Il 21 agosto 2013 (un mese dopo gli Stati Uniti) uscì nei cinema italiani The Conjuring, basato su una storia vera e, all'insaputa dei suoi realizzatori all'epoca, destinato a divenire il capostipite di un franchise horror che in cinque anni ha sfornato altrettanti film, di cui uno non ancora uscito (The Nun, diretto da Corin Hardy, arriverà nelle nostre sale il 20 settembre), e generato incassi notevoli (oltre un miliardo di dollari a livello mondiale, con una media di 300 milioni a episodio, ciascuno dei quali è costato meno di 50 milioni). Un tassello alquanto notevole nella filmografia del suo regista, James Wan, che dal 2004 a oggi si è quasi esclusivamente cimentato con il cinema all'insegna del brivido, sia come autore di vari progetti che come mentore di altri talenti. Per l'occasione, mentre aspettiamo The Nun, abbiamo voluto ripercorrere una carriera che per certi versi ha ridefinito in più modi il cinema horror negli Stati Uniti.
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Il debutto con Saw: voglio fare un gioco con te...
Oggi il suo impatto come singolo film è stato un po' annacquato dai vari sequel (l'ultimo, Saw: Legacy, è uscito nell'ottobre del 2017) e dal suo essere considerato uno dei capostipiti del sottogenere noto come torture porn (un'etichetta che Wan non ha mai apprezzato), ma nel 2004, come biglietto da visita cinematografico, Saw - L'enigmista fu un piccolo fenomeno di non poco conto, dalle prime reazioni positive durante il Sundance al grande successo commerciale, eguagliato dai capitoli successivi (con l'eccezione di Saw VI, ogni episodio della saga ha incassato più di 100 milioni di dollari a livello globale). Oggi si pensa al franchise soprattutto per quanto riguarda le trappole che mettono a dura prova l'istinto di sopravvivenza delle vittime di Jigsaw, con copiose quantità di sangue, ma il fascino dell'originale è legato al modo in cui Wan e lo sceneggiatore Leigh Whannell hanno saputo creare un mondo coerente, claustrofobico e terrificante con pochissimi mezzi: girato in meno di tre settimane, con la maggior parte delle scene ambientate in un'unica location, quel bagno lurido e mortifero che è diventato uno dei luoghi-chiave della saga. E sebbene lo stesso Wan trovi imbarazzante rivisitare il film oggi, per via di eventuali errori tecnici che risultano evidenti a causa del budget microscopico, la forza brutale dei giochi di Jigsaw, almeno in quel primo episodio, non è stata diluita dal tempo.
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Classicismo poco apprezzato
Dopo il successo della loro prima incursione nell'horror, Wan e Whannell vengono appositamente ingaggiati dalla Universal per elaborare un soggetto dallo stampo più classico: Dead Silence, incentrato sulla sete di vendetta di una defunta ventriloqua e le stragi perpetrate dai suoi inquietanti pupazzi (uno dei quali, visibile di sfuggita, è Billy, l'aiutante posticcio di Jigsaw). Un'esperienza che, a detta di Whannell, nessuno dei due ha reputato particolarmente positiva, spingendo lo sceneggiatore a dedicare un pezzo intero sul suo blog a cosa andò storto durante la lavorazione e precisare che, salvo eccezioni (vedi alla voce Blumhouse), non ha mai più lavorato a un copione che non fosse interamente farina del suo sacco e proposto agli studios solo in un secondo momento. Nello stesso anno (2007) Wan cerca di distanziarsi dal cinema del brivido girando Death Sentence - Sentenza di morte, adattamento molto libero del sequel letterario de Il giustiziere della notte, ma in entrambi i casi viene snobbato dal pubblico; l'incasso globale dei due film messi insieme è appena sotto i 40 milioni di dollari. Per fortuna un nuovo modo di fare horror è dietro l'angolo...
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Blumhouse, La casa del paranormale
Grazie al successo di Paranormal Activity, il produttore Jason Blum è in grado di consolidare la formula che ancora oggi caratterizza la Blumhouse: con l'eccezione di eventuali sequel, ogni film ha un budget che non supera i 5 milioni di dollari, conditio sine qua non per concedere ai registi il final cut. Tra questi c'è proprio Wan che, invitato dalla Blumhouse a proporre idee insieme a Whannell, decide di darsi alla rilettura moderna delle case infestate dai demoni girando Insidious, il cui punto di forza è proprio il voler evitare i cliché di genere, oltre alla presenza di tecniche più tradizionali per generare tensione e spaventi, evitando la trappola del sangue come strumento di paura (difatti tutta la saga negli Stati Uniti ha il visto PG-13). Tutti elementi che convincono gli spettatori, generando un franchise molto redditizio: ad oggi, i quattro film (un quinto è in lavorazione) sono costati complessivamente 26 milioni di dollari, e hanno incassato più di 500 milioni al box office mondiale. La saga ha anche il merito di essersi opposta alla logica in base alla quale le protagoniste dei film horror (e del cinema americano in generale) dovrebbero essere relativamente giovani: dal terzo capitolo in poi il ruolo principale è quello interpretato da Lin Shaye, classe 1943.
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The Conjuring, un universo (parzialmente) reale
Arriviamo quindi a L'Evocazione - The Conjuring, basato sulle vere indagini di Ed e Lorraine Warren: a loro due sono dedicati i capitoli principali della saga, mentre gli spin-off procedono su vie quasi del tutto scollegate e inventate. Annabelle e il suo prequel hanno in comune con il vero caso solo il nome della misteriosa bambola (il cui aspetto è stato alterato per lo schermo al fine di renderla più inquietante), mentre l'entità demoniaca che dà il titolo a The Nun - La vocazione del male è puramente frutto dell'immaginazione di Wan, nonché un felice "incidente di percorso": la suora dalla fattezze mostruose fu infatti aggiunta durante i reshoot di The Conjuring - Il caso Enfield, e divenne un'icona del brivido praticamente subito. E questi sono solo alcuni dei tasselli di quello che la stampa americana ha definito l'unico universo condiviso al cinema, a parte quello della Marvel, a funzionare al 100% (ma non senza alcune controversie, tra cui i dubbi sulla veridicità dei casi dei coniugi Warren e uno spot di The Nun che è stato rimosso da YouTube perché troppo spaventoso e impossibile da saltare). Ed è in questo contesto che nasce anche l'attività di Wan come mentore, tramite la casa di produzione Atomic Monster, per favorire la carriera hollywoodiana di registi emergenti come lo svedese David F. Sandberg (Lights Out - Terrore nel buio e Annabelle 2: Creation) e l'inglese Corin Hardy (The Nun). In altre parole, un universo in continua espansione, sia in termini narrativi che dietro la macchina da presa, fornendo all'horror americano le nuove firme di cui ha bisogno per poterci terrorizzare in modo efficace.