Con l'ultima puntata andata in onda della seconda stagione di The Boys, la serie ha sicuramente regalato colpi di scena e tante sorprese con i suoi protagonisti. Sorprendente, imprevedibile, feroce critica alla società americana nel suo insieme, la serie tratta dalla graphic novel di Garth Ennis e Darick Robertson ha proposto un universo in cui ogni certezza sui supereroi viene totalmente distrutta, de-costruita, azzerata. Si è parlato molto di Patriota, di Abisso o di Black Noir, ma vi è un elemento davvero innovativo e su cui vale la pena soffermarci: le supereroine. Le "divine guerriere", le "super-donne" di The Boys, rappresentano qualcosa di assolutamente inedito e innovativo, connesso in modo unico a diversi aspetti della cultura e anche della storia americane. Ad essere onesti, definirle eroine è quantomeno avventato, ma di certo a tale definizione sono connesse in una accezione molto simile all'alter-ego.
La Guerriera dal cuore di coniglio
Sicuramente è doveroso partire da Queen Maeve (Dominique McElligott), personaggio alquanto sorprendente, edificato su una dualità in cui l'immagine pubblica, il volto mediatico, cozza con la sua vera natura, con ciò che lei è una volta che le telecamere sono spente. Bella, fiera, guerriera sicuramente formidabile, è un mix tra ciò che si è visto in Wonder Woman e la indimenticabile Xena principessa guerriera. Dotata di poteri incredibili, è giudicata la seconda forza dei Sette (dietro Patiota) e offre ai media un'immagine di una donna che è simbolo di emancipazione, forza, femminismo e indipendenza. Nella realtà è una donna debole, semplicemente terrorizzata da Patriota, con cui ha avuto in passato una relazione, e che non perde occasione per terrorizzarla e rivendicare il suo potere su d lei. Il fatto che Queen Maeve confermi questa sua inferiorità, che sovente lo supplichi o si appelli alla sua clemenza, non fanno che solleticare il sadico carattere del suo carceriere. Non si può certo definire una persona crudele, anzi si evince che vi è forte idealismo in lei, che però non trova più una realizzazione pratica, perché non ha mai il coraggio di opporsi al crudele leader dei Sette.
Bisessuale, decide di fare qualcosa solo quando la sua relazione con Elena diventa nota a Patriota. Recupera grazie ad Abisso il video di quel volo che lei e il biondo "guardiano d'America" avevano abbandonato alla morte, per ricattarlo nel caso torni a minacciarla.
Tuttavia tale azione non verte su una finalità di redenzione o di distruzione del terrificante superumano. La realtà è che Queen Maeve fa ciò che fa per egoismo, per sé stessa e per salvaguardare la sua relazione.
A conti fatti, ella è il volto più ipocrita, debole, falso, di quel "girl-power" che ha prodotto in America simboli di una nuova femminilità che era indipendente, sana e forte solo di facciata. Dietro vi erano bugie, violenza, sottomissione nel privato, rancore, ma l'importante era creare un prodotto da vendere.
Da Ronda Rousey a Marion Jones, da Florence Griffith-Joyner a Tonya Harding, l'America ha sovente creato super-donne, star da proporre come simboli positivi, salvo poi accorgersi che era tutta una finzione.
Queen Maeve delle supereroine create dalla Marvel e dalla DC, è quindi la cinica parodia, in un mondo realisticamente ancora machista e tossico, in cui il "girl power" è solo propaganda.
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StarLight: la distruzione dei teen idols
Personaggio connesso a quello della nota Stargirl, Starlight (Erin Moriarty) è invece una delle protagoniste più positive della serie, anzi si può dire che in lei risieda un forte messaggio di verità, indipendenza ed idealismo.
Annie January è descritta come una ragazza il cui unico obbiettivo era diventare una supereroina, entrare nei Sette, in una sorta di decostruzione della sua identità in funzione del famoso gruppo di supereroi.
Classica "Barbie" bionda, dal bel sorriso e modi gentili, è il perfetto esempio di ragazza da copertina, vista in migliaia di film, serie tv o simili, la bionda dal cuore d'oro, la "fidanzatina perfetta", dai "sani" valori e principi.
Ingenua, dolce, subisce un vero shock quando Abisso (di cui era grande fan) la ricatta sessualmente, ed in breve apre gli occhi su una realtà fatta di crudeltà, cattiveria, egoismo e falsità.
The Boys usa il suo personaggio per parlarci dell'aspetto più tossico della cultura del "sogno" nata con la Mtv generation. Starlight distrugge le eroine pop-liceali che "ce l'hanno fatta", l'epica della principessa moderna, sogno materialista venduto per decenni da film e serie tv su aspiranti ballerine, attrici o reginette del ballo. Si collega a personalità quali Britney Spears, Christina Aguilera, Jessica Simpson o Lindsay Lohan, star vittime di una vita apparentemente perfetta, che dentro nascondeva solitudine, sofferenza e paura. Inoltre rovescia l'assioma che ha fatto dei "rinnegati" delle varie Justice League, X-Men o Avangers dei traditori, dei malvagi; qui invece combattere i Sette (in modo netto, definitivo con l'ultimo episodio) è l'unica cosa giusta da fare. A conti fatti è il passo finale verso l'abbracciare una dimensione femminile vera, autentica, non più imprigionata in abiti succinti da bambolina per il pubblico maschile.
Femmina: la vendetta è donna
Forse il personaggio più enigmatico, più strano e allo stesso tempo affascinante tra quelli qui proposti. Femmina, il cui vero nome è Kimiko Miyashiro (interpretata da Karen Fukuhara) è muta, è una sopravvissuta, un simbolo degli esperimenti della Vought, e il membro più forte di The Boys. Personaggio complesso, ad un tempo fragile e potente, è connessa in modo palese alle Furie della mitologia classica, alla vendetta del sesso femminile angariato e vilipeso. Femmina è giapponese, asiatica, si è sempre aggirata nel sotto-bosco criminale, sembra più una barbona che altro e ci parla a modo suo anche della tragedia dell'immigrazione, dell'essere stranieri negli Stati Uniti. Da secoli, gli asiatici sono stati la colonna portante degli USA, fin dai tempi in cui erano la manodopera dei porti o morivano come mosche per costruire la Ferrovia, in un paese però i cui volti simbolo, nei libri di storia, sono sempre stati bianchi. Tuttavia Femmina rappresenta pure il rifiuto ad appartenere al "sistema", alla "società civile", di cui è una variabile impazzita, un'antitesi della bellissime e luminose super-donne e supereroine che abbracciano la notorietà. Andando avanti assurge a simbolo coerente di indipendenza femminile, cosa che solo col tempo Frenchie (che di lei è innamorato) capisce: lei non ha bisogno di essere salvata, lei è ciò che vuole essere ed ha tutto il diritto di esserlo.
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Stormfront: dal Reich con amore
Nell'originale cartaceo era un uomo, nella Serie invece la nuova "recluta" dei Sette è diventata donna, ma questo a conti fatti ha giovato di gran lunga al personaggio, che condensa una marea di diversi significati. Stormfront appare un mix tra Superwoman, Tempesta, Thor e Shazam, ed è molto diversa dai suoi nuovi "colleghi". La nuova antagonista (interpretata da Aya Cash) è una grande comunicatrice, fa dei social il suo regno, ed in poco tempo diventa la nuova beniamina del pubblico, apparendo come un simbolo del girlpower molto più moderno ed efficace di Queen Maeve e Starlight. Sardonica, cinica, sprezzante, si rivela anche un'assassina sadica e brutale, come Patriota. Nota un tempo come Liberty è nata nel 1919 a Berlino, ed è la prima, vera, superumana, creata dall'ex scienziato nazista (e poi marito) Frederick Vought. Razzista, esaltata xenofoba, è il totem di quel "peccato" che macchiò la vittoria della "Generazione Gloriosa", che invece di finire del tutto il nazismo, ne prese le menti scientifiche più brillanti e geniali, in funzione anticomunista. In questo, si collega sicuramente a Hunters, e porta con sé la visione del mondo ariana e massacratrice del Terzo Reich. Quel Terzo Reich di cui una considerevole parte sopravvisse non solo dentro gli studi di ricerca, ma anche nel proporre un American Dream e una società ancor più bianca, con donne relegate a ruoli di madri e mogli.
Se ci pensiamo bene, nel sesto episodio tutta la sua forza e la sua indipendenza, perdono di valore di fronte alla necessità di ricreare con Patriota quella diade "ariana", quella sorta di "coppia felice" in nome della quale rinnega tutto ciò che ci era sembrata prima. Perché di sicuro, fino al quinto episodio, Stormfront era sì malvagia, odiosa e arrogante, ma era anche libera e indipendente. La sua relazione con Patriota appariva scaturire da un rapporto tra pari, da uno sfidarsi a vicenda tra due mostri fatti l'uno per l'altra. Ora invece, dopo il sesto episodio, oltre che gettare la maschera, cede alle rivendicazioni affettive di un uomo disturbato, psicotico e affetto da mania del controllo, un essere verso il quale infine, si pone come fedele compagna, pilastro di una ritrovata dimensione familiare classica. Lo stesso piano su cui si misero le super-allenate (ma mai emancipate) donne naziste verso i loro uomini, a cui giurarono un amore ideologizzato.
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