Un passato nell'aviazione tanto da essere considerato una sorta di eroe di guerra - anche se per il diretto interessato, nella guerra non vi era niente di eroico - e la forza morale di dire no al Klux Klux Klan durante il periodo nel quale è stato sindaco di una piccola cittadina. Non poteva che essere amore, seppur non a prima vista, tra il qui descritto Jeremiah Joseph O'Keefe e l'avvocato Willie E. Gary, afroamericano che lottava per i diritti della sua gente prima di prendersi in carico il caso in questione.
Due personalità distinte e distanti solo all'apparenza, in realtà molto più unite del previsto, che come vi raccontiamo nella recensione di The Burial - Il Caso O'Keefe erano troppo iconiche e carismatiche anche a livello sociopolitico per non diventare protagoniste di un adattamento per il grande schermo, sbarcato nei giorni scorsi nel catalogo di Prime Video.
Lotta impari
J.J. O'Keefe, scomparso nel 2016, si trovava in gravi difficoltà economiche a metà degli anni Novanta quando decise, su consiglio del suo avvocato di fiducia, di rivolgersi alla multinazionale gestita da Ray Loewen, intenzionata a comprare parte della sua attività di pompe funebri. Un accordo apparentemente soddisfacente per entrambe le parti, ma i ritardi di Loewen nel far partire l'acquisizione rischiano di far finire in bancarotta O'Keefe, che comincia a sentire puzza di bruciato e sceglie così di assumere un altro legale per fargli causa: il prescelto si rivela essere Willie E. Gary, specializzato in causa per lesioni personali e assai bravo nel suo campo, per quanto poco avvezzo nelle questioni di diritto contrattuale. La loro sarà una sorta di battaglia "Davide contro Golia", in quanto Loewen può contare su un team assai esperto, ma dopo aver fatto i conti con le proprie differenze e aver trovato inaspettati punti in comune, l'unione tra O'Keefe e Gary darà risultati sorprendenti.
Black & White
Ne Il momento di uccidere (1996), senza andare a scomodare obbligatoriamente un grande classico quale Il buio oltre la siepe (1962), era un avvocato bianco a difendere un imputato di colore e d'altronde questo è l'archetipo maggiormente rispettato dalle produzioni cinematografiche ispirate a storie vere. Non mancano le eccezioni e The Burial - Il caso O'Keefe vede infatti proprio un avvocato afroamericano prendere le difese di un cliente bianco appartenente alla borghesia, permettendo di aprire ulteriori sfumature sulla questione razziale, che ad un certo punto diventa infatti - volente o nolente - elemento chiave delle relative sorti processuali. In un periodo dove gli Stati Uniti erano con gli occhi puntati sul processo a O.J. Simpson, anche questo caso minore ha avuto un discreto impatto sull'opinione pubblica, per via delle molteplici diramazioni che si portava addietro. E questo rivive in un biopic preciso e scattante, abile nel non lasciarsi andare a eccessi retorici - significativa la scelta di lasciare fuori campo l'arringa finale - ma anzi acuto nel delineare i caratteri e le motivazioni dei vari personaggi coinvolti.
Scontro tra titani
Una personalità carismatica quella di Gary, e l'interpretazione di uno scatenato Jamie Foxx è briosa al punto giusto, spesso piacevolmente sopra le righe nelle sue invettive, tanto da sostenere che ogni procedimento è una sorta di "battaglia alla Jean-Claude Van Damme". E altrettanto centrata è la performance di Tommy Lee Jones, spesso trattenuto ma pregno di una tensione silente nel dare vita a una figura più complessa di quanto sembri quale quella di O'Keefe, del quale scopriamo via via più dettagli con lo scorrere dei minuti. La regista Maggie Betts si era fatta conoscere con il suo precedente La scelta (2017), intenso period drama che indagava sulla crisi di fede di una giovane novizia, e anche in quest'occasione riesce a dar vita a un insieme armonioso, dove il cast e la macchina da presa convivono grintosamente con la narrativa, trovando giusti modi e tempi per portare all'attenzione del pubblico mondiale una storia rimasta fino adesso confinata esclusivamente in territorio americano.
Conclusioni
Non è un caso che lo abbiano soprannominato "il killer dei giganti", in quanto nel corso della sua futura carriera ha sconfitto in aula diverse multinazionali, divenendo tra gli avvocati più famosi degli Stati Uniti. Ma è qui che Willie E. Gary ha mosso i suoi primi passi nei processi che contano, prendendosi a cuore la causa intentata dal suo cliente, apparentemente così diverso eppur così simile. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di The Burial - Il caso O'Keefe, ci troviamo di fronte a un intenso legal-drama ispirato a una vicenda realmente accaduta, qui portata in scena con la giusta sobrietà, senza eccedere nella retorica ma anzi riuscendo a parlare di questioni sociali con la giusta incisività, trovando un buon equilibrio tra le fasi esclusivamente processuali e le dinamiche personali. Merito non soltanto della matura regia di Maggie Bets, ma anche del solido ed eterogeneo cast capitanato da uno scatenato Jamie Foxx e da un impeccabile Tommy Lee Jones.
Perché ci piace
- Una storia avvincente che non si perde in lungaggini o retorica gratuita.
- Un ottimo cast con Jamie Foxx e Tommy Lee Jones in un duello di bravura.
- Narrazione equilibrata nelle sue varie anime.
Cosa non va
- Manca l'effetto sorpresa: il pubblico, anche se all'oscuro della vicenda realmente accaduta, potrà già facilmente intuirne l'esito.