Come sempre la critica è rimasta spiazzata dallo stile personalissimo e quasi svagato di Sofia Coppola. Non tutti la amano. Anzi, le ultime opere l'hanno vista bersaglio di feroci attacchi da parte dei suoi detrattori eppure i suoi lavori calamitano inevitabilmente l'attenzione degli addetti ai lavori. Stavolta gli organizzatori di Cannes hanno voluto il suo The Bling Ring, pellicola ispirata a un vero fatto di cronaca accaduto a Los Angeles, a inaugurare la sezione Un Certain Regard. E lo sguardo, quello autoriale di Sofia, torna a indagare l'adolescenza ribelle e tormentata, vuota e figlia dell'opulenza dell'alta società californiana. Protagonisti della storia sono un gruppo di ragazzi dei quartieri alti di L.A. che, un po' per noia un po' per sfida, decidono di derubare i loro vicini di casa VIP sottraendo abiti e gioielli a star come Orlando Bloom, Paris Hilton e Lindsay Lohan. A capitanare questa squadra di giovani vacui e privi di valori è stata scelta Emma Watson, ex baby star che ora punta a mettersi alla prova in ruoli sempre più complessi e problematici. Gli altri quattro interpreti sono Claire Julien, Katie Chang, Taissa Farmiga e Israel Broussard, unico uomo del team.
Dopo aver adattato un romanzo come Il giardino delle vergini suicide sei tornata a basarti su testo, ma stavolta non si tratta di un libro, bensì di un articolo di giornale che raccontava il fatto di cronaca dei giovani ladri losangelini. Tu cosa sapevi di questa vicenda?Sofia Coppola: Ne avevo sentito parlare nei notiziari, ma mi è capitato di trovarmi su un aereo e sfogliare Vanity Fair. E' stato allora che ho contattato il giornalista che mi ha fatto leggere le dichiarazioni rilasciate dai giovani in tribunale. La storia mi ha affascinato perché l'ho trovata così contemporanea.
I cinque giovani protagonisti provengono da un background particolare.
Sofia Coppola: Sì, vivono nella periferia attaccata alle colline di Hollywood perciò hanno un contatto stretto con le magioni dei ricchi e con le zone glamour della città senza però farne parte.
Per preparare le vostre interpretazioni avete fatto delle ricerche specifiche?
Claire Julien: Ho guardato moltissimi reality in tv, inoltre ho fatto ricerche sulla vera ragazza su cui è basato il mio personaggio, ho visto le sue foto e i video delle telecamere di sorveglianza che la mostrano in azione. A Los Angeles ho incontrato molte ragazze come lei e so perfettamente da dove viene. Capisco la sua mentalità e mi sono calata nei suoi panni.
Katie Chang: Il mio personaggio è molto interessato alla moda e ai vestiti, perciò mi sono recata ad alcune sfilate e ho cercato di approfondire la conoscenza dell'ambiente della moda. E' stato divertente.
Israel Broussard: Sofia mi ha fatto avere del materiale, video e testi per prepararmi. Questo mi ha aiutato molto a comprendere il mio personaggio.
Emma Watson: Io ho dovuto fare molto lavoro per diventare Nikki visto che la sua è una cultura che non mi appartiene, ma lo sforzo più grande è stato capire la sua psicologia. Questa, insieme all'accento americano, è stata la mia più grande sfida.
Sofia Coppola: Io e i miei collaboratori abbiamo impiegato un anno visionando molti attori in cerca delle persone giuste. Servivano ragazzi reali, non stereotipati, diversi tra loro, ma capaci di lavorare in team. E' stato interessante vedere come Emma è riuscita a trasformarsi in qualcuno di completamente diverso da lei.
La scorsa volta che sei stata a Cannes, il tuo Marie Antoinette ha ricevuto critiche contrastanti. Come ti senti stavolta?
Sofia Coppola: Ogni volta che vengo a Cannes a presentare un film sono molto eccitata perché mi ricorda la mia infanzia, quando venivo ad accompagnare mio padre. E' bello ricevere feedback sul tuo lavoro, sia che siano positivi che negativi. L'importante è che generi interesse.
Emma, per te questa è la prima visita a Cannes. Che impressione hai?
Emma Watson: La prima sensazione che si ha qui è che tutti prendano molto sul serio i film e che amino profondamente il cinema.
Guardando il film ci si chiede come mai i ragazzi non si preoccupino delle telecamere di sorveglianza, mentre sono intenti a rubare.
Sofia Coppola: Sono sedicenni. Vivono l'attimo del furto godendosi le scariche di adrenalina e poi mettono addirittura le prove su Facebook. Nella loro testa non si pongono troppi problemi, agiscono piuttosto stupidamente e questa è la parte incredibile della storia.
L'impressione è che, rubando alle star oggetti personali, i ragazzi tentino di sostituirsi a loro. C'è uno sguardo morale sull'eccesso di ricchezza che caratterizza tanti personaggi di Hollywood?
Sofia Coppola: Quello che mostro nel film è un mondo di eccessi. Abbiamo girato alcune scene a casa di Paris Hilton ed è stato interessante vedere una delle vere location in cui si sono svolti i fatti. Paris ci ha mostrato i video dei ladri. La sua casa è davvero esotica, non avevo mai visto un posto simile.
Emma Watson: E' stato bello. Sofia è molto tranquilla, è spontanea e dà fiducia agli attori. A volte ci ha anche permesso di improvvisare.
Sofia Coppola: Avendo degli adolescenti sul set ho chiesto loro di usare il linguaggio che usano quotidianamente per rendere i dialoghi spontanei.
Emma, tu da europea percepisci delle differenze tra l'ossessione per il divismo americana e quella inglese?
Emma Watson: Non saprei, ma è vero che le star si comportano in modo diverso. Vi sono personaggi che creano un vero e proprio brand. Creano un mito di sé e commercializzano tutto quello che fanno. Altri personaggi famosi, fuori dalle scene, vivono una vita normalissima. L'importante è che il pubblico capisca questa differenza. Nel mio caso il pubblico mi identifica ancora con Hermione. Per me è strano perché Harry Potter è qualcosa che ho fatto molto tempo fa, nel frattempo sono cambiate un sacco di cose, eppure i film sono vivi e presenti nella mente delle persone. Non cerco di sfuggire al mio passato, ma sono contenta di quello che ho fatto negli ultimi quattro anni. So di essere molto fortunata.
Sofia, tu sei cresciuta circondata dalla fama.
Sofia Coppola: Sì, però il mio film si concentra sugli aspetti più pop della fama, sugli scoop da tabloid e sugli scandali. Io, che non conosco molto questo mondo, ero curiosa di studiarne i meccanismi.
Sofia, in molti dei tuoi film il fulcro della storia sono adolescenti disturbate o depresse. Cosa ti attrae in loro?
Sofia Coppola: In generale mi interessa raccontare storie che permettano al pubblico di identificarsi con i personaggi. Anche in questo caso i cinque ragazzi assomigliano a molti adolescenti che vediamo in giro ed è questo che mi ha spinto a raccontare la loro storia.
Sofia Coppola: Harry era un grande artista, un poeta dell'immagine che ha lavorato con registi come Fincher e Van Sant. Ho imparato tanto da lui e mi ha commosso pensare che abbia passato l'ultimo anno della sua vita lavorando a questo film. Anche quando non è più stato in grado di essere fisicamente con noi è stato sempre presente, in ogni inquadratura e io mi fidavo ciecamente di lui.
Quest'anno c'è una sola regista donna in concorso a Cannes. Cosa pensate del ruolo delle donne nell'industria cinematografica?
Sofia Coppola: Ci sono sempre più registe e sceneggiatrici e questa è una ricchezza perché forniscono un punto di vista diverso.
Emma Watson: Io sono da poco nell'industria, ma per quanto possa vedere ci sono molte donne protagoniste di serie tv. Ci sono giovani che hanno successo nelle commedie e vi sono sempre più sceneggiatrici. E' fantastico essere una donna nell'industria del cinema e gli esempi che ho davanti lavorano molto bene. La perfezione non esiste e nella nostra professione non c'è ancora la parità, ma stiamo andando nella giusta direzione.
Come pensi che reagiranno le persone coinvolte nella storia? So che un paio dei veri protagonisti non hanno preso bene la notizia del film.
Sofia Coppola: La cosa non mi stupisce, né mi preoccupa perché questo non è un documentario e molto è stato cambiato. Non so come reagiranno le persone coinvolte perché il film viene proiettato qui a Cannes per la prima volta.
Fare pubblicità ai veri protagonisti, dopo quello che hanno fatto, non sembra prudente.
Sofia Coppola: Sono d'accordo, ho scelto di cambiare i nomi dei personaggi proprio per distaccarmi dalla cronaca e per evitare che i giovani diventino ancora più noti di quanto non siano già. Ne ho incontrati alcuni ed è stato interessante sentire i dettagli della storia raccontati da loro. Una delle ragazze sognava di vedere il cane di Paris Hilton più di ogni cosa. Sembra impossibile da credere.
Dai tempi di Le vergini suicide a oggi sembra il tuo cinema abbia subito uno slittamento dal romanticismo al materialismo.
Sofia Coppola: Ne Le vergini suicide volevo esplorare l'innocenza. Stavolta l'innocenza è perduta.