Proprio vero che non bisogna giudicare un libro dalla copertina, né tantomeno un attore dai ruoli che interpreta. Dopo aver visto Divergent, avremmo potuto aspettarci di incontrare un serioso ragazzo inglese, nato a Oxford e laureato in filosofia a Nottingham. Theo James però è anche l'ex cantante degli Shere Khan e un tipo a cui piace ridere e scherzare. Ce lo conferma sin dalle prime battute della gustosa intervista che ci ha rilasciato per parlare di The Divergent Series: Insurgent, secondo capitolo della saga tratta dai romanzi di Veronica Roth.
Al suo fianco ancora Shailene Woodley nei panni atletici di Tris, la divergente che porterà il popolo alla ribellione nei confronti dell'ordine costituito rappresentato dalla crudele Jeanine, una come sempre strepitosa Kate Winslet. Tornano nei loro ruoli anche Ansel Elgort, Miles Teller e Jay Courtney, mentre c'è la prestigiosa new entry Naomi Watts. Ma lasciamo a Theo il piacere di raccontarci come sono andate le cose sul set di Insurgent.
Leggi anche: Da Hunger Games a Insurgent, l'invasione young adult: 10 regole non scritte di un fenomeno cinematografico
Theo, Insurgent è un film molto diverso dal precedente.
Theo James: Sì, c'è ancora più azione, perché cambiano le dinamiche narrative e di conseguenze si trasformano anche le posizioni dei personaggi. Quattro e Tris sono in fuga continua, mentre attorno sta prendendo forma una rivoluzione.
Dev'essere stata una grossa sfida anche fisica per te e per Shailene Woodley.
Non esistono sfide fisiche per me... Ok, parlando sul serio, quando si lavora al secondo episodio di una saga tutto diventa più grande e anche le sequenze d'azione diventano più complicate. Ci abbiamo lavorato molto più a lungo, sia dal punto di vista delle coreografie che delle riprese, in particolare c'è una scena in cui Shailene e io dobbiamo combattere con trenta persone contemporaneamente.
L'allenamento è stato duro, ma la cosa peggiore erano le condizioni climatiche, la Georgia in luglio è un posto caldissimo e umido, diciamo che per un inglese come me non è proprio il massimo...
A proposito di Shailene, ma anche altri altri vostri compagni d'avventura, sono capitate belle opportunità tra un film e l'altro.
Sì, Miles, Shaileene, Ansel, hanno ricevuto molto da Divergent e dopo hanno fatto tanti bellissimi film, penso a Whiplash per Miles e Colpa delle stelle per Shailene e Ansel. Ma questo è uno degli aspetti positivi delle saghe: giri un film, sei mesi dopo si è di nuovo tutti insieme sul set e ci si confronta su tutto quello che è successo nel frattempo. In questo caso è bello sapere che stiamo facendo tutti delle scelte intelligenti.
Come ci si sente a riprendere un personaggio dopo così poco tempo?
Non è facile come sembra, all'inizio ti devi riabituare, entrarci nuovamente dentro, e lo stesso vale per il rapporto che si ha con gli altri e con la storia. Ma passato il primo impatto fila tutto liscio. Oltre a questo, arrivarci dopo avere fatto altri film ti aiuta, perché hai nel tuo bagaglio nuove esperienze.
Leggi anche: Insurgent: La Divergent Series punta sullo spettacolo
Quanto hai in comune con Tobias "Four"?
Adoro picchiare la gente... Scherzi a parte, è un personaggio che mi piace molto, evidentemente danneggiato e per questo è molto serio e severo, ma quando ho letto il primo romanzo mi sono trovato subito in sintonia con lui.
Cosa ti piace di più del lavorare con Shailene Woodley?
Non c'è una cosa preferita, ci conosciamo così bene che è difficile scegliere. Ma credo che la cosa più piacevole sia la complicità e la comprensione reciproca che si è venuta a creare. Quando lavori in un film del genere riuscire a cogliere uno sguardo, un movimento, ti aiuta a fare meglio e a dare il massimo.
I tatuaggi devono essere stati una tortura quotidiana?
A un certo punto mi sono chiesto se non fosse meglio farseli sul serio, visto quanto tempo dovevo stare al trucco ogni giorno. Sì, sono stati un elemento molto faticoso, ho anche suggerito che avrei potuto portare per tutto il film una maglia a maniche lunghe e collo alto, ma mi hanno fatto notare che Quattro non è né un prete né un esistenzialista francese degli anni Sessanta...
Essere scelti per una saga cinematografica è un'arma a doppio taglio, Robert Pattinson e Kristen Stewart insegnano. Non hai mai paura di essere prigioniero del personaggio?
C'è sempre questo pericolo, anche per questo bisogna essere bravi a fare le scelte giuste, avere il coraggio di dire no a ruoli comodi ma che continuerebbero a etichettarti nello stesso personaggio o che non ti portano nella direzione in cui vuoi andare. È importante invece cercare con forza quelle parti che sei certo farebbero bene alla tua carriera nel lungo periodo.
Ed è quello che hai fatto.
Sì, ho fatto un paio di buoni film dopo Divergent e ho appena finito di girare il nuovo film di Jim Sheridan, The Secret Scripture.
Hai lavorato anche con Johnny Depp ultimamente.
Sì, in un film dal titolo London Fields, tratto da un romanzo di Martin Amis, uno scrittore molto amato in Inghilterra.
Mentre Naomi Watts ha il ruolo di tua madre in Insurgent. Com'è stato lavorare con lei?
Grandioso, sono un suo grande fan da quando ho visto Mulholland Drive, dove è assolutamente favolosa, così come in Birdman. È un'attrice fantastica e questa è una di quelle cose belle che succedono facendo questo lavoro, avere la possibilità di lavorare con persone che ammiri così tanto.
Avete studiato insieme il rapporto tra madre e figlio?
La loro relazione non è realmente esplorata nel romanzo, quindi abbiamo parlato molto per creare una backstory e una timeline da quando lei aveva lasciato la famiglia. Come avete visto nel primo film, il padre di Quattro non è esattamente una bella persona e il ragazzo non apprezza molto anche la madre. Insomma, ha avuto dei pessimi genitori, è per questo che è sempre così serio. Però ha una sorella di quindici anni, molto in gamba.
L'evoluzione narrativa della saga ha facilitato in qualche modo anche il vostro modo di approcciarvi ai personaggi, mi sembra.
Sì, è vero, nel primo film siamo dovuti entrare nell'ordine di idee di un sistema, considerarlo reale e accettarlo, con la divisione in fazioni che avrebbe poi portato alla guerra civile. Con Insurgent scopriamo qualcosa di più, cosa è successo alla Terra, cosa ha portato a questa struttura politica e sociale, cosa c'è fuori dalla città. È stato utile anche per noi, per far evolvere meglio i nostri personaggi e i rapporti che li circondano.
Come ti sei trovato con la teutonica professionalità di Robert Schwenke?
È stato piacevole, sul set è molto serio, ma trova anche il tempo di farsi una risata. Per Insurgent aveva le idee molto chiare, con il mondo che voleva costruire già in testa, e poi parlava tanto con noi attori. Ci siamo scambiati molti libri, lui li suggeriva a me e io a lui, adoro leggere, una delle tante cose piacevoli che mi ha dato questo film.