Dopo due anni di attesa, la quinta stagione di The Crown è approdata su Netflix. Uno dei gioielli della serialità della piattaforma è tornato deludendo le aspettative, come abbiamo spiegato nella nostra recensione. La qualità produttiva però rimane alta e il cambio di cast, come voluto dal creatore Peter Morgan ogni due anni per non rendere posticcio l'invecchiamento dei personaggi raccontati, rendeva necessario un incontro stampa per capire come i nuovi interpreti si sono avvicinati ai propri ruoli e come sia stato entrare a far parte della famiglia reale inglese, anche se per finta.
I nuovi Elisabetta, Filippo, Margherita, Carlo e Diana
Non poteva che iniziare a parlare la nuova Regina Elisabetta II, Imelda Staunton, che dopo essere stata la terribile Dolores Umbridge in Harry Potter e della nobile Lady Bagshaw in Downton Abbey è entrata nei panni più reali di tutti. Tanto che attualmente stanno girando la sesta ed ultima stagione di The Crown - che si è presa una pausa nelle settimane di morte della vera Elisabetta II come voluto dal Protocollo London Bridge - e quindi hanno fatto una pausa per partecipare all'incontro con la stampa: "Mi sento emozionata ed estremamente orgoglioso di quello che abbiamo fatto" dice con tutto l'aplomb e la calma che si addice alla sovrana. Molti degli interpreti non sono riusciti a vedere tutti gli episodi montati nella loro versione finale e quindi approfitteranno dell'uscita su Netflix per un bel binge watching. Tra loro il nuovo Principe Filippo Jonathan Pryce - che dopo Papa Bergoglio si ritrova con un altro ruolo fondamentale e dopo l'Alto Passero del Trono di Spade torna a Corte e scherza "Voglio vedere quanto sono stato bravo" - la nuova Principessa Margherita Lesley Manville e la nuova Principessa Diana Elizabeth Debicki, dopo essere stata lanciata al cinema con Tenet di Christopher Nolan ora lo sarà anche in tv. "Io mi sento sollevato stranamente, dato che finalmente l'attesa per i nuovi episodi è finita" dice invece il nuovo Principe Carlo Dominic West. Continua scherzando la Debicki: "Poi è bella quest'occasione di ritrovarsi tutti insieme, non mi invitate mai ai ritrovi di gruppo" strizzando l'occhio al comportamento tra la famiglia reale e Diana, che viene sviscerato nella nuova stagione, ambientata negli anni '90 e quindi negli anni di Carlo e Diana. L'unico che non sta attualmente girando ma è presente all'incontro è Johnny Lee Miller perché - spoiler alert, scherza lui stesso - non sarà presente nella sesta stagione nei panni di John Major, il Primo Ministro inglese che cerco di aiutare la Corona britannica ad affrontare uno dei periodi più bui della sua storia: "Non sono abituato ad eventi così eleganti, mi sento fuori posto. È quasi un anno che non li vedo, è stranissimo essere qui".
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Il comparto tecnico di The Crown
Uno degli aspetti che ha reso impressionante The Crown è sicuramente il lavoro di tutti i reparti tecnici a rendere ogni scena studiata fino al minimo dettaglio, con nulla lasciato al caso. Questo lo testimoniano tutti i presenti, che sono entrati tutti insieme come new entry in un sistema già collaudato e hanno potuto darsi supporto l'un l'altro in questo. Dice Imelda Staunton: "È stato un onore entrare in questa produzione e vedere come tutti sapevano già cosa stavano facendo rispetto a noi che eravamo nuovi. Tutto è curato nel dettaglio, anche ciò che in scena effettivamente non verrà inquadrato, come è accaduto ieri durante una scena in cui Elisabetta fa colazione. Peter Morgan indaga l'aspetto emotivo della vita reale di questi personaggi e noi vogliamo onorare il più possibile il suo lavoro di scrittura". Le fa eco Jonathan Pryce: "Cerchiamo continuamente l'approvazione dei vocal coach e movement coach presenti sul set, per quanto vogliamo essere tutti all'altezza. La serie mi ha permesso di scoprire alcuni eventi meno conosciuti. Io avevo sei anni all'epoca degli eventi della prima stagione, chissà che facevo negli anni '90". "Io me lo ricordo cosa facevo ed è meglio non dirlo" scherza Miller. Concorda anche Lesley Manville: "Ti prepari per mesi a costruire questo personaggio ma poi quando entri sul set e sei truccata e vestita comprendi molto di più ed è come se entrassi davvero in quei panni". La parola passa ai nuovi Carlo e Diana: "Siamo stati estremamente supportati lungo tutta la produzione, qualsiasi domanda avessimo per i consulenti sul set sulla famiglia reale. È stata un'enorme responsabilità entrare nei panni di Diana ma siamo stati supportati come diceva Dominic lungo tutto il percorso. Cerchiamo di fare il meglio possibile, tu porti la tua interpretazione e mi ci è voluto un po' per capire questo. C'è un senso di grande rispetto non solo per chi ha interpretato questo ruolo nelle stagioni precedenti ma anche verso i personaggi reali. Non ho potuto ancora dire addio a Diana perché stiamo ancora girando, così come i miei colleghi. Chiedetecelo tra sei mesi ma immagino non sarà facile allontanarsene. Come mi piace dire, è come se fossimo ancora sotto le onde, tra la marea".
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Timothy Dalton e John Major
Lesley Manville racconta dell'episodio a lei dedicato a cui ha partecipato anche Timothy Dalton nei panni di Peter Townsend, primo e unico grande amico della Principessa Margherita (interpretato in precedenza nel serial da Ben Miles): "È molto dolce, lei è stata una donna molto glamour e iconica, e ricontrarlo la riporta nei ricordi. Abbiamo dovuto imparare un ballo insieme, serve a mostrare cosa avrebbe potuto avere e com'è ora non averlo, sono state delle scene molto affascinanti da girare". Johnny Lee Miller dice che si è documentato molto per il suo John Major: "È stato strato interpretarlo, perché io sono cresciuto in un ambiente socialista e di sinistra, in famiglia pensavamo di sapere chi fosse ma in realtà ho scoperto che eravamo più simili di quanto pensassimo, nella provenienza (paesini vicini), nelle scuole frequentate, nel rapporto coi nostri genitori". A proposito di rapporti, quello tra Elisabetta e Filippo a quest'età è stato divertente da costruire per Staunton e Pryce: "La parte più difficile è stata dover tenere tutto dentro quando vorresti tirarlo fuori, come fa la Regina, ma in fondo è anche un'ottima palestra di recitazione, ci sono giorni in cui pensi di esserci riuscita e giorni in cui non sei soddisfatta per niente, ma per fortuna c'è sempre la scrittura ad aiutarci". Le fa eco nuovamente Pryce: "Peter Morgan cerca di darci vita nel 'confinamento' dei nostri personaggi. Interpretare Filippo mi ha mostrato com'era lontano dalle telecamere, dato che sui giornali non aveva una buona reputazione e diceva sempre le cose sbagliate". Anche Carlo è stato uno dei personaggi reali più scrutinati della storia, come lo definisce West: "Spero che la serie apra nuove prospettive su di lui, in fondo ci sono sempre due lati della medaglia in un divorzio". The Crown 5 infatti racconta gli anni turbolenti della fine del matrimonio reale. A proposito di padri e figli, Dominic West e il figlio hanno recitato per la prima volta insieme - lui è il figlio di Carlo, William: "Non aveva mai recitato e c'è una bellissima innocenza in questo, anche perché il Covid ha bloccato qualsiasi scuola di recitazione in questi anni. È stato ancora più difficile nelle scene più intime perché siamo davvero padre e figlio nella realtà e quindi ci sembrava strano". Anche la fittizia madre Elizabeth Debicki ama i suoi figli nello show: "Gli voglio un mondo di bene. Abbiamo costruito un bel rapporto sul set e siamo stati fortunati in generale con il casting fatto agli interpreti più giovani. Sono così intelligenti e generosi e dolci, mi mancano quando non ci sono, sono una parte importantissima della storia".
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Il fascino della Corona inglese
Perché la famiglia reale britannica è quella che affascina più di tutte le 12 famiglie presenti in Europa? Scherza Johnny Lee Miller: "Perché hanno i migliori vestiti" e lo rimbalza Pryce: "Le altre famiglie vivono in modo più normale, essere reali qui è il loro lavoro, c'è una sorta di mistero che li circonda". Aggiunge West: "Poi nessuno è teatrale come loro, basti vedere il funerale dedicato alla Regina nella realtà". Teatrali, in senso positivo, come nella serie, dice Manville: "Dietro di te sul set c'è davvero un Rubens appeso. È tanto strano quando spettacolare vedere i set ricostruiti. Infatti il nostro Castello di Windsor è migliore di quello reale" scherza Pryce che ha avuto modo di visitarlo di recente. In The Crown si tratta anche di recitare in storie che il pubblico pensa di conoscere molto bene e meglio: "Puoi anche ignorare gli eventi reali ma non ciò che loro provano, nella realtà invece te lo devi immaginare, la sceneggiatura è come un microscopio su questo, la famiglia reale arriva agli eventi con un proprio sentimento, bagaglio e momento della propria vita. Si tratta di umanizzare quei personaggi" dice Manville e le fa eco Miller: "È ciò che fa Peter così generosamente e empaticamente e quindi prova a capire com'è davvero la loro vita". Tocca a Debicki parlare della turbolenta vita della sua Diana: "Ci sono moltissimi archivi a cui poter attingere, soprattutto alcuni footage mai arrivati al tg e quindi senza un obiettivo di montaggio, da cui prendere ispirazione per provare a capire la persona privata e il personaggio pubblico, ho studiato molto il suo linguaggio del corpo, e poi molto aiuto è arrivato dai coach dialettali e di movimento. Una vera e propria sfida tecnica. Diana ha portato il privato nel pubblico ed era trasgressiva per l'epoca, perché voleva avere una propria narrazione degli eventi e questo si è trasposto anche nei costumi per i quali è diventata un'icona. È bello immaginarla a porte chiuse e provare a portare il pubblico in quella sfera privata".
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A proposito di vestiti, Imelda Staunton si è iniziata a preoccupare quando si vedeva bene negli abiti regali e scherza sul fatto che non si possano trovare poi nei negozi: "Coloro che interpretiamo erano sia persone che personaggi. La regina è sempre rimasta la stessa ed è questo soprattutto che la gente ha apprezzato di lei e che poteva riconoscere e su cui poteva contare, dando loro l'impressione di conoscerla". "Di Filippo mi ha colpito la postura e il fatto che stringesse le mani" dice Pryce e lo rimbecca subito Manville: "Io ho dovuto imparare soprattutto a tenere la sigaretta col porta sigaretta, che è pesantissimo" (ride). "Carlo invece non si avvicinava mai con le mani, le persone dovevano arrivare a lui. Io sono estroverso ed è stato strano" dice West, a cui si allinea Miller: "Per Major abbiamo lavorato a una camminata, anche se effettivamente lo si vede spostarsi poco nella stagione. Una camminata conseguente a un'incidente d'auto in Africa". Le scene tra sorelle sono tali, non quelle tra una Regina e una Principessa, lo confermano entrambe le interpreti: "Rappresentano ciò che non si sono dette negli anni, ma quali sorelle non hanno un rapporto conflittuale? In questo caso si crea maggiore tensione perché lavoriamo di sottrazione, bisogna restare nel personaggio e avevo già lavorato con Lesley e questo ha aiutato". Data la recente dipartita di Elisabetta II, che eredità lasciano lei e lo show? "Poterla rivedere secondo me potrebbe essere di conforto in un certo senso, data la mancanza di fiducia attuale nei governi della nostra società" dice Pryce riguardo alla controparte sullo schermo interpretata da Imelda, che aggiunge: "Al suo funerale ho visto grande rispetto per una persona che ha mantenuto la sua promessa. Ha portato a termine il suo lavoro fino alla fine. Mi ha sempre affascinato la sua passione per i cavalli, perché sono animali che vanno sempre avanti e non si guardano mai indietro, proprio come secondo me ha fatto lei". Negli anni '90 assistiamo a un momento della sua vita di grande difficoltà - basti pensare all'episodio Annus Horribilis dal celebre discorso - quindi con una grande carica narrativa drammatica. Ciò che scrive Peter Morgan sono in fondo drammi di persone: "È drammatico quando le cose vanno male e bisogna farci i conti. Vedere come le persone reagiscono a ciò che gli succede e lo stesso vale anche per la Regina in questa quinta stagione".