Quando ha iniziato la sua carriera di modella Giulia Maenza, in realtà, stava già recitando. Da ragazza timida qual è, quando indossava quegli abiti, si sentiva come una bambina in un mondo incantato, da fiaba. E allora si immaginava di interpretare qualche personaggio. L'amore per il cinema e la recitazione è nato guardando Monica Vitti ne La notte di Antonioni. La strada era segnata. Giulia Maenza è una modella che, in carriera, ha sfilato accanto alle più grandi top model del mondo, da Naomi Campbell a Gigi e Bella Hadid, a Stella Maxwell. E ha calcato le passerelle di stilisti come Ermanno Scervino e Dolce & Gabbana, Jacquemus, Ralph Lauren, Miu Miu, Balmain, Tods, Armani Prive, Moschino, DSquared, Max Mara. Ma è anche un'attrice.
La potete vedere nel cast della serie tv The Bad Guy con Luigi Lo Cascio e Claudia Pandolfi, disponibile su Prime Video dall'8 dicembre con i primi tre episodi, per poi concludersi con gli ultimi tre episodi il 15 dicembre. Giulia Maenza interpreta Teresa, una donna di Mafia molto diversa da lei. Con cui, però, ha qualcosa in comune. È proprio quel vivere un po' fuori dalla realtà, in un mondo di immaginazione, che Giulia ha da quando ha iniziato a indossare gli abiti nel mondo della moda. E che continua ad avere ancora adesso. La chiave, per un attore, in fondo è proprio questa: l'immaginazione.
"Vedendo la notte di Antonioni mi sono innamorata di Monica Vitti"
Come è stato entrare nel mondo della moda?
Per me è stato inaspettato entrare in un mondo del genere. Venendo da Palermo non ho mai avuto un contatto con la moda come può averlo chi vive a Milano. È stata un'avventura incredibile, e lo è ancora adesso. Sono stata fortunata ad avere avuto i miei genitori accanto per tutto il percorso, e incontrare persone come Donatella Versace, che mi ha dato una spinta incredibile, come Dolce & Gabbana, e tutti quelli con cui ho lavorato. Mi sentivo un po' una bambina in un mondo fiabesco, con vestiti magnifici. Diciamo che il mio gioco di interpretazione è iniziato già lì. Mi mettevo gli abiti, mi immedesimavo nell'idea di shooting che avevano e inventavo i miei personaggi nella mia testa.
Ha sempre voluto recitare, o è stata una cosa che le hanno proposto e ha accettato?
Ho sempre avuto il pallinò della recitazione, dopo aver visto dei film. Il primo è stato La notte di Antonioni: mi sono innamorata di Monica Vitti e della sua poesia. E da quel momento ho iniziato a imitarla allo specchio. Ero abbastanza grande, e da quel momento ho detto: "perché no? Proviamo!". Così mi sono trasferita a New York per studiare. Ma purtroppo è arrivato il Covid, e sono tornata in Italia. Gli impegni nel mondo della moda sono rallentati. E così, da casa, ho iniziato a fare i mille self tape per i provini che mi arrivavano via e-mail. E da lì ho iniziato, un paio d'anni fa.
"Il cinema è così bello perché ci si può trasformare"
Il suo primo ruolo importante è stato nella serie La mafia uccide solo d'estate. Che esperienza è stata?
Avevo 15 anni ed è stata la prima volta che ho messo piede nel mondo del cinema: avevo due pose. Mi sono innamorata subito di quel mondo. Per l'ambiente che c'era, per gli attori, i registi. Si creava una sorta di magia ogni volta che parlavano, che andavano in scena. E ho detto: "Questo è quello che voglio fare, assolutamente".
Ha recitato anche ne Il filo invisibile...
Il filo invisibile è stata un'esperienza molto bella, ho incontrato persone molto brave talentuose, che mi hanno aiutato tanto. Vedere in azione attori come Scianna e Timi è stato un privilegio. Ovviamente nelle prime scene ero piena di ansia. Ma poi, grazie anche al regista, sono stata a mio agio.
Passando dalla moda al cinema che impressioni ha avuto, sia dentro di lei che nei commenti delle persone?
Sicuramente il pregiudizio ci sarà sempre. Però penso di dover fare della mia bellezza un punto di forza. Può essere un punto in più, ma può essere anche un punto in meno. Dipende da quello che cerca il regista. Ma il cinema è così bello perché ci si può trasformare, come Charlize Theron in Monster: aveva iniziato come modella e ha interpretato dei ruoli in cui veniva stravolta fisicamente. Secondo me la bellezza arriva all'inizio, ma poi uno deve dimostrare tanto altro. Altrimenti ci si brucia... l'importante è studiare e mantenersi svegli, e attivi.
The Bad Guy, una serie "Crimedy"
In The Bad Guy è Teresa, una donna di mafia. Che personaggio è e come ci è entrata?
A Teresa mi ero affezionata subito, già dopo aver letto la scena del provino. È un animo molto fragile, ma anche molto forte, nel suo essere così chiusa, nel crearsi questa bolla attorno per staccarsi da tutto ciò che la circonda. Nella serie vedremo come lei esplode e in realtà cerca una sorta di rivincita per tutto quello che le è successo. È un personaggio che, nonostante sia tanto diverso da me, ha anche tante code in comune. Come ad esempio questo staccarci dalla realtà. È una cosa che anche a me accade tanto, essendo una persona introversa. È stato bello creare quelle piccole sfumature che potessero dare carattere al personaggio e comunque far uscire la matta che c'è in me.
Come l'hanno aiutata in questo caso gli abiti e il look per entrare nel personaggio?
Sicuramente è visibile la quarta di seno che lei ha e io non ho, e che è stata aggiunta... essendo lei una madre ci sta. Sicuramente i costumi aiutano sempre. Anche make up è fondamentale. Dopo aver letto le scene hi già iniziato a immaginare Teresa, a come poteva vestire, truccare. Siamo riusciti con Monica, la stylist a creare un look adeguato, giusto per lei, e bello. Con i registi si è creato un grande dialogo, e la proposta che ho dato io al provino era quella che si immaginavano. E così è stata subito una costruzione del personaggio immediata. Questa sorta di "distaccamento" che ho pensato mi ha aiutato tanto nel creare il personaggio: i suoi silenzi parlano più di molte parole. Lei è tutto sguardi, tutta emotività che esce.
Che registi sono Fontana e Stasi? Qui hanno girato una storia di Mafia, ma con risvolti tragicomici...
La sceneggiatura è scritta benissimo, Stasi ha partecipato alla scrittura, e Ludovica Rampoldi è magnifica. Ricordo che, quando mi sono arrivate le sceneggiature, leggevo e non smettevo di ridere. È tutto scritto lì, ed è difficile far ridere. A partire dal dialetto, Fontana a Stasi erano già aperti al dialogo e cercavano dei modi di dire siciliani adeguati, che magari non conoscevano. Così si rideva e si creavano delle discussioni. Anche con Luigi Lo Cascio si era creata una bellissima atmosfera. È interessante quella loro ironia, con una punta di sadismo che caratterizza la serie. Loro l'hanno definita una serie "Crimedy", una parola perfetta che hanno inventato loro, e che significa commedia + crime.
Chiederle se continuerà a recitare, ormai, è superfluo. Che progetti ha in ballo?
Sto lavorando su qualcosa, ma non posso dire nulla. Spero di continuare per sempre, nella moda e nel cinema.