The Boys e The Umbrella Academy, entrambi adattamenti di fumetti di supereroi, hanno esordito in streaming più o meno nello stesso periodo: il secondo su Netflix il 15 febbraio 2019, il primo su Prime Video qualche mese dopo, il 26 luglio. Due variazioni sul tema degli individui dotati di superpoteri e rispettivi superproblemi, con i fratelli Hargreaves da una parte che devono continuamente impedire la fine del mondo, e i Boys dall'altra che fanno di tutto per smascherare l'ipocrisia dei Super che sono controllati da una multinazionale e sotto la scorza benevola nascondono cinismo o, nel peggiore dei casi, assoluto disprezzo per la vita umana. Col passare del tempo, inoltre, i due show sono diventati il simbolo di diverse strategie streaming e di come le rispettive piattaforme gestiscono la distribuzione degli episodi.
Tutti insieme digitalmente
Sin dal 2013, quando ha cominciato a produrre in proprio, Netflix ha fatto della disponibilità immediata di stagioni intere il suo cavallo di battaglia, trasformando i weekend in vere e proprie sessioni di bingewatching per finire il prima possibile la nuova serie che debuttava quel venerdì. Una strategia che solo occasionalmente è stata rivista, principalmente per le serie animate con blocchi di cinque o dieci episodi ciascuno per venire incontro ai tempi di post-produzione più lunghi (ma anche per aggirare la questione dei compensi di cast e troupe che dovrebbero aumentare dopo un tot di stagioni), e con alcune comedy per mantenere vive le conversazioni attorno a esse. Più recentemente, c'è stato il caso della quarta stagione di Stranger Things, i cui ultimi due episodi hanno esordito qualche settimana dopo gli altri, ma qui sarebbe anche una questione pratica, poiché gli stessi fratelli Duffer ammettono che in alcuni casi gli effetti speciali erano ancora incompleti e sono stati sistemati dopo la premiere in streaming.
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Prime Video, piattaforma Amazon più o meno coeva, ha per lo più adottato la stessa strategia, applicando la formula classica settimanale solo in casi particolari, gli stessi di Netflix, legati a serie di terzi di cui detiene solo i diritti internazionali e che in patria hanno una distribuzione lineare (gli esempi più noti sono Star Trek: Picard e Better Call Saul). Ma appunto, casi eccezionali all'interno di un sistema inamovibile, almeno fino all'arrivo di nuovi servizi come Apple TV+ e Disney+ che hanno invece fatto della cadenza settimanale (con al massimo solo i primi due o tre episodi in blocco la prima settimana) un motivo imprescindibile del loro successo, generando conversazioni durature su argomenti come Grogu alias Baby Yoda o le trame orizzontali di serie come The Morning Show e Ted Lasso. E a quel punto, i due vecchi giganti hanno cominciato a prendere nota. O almeno uno di essi lo ha fatto.
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L'importanza di essere Eric Kripke
Nella seconda metà del 2020 hanno debuttato le seconde annate di The Umbrella Academy e The Boys: nel primo caso con la formula della stagione intera in un unico colpo, nel secondo con tre episodi la prima settimana e poi uno ogni sette giorni. Una decisione, quest'ultima, che ha fatto arrabbiare non poco la fazione più estrema dei fan, quella che si scalda facilmente in rete, che ha inondato la pagina ufficiale dello show di recensioni negative per il solo motivo che non era possibile vedere tutti e otto gli episodi subito. Lo showrunner Eric Kripke si è difeso dicendo che l'idea era sua, proprio allo scopo di far sì che la serie avesse una vita più lunga sui social e che il pubblico potesse assimilare i colpi di scena e i momenti forti senza passare subito all'episodio successivo. Una scelta logica per uno che viene dalla TV lineare - è stato il creatore di Supernatural - e capisce l'importanza, precedentemente venuta un po' a mancare con lo streaming, del singolo episodio come unità drammatica a sé.
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Kripke ha detto apertamente di non sopportare chi dice che una stagione o miniserie televisiva è come un film dalla durata più generosa, e ha ribadito questa filosofia con la terza annata dei suoi Boys, nuovamente a cadenza settimanale. Nello stesso periodo sono tornati i fratelli Hargreaves, ma con tutti e dieci gli episodi subito, come da tradizione in casa Netflix. E così due serie dal target simile hanno avuto un impatto completamente diverso: da un lato, di settimana in settimana, è aumentato l'apprezzamento per il lavoro di Kripke e dei suoi collaboratori, al punto che adesso tra meme e GIF non sono pochi gli internauti a commentare notizie varie con le espressioni facciali del perfido Homelander; dall'altro, nonostante vari momenti esilaranti come il numero musicale che apre la stagione (e ha avuto diritto a un breve backstage sul canale YouTube della piattaforma), il ritorno dei Hargreaves è rapidamente finito nel dimenticatoio, come se non fosse mai esistito. E forse, da quel punto di vista, da grande innovatore quale era una decina di anni fa Netflix sta diventando una sorta di dinosauro, esponente di un modello che non è più particolarmente efficace.
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