The Breaking Ice, Anthony Chen: “Racconto la crisi esistenziale della Generazione Z”

Un film nato come risposta alla pandemia grazie al quale il regista di Singapore mette in scena l'ansia e la malinconia unificata dei giovani della Cina contemporanea

Una scena di The Breaking Ice

"Sapevo di voler fare un film sui giovani, ma non lo avevo mai fatto prima. Ho iniziato a pensare a quali erano alcuni dei più iconici film sulla giovinezza che fossero mai stati realizzati. Il primo che mi è venuto in mente è stato Jules et Jim che lo catturava così bene. Mi sono detto: 'Scriverò un film su due ragazzi e una ragazza'". E così ha fatto Anthony Chen. Il regista di Singapore, vincitore del premio Camera d'Or a Cannes nel 2013 per il suo debutto con Ilo Ilo, torna in sala il 13 marzo con The Breaking Ice.

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Liu Haoran, Zhou Dongyu e Qu Chuxiao in un'immagine del film

La storia di Haofeng (Liu Haoran), Nana (Zhou Dongyu) e Xiao (Qu Chuxiao), "due ragazzi e una ragazza" che nella cittadina di Yanji condividono le proprie solitudini e l'inquietudine di un'intera generazione della Cina contemporanea. Una storia di amicizia e amore sullo sfondo di una disillusione che, lentamente, lascia il posto a un germoglio di speranza.

Una pellicola invernale

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Una scena di The Breaking Ice

A fare da sfondo alla storia il confine tra Cina e Corea del Nord. Una zona dove Nana lavora come guida turistica e che porta con sé il racconto di un mondo contaminato da due culture e tradizioni. "Non ho scelto quel confine per un'interesse sociale", precisa il regista. "Il processo di realizzazione di questo film è stato diverso dagli altri. Eravamo appena usciti dalla pandemia, da due anni passati seduti a casa. Ho sentito che c'era tanta energia nervosa che avevo bisogno di far uscire dal mio corpo. Mi sono detto: 'Farò un film in Cina, ma in un posto che non conosco'. Ho deciso che avrei girato una pellicola invernale nel posto più freddo del nord del Paese dove non ero mai stato"_.

"Ho dovuto fare lì una quarantena di 21 giorni per poi volare al nord con il mio produttore. Ho scoperto una montagna chiamata Changbai, dove un metà si trova in Corea del Nord e l'altra in Cina. C'è un lago bellissimo chiamato Heaven Lake. Guardando la mappa della zona ho scoperto Yenji. All'epoca la storia era abbozzata, molti dettagli nati da questo viaggio. Abbiamo preso una guida turistica e siamo andati in tour per cinque giorni. Ci ha portato al confine e si potevano vedere i soldati nordcoreani marciare. Ho pensato fosse perfetto ambientare il film lì perché i personaggi si perdono nelle loro vite e si ritrovano sulla soglia di questa linea di confine".

Uscire dalla comfort zone

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Qu Chuxiao in una scena del film

Un nuovo approccio alla scrittura, un nuovo Paese a fare da sfondo alle storie dei suoi personaggi, nuovi orizzonti da filmare. Qual è stata per Anthony Chen la lezione di The Breaking Ice? "Non avevo una sceneggiatura. Abbiamo iniziato a girare il 1° dicembre e la prima volta che sono volato nelle Cina del nord era ottobre. Sentivo che avevo bisogno di trovare un nuovo modo di creare. Volevo uscire dalla mia zona di comfort", confida il regista. "Anche se non credo che farò di nuovo un film del genere. È stato abbastanza folle (ride, ndr). Ho finito la sceneggiatura solo 10 giorni prima di iniziare le riprese, lo stesso giorno in cui gli attori, piuttosto noti in Cina, sono arrivati sul set".

"Gli avevo raccontato per grandi linee la trama al telefono e hanno accettato. Ma i loro manager pensavano: 'Questa potrebbe essere una pessima idea' (ride, ndr). Credo che di questa esperienza mi porterò la libertà. Ero solito essere super preciso, non c'era improvvisazione. Ho imparato a lasciarmi andare di più. A volte hai bisogno di farlo per poter far accadere cose di nuove".

La fotografia della Generazione Z

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Zhou Dongyu è Nana

Nonostante The Breaking Ice abbia un'identità fortemente connessa alla Cina di oggi riesce a catturare un sentire comune e universale che fotografa lo stato d'animo di un'intera generazione. "Durante la pandemia ho letto tanti articoli su come la Generazione Z si sentisse completamente persa. Lavora duramente, ma non può permettersi una casa o quello che hanno ottenuto le generazioni che l'hanno preceduta. Ho sentito che c'era una certa ansia e malinconia unificata, una tristezza che i giovani stavano provando ovunque", spiega Chen.

"Volevo catturare quella sensazione, quella crisi esistenziale. 'Perché stiamo facendo quello che facciamo?'. 'Qual è il senso delle nostre vite?'. Ho cercato di usare un modo molto visivo e poetico per afferrare questa sensazione, il film è leggermente sognante. Ho pensato fosse l'approccio migliore per parlare di un tema abbastanza astratto. Come se tutti cercassero una risposta e quella sensazione di sentirsi persi".

Una sequenza erotica quanto malinconica

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Liu Haoran in un'immagine del film

Quello di Anthony Chen è un film che vive anche molto di immagini, di piccoli momenti rilevatori. In questo senso è esemplare una sequenza ambientata sotto la doccia che vede protagonisti Nana e Haofeng. "È la mia scena preferita. Ho amato scriverla", ammette il regista. "Mi domandavo come realizzare una scena di intimità o erotica in cui i due corpi non possono toccarsi. Così ho pensato di separali con una tenda. È un po' malinconico e agrodolce, ma anche molto sensuale e romantico".

"Ho letteralmente recitato l'intera scena di fronte alla troupe più volte. Mi chiedevo se gli attori sarebbero stati in grado di creare quella sensazione centrale che volevo catturare. Nel bagno c'era solo il direttore della fotografia perché la stanza era molto piccola. Io ero fuori a guardare il monitor. L'abbiamo girata e dentro c'era tutto quello che desideravo. L'ho scritta in quel modo perché non si possono girare scene di sesso in Cina senza passare per la censura. In un certo senso le restrizioni ti costringono a essere creativo e a pensare a nuovi modi di parlare di certi problemi".

We Are All Strangers, l'ultimo capitolo di una trilogia

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Una scena di The Breaking Ice

Dopo l'ottimo riscontro ottenuto dal suo film d'esordio e la regia di Drift, primo film in lingua inglese con protagoniste Chyntia Erivo e Alia Shawkat, Anthony Chen si è ritrovato a dire molti no nella sua carriera? "Ho rifiutato molte proposte con attori famosi e budget elevati, ma credo di poter lavorare solo quando mi connetto davvero a una storia. Sento che si possono percepire le emozioni dei miei film. È qualcosa di profondamente personale", ammette il regista.

"In questo momento, ad esempio, sono in fase di preparazione per un nuovo film, We Are All Strangers, che gireremo a fine marzo. È la terza e ultima parte della mia trilogia preceduta da Ilo Ilo e Wet Season. Entrambi i film hanno come protagonisti gli stessi due attori. Nel mio primo film interpretavano madre e figlio. Il ragazzo aveva 11 anni quando lo abbiamo scelto. Ora interpreterà un ventunenne".