teoricamente sequel ma in realtà entità drammatica perfettamente a sé stante. Laddove il prototipo presentava una premessa interessante e poi annacquava la componente di genere, questo episodio si diverte con gli stilemi dell'action e le convenzioni narrative delle storie di sicari al cinema, sfruttando la prestanza fisica e le doti comiche dei due protagonisti, la cui alchimia nel primo film è portata in questa sede a duetti recitativi spassosi e coinvolgenti. E attorno a loro il regista Kan Eguchi costruisce un mondo stralunato ma a suo modo ancorato in una realtà fatta di buffe vicissitudini quotidiane, declinate attraverso un gusto ammirevole per le macrosequenze. In tale ottica, all'interno di un mercato che già prima dell'avvento dello streaming tendeva a relegare film simili al mercato dell'home video, l'inclusione delle avventure di Fable su Netflix è un'aggiunta preziosa, ideale per chi apprezza l'action ma non ha voglia di vedere le solite produzioni angloamericane.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di The Fable: The Killer Who Doesn't Kill, sequel di un film del 2019, sottolineando come in realtà funzioni a suo modo come introduzione al folle, divertente mondo del killer noto come Fable, notevole aggiunta al catalogo di Netflix.
Perché ci piace
- I due attori protagonisti sono spassosissimi insieme.
- L'idea di base è sfruttata molto bene.
- Le scene d'azione sono in buon equilibrio tra tensione e humour.
- Il film funziona anche senza aver visto il capostipite.
Cosa non va
- Alcune scene avrebbero meritato la visione in sala.