Il distacco tra una stagione e l'altra di The Boys sembra ormai essersi assestato sui due anni, ma fortunatamente nel 2023 abbiamo avuto modo di godere della formazione dei giovani supereroi in Gen V. Proprio alla fine della prima stagione dello spin-off, poi, la produzione ha reso chiaro l'intento di unire l'intero universo streaming dell'IP in un grande tessuto narrativo, intersecando inestricabilmente le storyline delle due serie.
In sostanza, la quarta stagione di The Boys riprende poco dopo la fine della prima di Gen V, sfruttando il nodo centrale della trama dello spin-off come incipit per il ritorno dei ragazzacci di Amazon Prime Video - dal 13 giugno in streaming -, che al netto dell'ormai abituale attesa tornano in forma smagliante nonostante i tanti problemi che li affliggono, più in risalto e centrali all'interno dei nuovi episodi, in continuità d'intenti con il recente passato e sempre più critici e sferzanti nei confronti di una società ipocrita, feroce e consumistica che appare del tutto insalvabile. Tutto questo senza dimenticare - ovviamente - violenza, cinismo, divertimento e tante, tantissime assurdità fuori di testa.
The Boys, tra angeli e demoni
Degli otto episodi totali che compongono The Boys 4 abbiamo avuto modo di vederne sei, facendoci così un'idea abbastanza cristallina della stagione. E quest'idea è decisamente positiva. Ve lo diciamo subito: la serie comincia a mostrare il fianco a qualche sprazzo di ripetitività delle situazioni, soprattutto in termini di esagerazioni contenutistiche, eppure risulta evidente un costante e deciso salto qualitativo per quanto concerne la caratterizzazione dei protagonisti, buoni e cattivi che siano, anche e soprattutto i cattivissimi. In The Boys i confini tra bene e male, moralità e alienazione, sono sempre stati sottili, e se è vero che lo psicopatico Patriota dell'ottimo - sempre ottimo - Antony Starr qui peggiora sensibilmente il suo già precario status mentale, deragliando oltre ogni possibile mancanza di etica ed emozione, dall'altra parte troviamo un Butcher (Karl Urban) davvero al limite. LM lo definisce "uno stronzo, sì, ma con un cuore", malato terminale e alle prese con gli strani disturbi correlati all'abuso di Compound V.
Convinto di morire, sembra mettere da parte ogni riserva per eliminare definitivamente la sua nemesi e salvare il figliastro Ryan dalla grinfie di Patriota. In questo meccanismo si inserisce anche un vecchio collega della CIA di Butcher, Joe Monkey Kessler (la new entry Jeffrey Dean Morgan), deciso ad aiutare con ogni mezzo possibile l'ex-leader dei The Boys a uccidere definitivamente il malvagio supereroe. I problemi non mancano comunque agli altri membri del gruppo: LM deve dimostrare di essere un buon capo, Hughie è costretto ad affrontare problemi famigliari, Starlight e il suo movimento sono presi di mira dalla super-blogger appartenente alla cancel culture Firecracker (Valorie Curry) e Franchie e Kimiko sono alle prese con gli orrori del loro passato.
In un mondo già al collasso e diviso, manipolato dalla pressione mediatica della Voguht, però, il nuovo e più grande pericolo è rappresentato da Sister Sage (Susan Heyward), "la persona più intelligente del mondo", anch'essa supereroina ma outsider, unica in grado di tenere testa a Patriota e guadagnarsi la sua fiducia, aiutandolo a imporsi strategicamente sull'opinione pubblica e guidarlo verso il potere - politico e comunicativo - assoluto nel mentre della campagna elettorale di Victoria Neuman, che sembra destinata a ottenere le chiavi della Casa Bianca. Insomma, grossi guai per tutti, o come suggerisce Butcher: "Una camminata fischiettante verso l'apocalisse".
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Una stagione di confronto
Al di là delle splendide new entry e delle rispettive dinamiche all'interno dei due fronti opposti, The Boys 4 è in tutto e per tutto una stagione di confronto. Non necessariamente tra ragazzacci e super, comunque, perché i protagonisti sono chiamati a fare i conti con loro stessi, con il dolore, gli abusi e i peccati che hanno dato loro forma. E mai come in questi nuovi episodi guardarsi dentro rappresenta un abisso oscuro da cui è difficile fuggire. Le riflessioni della sceneggiatura sono astute e funzionali e tentano di bilanciare con intelligenza i momenti più gore ed espliciti della serie, che sono tanti, presenti e decisamente dissacranti. L'episodio sul Truthcon, in particolare, è davvero esilarante: cita Human Centipide, ruba battute ai Simpson, estende il già solido discorso sulla comunicazione mediatica al negazionismo dilagante nella società, tra complottisti ed esaltanti di ogni sorta.
Ma potremmo citare anche lo show on ice a tema cristiano ("put the Christ back in Christmas", una canzoncina che vi entrerà in testa!), il quarto episodio incentrato su una particolare vendetta di Patriota e il tema del perdono, un curioso quanto spassoso incontro tra Black Sheep e Animal Farm o il ritorno in grande spolvero di Tek Night. Nel divertimento e nella parodia, inoltre, The Boys riesce ancora una volta a riflettere in modo puntuale e brillante sulla situazione politica e sociale di oggi, guardando ad esempio al recente nuovo salto in avanti della destra alternativa o alla sempre più diffusa volontà/necessità di "spegnere il cervello" per adattarsi a un mondo alla sbando quasi fosse la Roma del primo secolo.
L'idea è che l'Apocalisse sia davvero vicina e che Erik Kripke sappia perfettamente come scatenarla, anche se non è ancora chiaro quando. Ci stiamo però avvicinando, e il buco nero mediatico, comunicativo, etico, morale, politico e sociale che sembra pronto a risucchiare ogni cosa in The Boys è lo stesso che oggi sta divorando ogni briciolo di bontà, intelligenza e buonsenso nella vita reale, creando uno spaventoso effetto specchio in cui, osservandoci a metà strada tra trasporto e distacco, non ci resta che urlare a squarcia gola e inorridire.
Conclusioni
Arrivato alla sua quarta stagione, in un universo narrativo in espansione attiva e costante, The Boys si dimostra capace di adattarsi ancora una volta al presente senza rinunciare alla propria identità, dissacrante, intelligente, attuale, gore e spassoso. Come detto in recensione, la quarta stagione della serie Amazon Prime Video mostra il fianco a qualche elemento ripetitivo, migliorando però la qualità concettuale della scrittura e delle situazioni, dell'introspezione dei protagonisti e del dramma. Non mancano esilaranti assurdità, contenuti espliciti e violenza, ma è soprattutto nel raffronto con la società odierna, letteralmente di oggi, che The Boys sa come muoversi in senso critico e parodico, regalando una panoramica divertente e al contempo spaventosa del mondo.
Perché ci piace
- Antony Starr magnifico: non fosse chiaro, è nato per interpretare Patriota.
- Tutte le new entry, da Sister Sege a Firecracker, compreso il Kessler di Jeffrey Dean Morgan.
- La scrittura: di confronto, più drammatica, capace di creare almeno due episodi con un importante fil rouge concettuale.
- Le idee dietro al Truthcon e agli altri elementi espliciti ed esagerati sono come sempre dissacranti e divertentissimi.
Cosa non va
- Alcune situazioni cominciano un po' a ripetersi.
- La regia non è mai identitaria come potrebbe e forse dovrebbe.