L'amore imperfetto è al centro di tante pellicole sentimentali. L'amore di The Big Sick, delicata commedia diretta da Michael Showalter, è malato e no, non stiamo parlando di turbe psichiche o attrazioni fatali. La malattia del titolo è una patologia aggressiva che colpisce Emily (Zoe Kazan), graziosa dottoranda in psicologia che ha appena rotto con il fidanzato, comico stand up di origine pachistana. Il fidanzato in questione è Kumail Nanjiani, star della serie Silicon Valley. Nanjiani, che nel film interpreta se stesso, si è messo letteralmente a nudo raccontando l'incontro con la scrittrice e psicologa Emily V. Gordon, che da dieci anni è sua moglie. L'attore ha scritto il film a quattro mani con Emily, ma nella riuscita della romcom che ha conquistato il Sundance e si è portata a casa il Premio del Pubblico al Locarno Film Festival c'è lo zampino del produttore Judd Apatow, supervisore del progetto nonché mentore dell'amore da ridere.
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Lo stile corrosivo e sboccato di Apatow, però, stavolta lascia il posto allo humor dolce e malinconico di Kumail Nanjiani che si costruisce un film su misura, incentrato interamente su di lui, grazie alla complicità di Michael Showalter e al sostegno della moglie e co-sceneggiatrice. A fare il resto ci pensa Zoe Kazan, fisico minuto che nasconde una volontà ferrea e un forte temperamento per un'attrice che sceglie con cura i propri ruoli costruendo una carriera oculata e originale nel panorama indipendente.
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Racconti dal Pakistan
L'origine pakistana di Kumail Nanjiani è uno degli elementi che distingue The Big Sick dalla massa di commedie romantiche prodotte. Nel tratteggiare l'esistenza del suo alter ego cinematografico divisa tra il lavoro come tassista di Uber, le esibizioni stand up e le visite regolari alla famiglia nel corso di cene che si tramutano in recite in cui ognuno segue sempre lo stesso copione, l'attore permette al pubblico di toccare con mano la sua condizione di giovane uomo sospeso tra due culture, quella orientale e quella occidentale. Il mestiere, le ambizioni e l'età di Kumail lo portano a condurre un'esistenza simile a quella dei suoi coetanei di Chicago, ma quando varca la porta della casa paterna il giovane viene risucchiato in un mondo retrogrado, tradizionalista, regolamentato da riti estranei alla cultura occidentale. L'unica preoccupazione dei genitori di Kumail è trovare al figlio una bella moglie pakistana così, cena dopo cena, il ragazzo è costretto a sostenere una serie di appuntamenti al buio per compiacere i genitori.
Kumail Nanjiani si divide tra due mondi, costretto dalle circostanze a mentire alla famiglia e alla fidanzata. Questo suo disagio si concretizza nel tentativo di trasmettere la difficoltà di un immigrato chiamato a integrarsi in un mondo diverso da quello da cui proviene. In uno dei suoi spettacoli stand up, Kumail dovrà fronteggiare perfino l'atteggiamento razzista di uno spettatore - atteggiamento che scatenerà le reazioni violente dei genitori di Emily, in particolare dell'impulsiva madre, con esiti esilaranti - ma è soprattutto l'attaccamento della famiglia alle tradizioni mussulmane a provocargli i guai più grossi. I continui tentativi dei genitori di combinare il suo matrimonio e gli appuntamenti che la madre continua a fissargli con avvenenti fanciulle pakistane si consumano in gustosi siparietti che rappresentano i momenti più divertenti del film e donano un tocco di esotismo alla commedia.
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Amore, stand up e malattie
Pur denunciando fin da subito freschezza e vivacità nella scrittura, la prima parte di The Big Sick ha una struttura tutto sommato convenzionale. Mentre si barcamena tra gli spettacoli stand up in cui ironizza sulle contraddizioni del suo paese d'origine e tenta di sfuggire alle pressioni familiari, Kumail incontra Emily e intreccia con lei una relazione non troppo impegnativa. Vediamo i due innamorati passare del tempo insieme, ridere, guardare vecchi film e costruire un'intimità che viene infranta quando la ragazza scopre che lui non ha il coraggio di confessare ai genitori di avere una relazione con una donna non mussulmana. La rottura sembra definitiva finché una notte la compagna di stanza di Emily chiama Kumail avvertendolo che la ragazza è in ospedale. Mentre Emily finisce in un coma indotto, al suo capezzale Kumail fa la conoscenza dei genitori di lei, interpretati da Holly Hunter e Ray Romano.
La seconda parte del film è occupata dalla "big sick", dalla malattia che colpisce la donna che Kumail ha capito di amare. Lo spettatore viene trascinato in un vortice di eventi molto più drammatici del previsto, le certezze che si era costruito creato fino a questo punto vengono spazzate via da una struttura narrativa che muta con grande libertà. All'intensificarsi della gravità dei fatti non corrisponde, però, un cambio di tono e il merito va soprattutto al tocco aggraziato di Michael Showalter, capace di preservare l'equilibrio inserendo scene incredibilmente comiche nei momenti più cupi, e alla performance di Kumail Nanjiani, pronto a mettersi a nudo raccontandosi con i propri difetti e con le proprie imperfezioni di fronte alla scoperta di un sentimento più grande di ogni altra cosa. Vediamo Kumail ironizzare sull'ISIS e sulle proprie ambizioni, lo scopriamo insicuro, ma tenace al fianco della donna che ama, ne ammiriamo la pacatezza anche di fronte a situazioni drammatiche e ne apprezziamo le debolezze. Ma soprattutto veniamo resi partecipi della sua originale visione sul mondo che lo rende irresistibile agli occhi di Emily e, con lei, del pubblico.
Movieplayer.it
3.5/5