Proprio quando il loro primo film La folle vita sta per uscire nelle sale italiane, il 29 giugno, distribuito da Wanted Cinema, i registi Ann Sirot e Raphaël Balboni, franco-americana lei, franco-belga lui, hanno presentato alla Semaine de la critique di Cannes la loro seconda opera insieme, The (Ex)perience of Love, Le syndrome des amours passées il titolo originale, letteralmente "La Sindrome degli amori passati" (proprio con questo titolo italiano, uscirà in sala distribuito da Wanted).
Questa condizione è quella di cui sono affetti i protagonisti Rémy (Lazare Gousseau) e Sandra (Lucie Debay) e causa per cui non riescono a concepire un figlio naturalmente. Per guarire dalla sindrome ed essere finalmente liberi di procreare, c'è una sola soluzione: devono nuovamente fare sesso con ognuno dei loro amanti passati. Nelle note di regia i due registi descrivono il punto di partenza di questa seconda opera: "Visto che il film si pone l'obiettivo di sfidare l'eteronormatività, ne abbiamo preso due fondamenti, l'avere figli e la monogamia, e messi in crisi: i nostri personaggi si trovano in una situazione in cui non possono rispettare queste due condizioni. Se vogliono avere figli, devono 'diventare' una coppia aperta. Se vogliono invece rimanere in un rapporto esclusivo, devono abbandonare l'idea di un figlio. È un gioco intellettuale".
Inventare una Sindrome
La sindrome che dà il titolo originale al film non esiste. Ne chiediamo conferma ai due registi, incontrati a Cannes, in una traversa di Boulevard de La Croisette, sulla terrazza assolata e piena di professionisti di Unifrance, organizzazione di promozione del cinema francese nel mondo. "Volevamo creare una narrazione che potesse darci lo spazio per esplorare molti temi e modelli sul costruire una famiglia e vivere una relazione romantica", esordisce Ann Sirot. "In questo modo riflettiamo su come possiamo reinventare questi modelli e come possiamo comporre qualcosa che invece rappresenti chi siamo e le cose che ci sono successe"". Approfondisce poi Raphaël Balboni: "Abbiamo fatto molti cortometraggi sulle coppie, sui litigi tra coppie, sul poliamore e le relazioni aperte e in questo caso ci siamo inventati questa idea assurda di questa sindrome perché poteva permetterci di creare tutta una serie di situazioni per esplorare molte cose che tenevamo a condividere con il pubblico".
La commedia romantica
"Non ci prendiamo sul serio come nel nostro primo film 'La folle vita'" - precisano i registi - "quella era una situazione di vita o di morte. Questa è una commedia romantica. Non è così seria ma nonostante ciò viene spontaneo preoccuparsi per i protagonisti e la loro salute emotiva e sentimentale". Non abbandonano mai l'ironia e l'autoironia Balboni e Sirot e spiegano il perché: "Crediamo di avere una naturale inclinazione come registi verso la commedia, è sempre stata la nostra cifra sin dall'inizio. Ci piace riflettere su differenti tematiche mentre ci prendiamo in giro e ridiamo sul modo in cui tutti spesso ci comportiamo. Vogliamo che il pubblico rida di se stesso e del modo in cui ci confrontiamo con le battaglie di ogni giorno".
Nel loro percorso di ricerca di un figlio e di avventura nel passato delle loro relazioni, Rémy e Sandra si trovano a confrontarsi con tantissime situazioni diverse dalle loro ed anche con i soliti pareri non richiesti. C'è chi liquida il loro desiderio suggerendo l'adozione, come la sorella di Remy: "È facile per lei dire al fratello di pensare all'adozione visto che lei non ha avuto problemi a fare due figli biologici naturalmente", sottolinea Sirot. "Allo stesso tempo, a questo punto della storia i personaggi non sono effettivamente pronti a considerare un'opzione diversa da quella di avere figli che siano biologicamente loro. Il film mostra come è difficile, quando abbiamo un problema, riuscire a pensare fuori da schemi prestabiliti, considerare altre soluzioni". The (Ex)perience of Love si tiene in equilibrio tra commedia e dramma e senza mai sminuire il percorso dei suoi protagonisti, mostra delle situazioni con cui la maggior parte di noi si può relazionare, prima o poi, da qualsiasi punto di vista le si guardi. Come si rispetta la drammaticità degli eventi, riuscendo a riderci su? Parla Balboni : "La commedia nasce spesso da situazioni drammatiche e vogliamo rispettare quella parte drammatica ma cerchiamo di bilanciare il tutto nella narrazione e al montaggio, così da riuscire sia a ridere per quello che sta accadendo al personaggio sia ad empatizzare con lui quando vive una situazione di conflitto". Segue Sirot: "È strano come spesso la commedia si contrapponga alla riflessione mentre per noi è sempre stata un mezzo per ironizzare sulle cose. Per noi la commedia è un modo di parlare delle cose della vita senza sentirci sopraffatti."
Il lavoro con gli attori
Grazie ad una grande intesa, naturalezza, chimica e familiarità che c'è tra Lazare Gousseau e Lucie Debay, Rémy e Sandra sono sul grande schermo una coppia molto affiatata e credibile. "Abbiamo incontrato Lazare e Lucie ben 2 anni prima di girare il film e abbiamo fatto molte prove", racconta Ann Sirot. "Quasi 20 giorni di prove sul set che abbiamo filmato e montato. Sulla base di ogni prova abbiamo testato la sceneggiatura e riscritto alcune parti". Conclude la chiacchierata Raphaël Balboni: "In questo modo siamo riusciti anche a vedere come reagivano l'uno con l'altro gli attori sul set, il rapporto che si era instaurato tra loro e su questo ci abbiamo costruito la storia".